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Giuliano Mesa Poesie 1973-2008 con un testo di A. Baldacci, La camera verde, Roma 2010 |
Marco Giovenale La casa esposta introduzione di A. Anedda, postfazione di C. Bello Minciacchi, Le Lettere, Firenze 2007 |
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Andrea Raos Le api migratori illustrazioni di M. Paganelli, Oèdipus, Salerno 2007 |
Alessandro De Francesco Ridefinizione La camera verde, Roma 2011 |
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Giulio Marzaioli Moduli di prima fase La camera verde, Roma 2010 |
Michele Zaffarano Wunderkammer, in Aa.Vv., Prosa in prosa Le Lettere, Firenze 2009 |
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Gherardo Bortolotti Tecniche di basso livello Lavieri, S. Angelo in Formis, 2009 |
Simona Menicocci Incidenti e provvisori La camera verde, Roma 2012 |
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Stefano Guglielmin C’è bufera dentro la madre prefazione di C. Annino, L’arcolaio, Forlì 2010 |
Andrea Inglese La distrazione Luca Sossella, Roma 2008 |
Rispetto ai risultati sicuri – alle inaggirabili interrogazioni – provenienti dal campo di fors/ze della poesia, troppo ricchi paiono a me gli anni appena trascorsi; troppo vicini, anche, per poter stringere lo sguardo solamente su una decina di indicazioni. Vorrei peraltro smarcarmi dalla trappola canonica e canonizzante comunque implicata dall’impilare una lista o classifica, quale che sia. Molte altre letture e opere avrei dovuto segnalare: quella potente di Florinda Fusco, ad esempio; l’omnia di Amelia Rosselli, di Antonio Porta; abbracciare il recente Loro di Sergio Rotino, o ripescare la goccia di sperma nella pozza di sangue che consegna Ivano Ferrari nel suo Macello. Ricordare la Fabrica, i Versi nuovi di Biagio Cepollaro. Scommettere, infine, su alcuni inediti che hanno già incurvato il mio orizzonte d’attesa, come Specchio d’imperfezione / Corona di Luigi Severi, la Vacanza d’inverno di Davide Racca, la Ripartizione della volta di Daniele Bellomi, lo Schema di Adriano Padua. Le opere che propriamente sbalzo nella decina richiesta sono allora scelte, e innanzitutto scelte, in base a quella che percepisco come una innervata solidarietà nella differenza: di intenti, sintassi, indizi, vettori e posture conoscitive; e, finalmente, in base alla incidenza e lezione loro, variamente articolata, nei rispetti della mia propria esperienza di scrittura.
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«Solo le opere d’arte che si possono avvertire come modo di comportarsi hanno una loro raison d’être. L’arte non è solo il luogotenente di una prassi migliore di quella che ha dominato fino a oggi, ma anche critica della prassi in quanto dominio di una brutale autoconservazione all’interno e per amore del vigente. Essa sbugiarda la produzione per se stessa, opta per uno stato della prassi al di là della signoria del lavoro. Promesse du bonheur significa di più del fatto che la prassi fin qui esercitata contraffa la felicità: la felicità sarebbe al di là della prassi. A dare la misura dell’abisso tra la prassi e la felicità è la forza della negatività interna all’opera d’arte».
[ Th. W. Adorno, Teoria estetica, Einaudi, Torino 2009, p. 18 ]
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[ ardere, dando ]
mai soltanto il bene
per ogni gesto,
un gesto non compiuto
[ ogni ricordo il non ricordo,
ogni rammendo scuce ]
[ G. Mesa, da nun, in Poesie 1973-2008, La camera verde, Roma 2010, p. 371]
Fabio Teti è nato a castel di sangro (aq) il 17/12/1985. è redattore di«gammm», «punto critico» e di «eexxiitt». attualmente, vive e studia a roma. suoi testi sono comparsi in rivista («semicerchio», «sud») e in rete («nazione indiana», «lettere grosse», «absolute poetry», «π – trimestrale di conversazioni poetiche»; recentemente: «rebstein», «punto critico», «l’ulisse»). ha partecipato a “poesia totale – in voce” (roma, dicembre 2010) e alla quarta edizione di “ricercabo – laboratorio di nuove scritture” (bologna, novembre 2011).