“ non era scienza, era devozione.”
Ci sono filosofe che non amano la poesia. Trovano, forse, che sia una porta aperta da cui è facile passare, da cui tutte/i possono tentare una fuga che non porta a niente. La poesia, però, non è di tutte/i, anche se in certi periodi è cosa di tutti i giorni e la si trova in luoghi che sembrano circondati da non poesia e pare venire da cose minime e somigliare alle briciole che cadono, alla mano che s’apre, a un colpo sull’uscio, all’attimo prima dell’accadere o a quel silenzio fatto di non mancanza che fa chiudere gli occhi mentre ridi.
Le poete, i poeti, sono eroi.
Disarmati misurano la propria dismisura. Sono raminghi, hanno carte di viaggio dove la parola indifferenza non compare mai. Aprono tutte le porte non per ricompensa ( o riconoscenza), ma con “ felice noncuranza “. Che tutto questo cambi o non cambi il mondo non è motivo per la poeta di un no o un sì. I no e i sì di una poeta sono sempre sontuosi, sono il suo compito senza abbecedario.
Ci sono poete/i bugiardi o se volete fingitori alla Pessoa, altri/e sono biografici (o su questa linea) senza grandi esagerazioni o esagerando assai. Tra i/le moderate – di una leggerezza sapienzale – vi è Patrizia Cavalli : “ giunti a una certa molto adulta età / non ci si può mostrare disperati, / sono davvero troppe le ragioni./ Si corre il rischio del naturalismo.” ( Sempre aperto teatro)
Eppure il verso sciolto della Cavalli ci vizia. Ci vizia , ancora, ne La Guardiana (Nottetempo ediz.) dove una espertissima apritrice di porte ci mette a parte della sua scienza, che non è scienza ma devozione.
In 200 versi, la bambina – senza striscia dei Peanuts – che miracola le serrature diventa l’amante che scopre “ che il piacere non ha porte e che se mai l’avesse stanno aperte, che potevamo allora rimanere fuori sfornite arrese tutte e due alla pari giocando io alla porta e tu alle chiavi.” ( La Guardiana).
Come in una striscia dei Peanuts, non ci resta che rispondere ( come la piccola Marcie risponde sempre a Piperita Patty) sì sir, ( sì capo) e col guantone da baseball, in un gesto ampio, forare l’aria con la certezza leggera e fradicia di promesse, di chi raggiunge il vuoto.
Il secondo componimento L’aria pubblica, inizia con una domanda: “ L’aria è di tutti, non è di tutti l’aria?” In Giappone pare che certe multinazionali la stiano brevettando. Ci venderanno l’aria? Sulle nostre piazze, che la Cavalli sembra amare tantissimo ( le sue poesie ne sono piene), l’aria è aria, ovvero anche quel refolo d’infinito che anima i giorni e le notti. Aria pubblica e piazze di Roma e il corpo che sente le stagioni e resiste al non darsi e sempre nella Cavalli vuole darsi senza nascondimento.
“Ci sono forse altre città nel mondo / che hanno piazze più belle delle nostre…?” ( Aria pubblica)
Io dico di no anche se il mondo è grande .
(La guardiana, Patrizia Cavalli, edizioni nottetempo 2005 su Patrizia Cavalli)
“ non era scienza, era devozione.”
Ci sono filosofe che non amano la poesia. Trovano, forse, che sia una porta aperta da cui è facile passare, da cui tutte/i possono tentare una fuga che non porta a niente. La poesia, però, non è di tutte/i, anche se in certi periodi è cosa di tutti i giorni e la si trova in luoghi che sembrano circondati da non poesia e pare venire da cose minime e somigliare alle briciole che cadono, alla mano che s’apre, a un colpo sull’uscio, all’attimo prima dell’accadere o a quel silenzio fatto di non mancanza che fa chiudere gli occhi mentre ridi.
Le poete, i poeti, sono eroi.
Disarmati misurano la propria dismisura. Sono raminghi, hanno carte di viaggio dove la parola indifferenza non compare mai. Aprono tutte le porte non per ricompensa ( o riconoscenza), ma con “ felice noncuranza “. Che tutto questo cambi o non cambi il mondo non è motivo per la poeta di un no o un sì. I no e i sì di una poeta sono sempre sontuosi, sono il suo compito senza abbecedario.
Ci sono poete/i bugiardi o se volete fingitori alla Pessoa, altri/e sono biografici (o su questa linea) senza grandi esagerazioni o esagerando assai. Tra i/le moderate – di una leggerezza sapienzale – vi è Patrizia Cavalli : “ giunti a una certa molto adulta età / non ci si può mostrare disperati, / sono davvero troppe le ragioni./ Si corre il rischio del naturalismo.” ( Sempre aperto teatro)
Eppure il verso sciolto della Cavalli ci vizia. Ci vizia , ancora, ne La Guardiana (Nottetempo ediz.) dove una espertissima apritrice di porte ci mette a parte della sua scienza, che non è scienza ma devozione.
In 200 versi, la bambina – senza striscia dei Peanuts – che miracola le serrature diventa l’amante che scopre “ che il piacere non ha porte e che se mai l’avesse stanno aperte, che potevamo allora rimanere fuori sfornite arrese tutte e due alla pari giocando io alla porta e tu alle chiavi.” ( La Guardiana).
Come in una striscia dei Peanuts, non ci resta che rispondere ( come la piccola Marcie risponde sempre a Piperita Patty) sì sir, ( sì capo) e col guantone da baseball, in un gesto ampio, forare l’aria con la certezza leggera e fradicia di promesse, di chi raggiunge il vuoto.
Il secondo componimento L’aria pubblica, inizia con una domanda: “ L’aria è di tutti, non è di tutti l’aria?” In Giappone pare che certe multinazionali la stiano brevettando. Ci venderanno l’aria? Sulle nostre piazze, che la Cavalli sembra amare tantissimo ( le sue poesie ne sono piene), l’aria è aria, ovvero anche quel refolo d’infinito che anima i giorni e le notti. Aria pubblica e piazze di Roma e il corpo che sente le stagioni e resiste al non darsi e sempre nella Cavalli vuole darsi senza nascondimento.
“Ci sono forse altre città nel mondo / che hanno piazze più belle delle nostre…?” ( Aria pubblica)
Io dico di no anche se il mondo è grande .
(La guardiana, Patrizia Cavalli, edizioni nottetempo 2005)
COME IN UNA STRISCIA DEI PEANUTS – Nadia Augustoni su Patrizia Cavalli
Ci sono filosofe che non amano la poesia. Trovano, forse, che sia una porta aperta da cui è facile passare, da cui tutte/i possono tentare una fuga che non porta a niente. La poesia, però, non è di tutte/i, anche se in certi periodi è cosa di tutti i giorni e la si trova in luoghi che sembrano circondati da non poesia e pare venire da cose minime e somigliare alle briciole che cadono, alla mano che s’apre, a un colpo sull’uscio, all’attimo prima dell’accadere o a quel silenzio fatto di non mancanza che fa chiudere gli occhi mentre ridi.
Le poete, i poeti, sono eroi.
Disarmati misurano la propria dismisura. Sono raminghi, hanno carte di viaggio dove la parola indifferenza non compare mai. Aprono tutte le porte non per ricompensa ( o riconoscenza), ma con “ felice noncuranza “. Che tutto questo cambi o non cambi il mondo non è motivo per la poeta di un no o un sì. I no e i sì di una poeta sono sempre sontuosi, sono il suo compito senza abbecedario.
Ci sono poete/i bugiardi o se volete fingitori alla Pessoa, altri/e sono biografici (o su questa linea) senza grandi esagerazioni o esagerando assai. Tra i/le moderate – di una leggerezza sapienzale – vi è Patrizia Cavalli : “ giunti a una certa molto adulta età / non ci si può mostrare disperati, / sono davvero troppe le ragioni./ Si corre il rischio del naturalismo.” ( Sempre aperto teatro)
Eppure il verso sciolto della Cavalli ci vizia. Ci vizia , ancora, ne La Guardiana (Nottetempo ediz.) dove una espertissima apritrice di porte ci mette a parte della sua scienza, che non è scienza ma devozione.
In 200 versi, la bambina – senza striscia dei Peanuts – che miracola le serrature diventa l’amante che scopre “ che il piacere non ha porte e che se mai l’avesse stanno aperte, che potevamo allora rimanere fuori sfornite arrese tutte e due alla pari giocando io alla porta e tu alle chiavi.” ( La Guardiana).
Come in una striscia dei Peanuts, non ci resta che rispondere ( come la piccola Marcie risponde sempre a Piperita Patty) sì sir, ( sì capo) e col guantone da baseball, in un gesto ampio, forare l’aria con la certezza leggera e fradicia di promesse, di chi raggiunge il vuoto.
Il secondo componimento L’aria pubblica, inizia con una domanda: “ L’aria è di tutti, non è di tutti l’aria?” In Giappone pare che certe multinazionali la stiano brevettando. Ci venderanno l’aria? Sulle nostre piazze, che la Cavalli sembra amare tantissimo ( le sue poesie ne sono piene), l’aria è aria, ovvero anche quel refolo d’infinito che anima i giorni e le notti. Aria pubblica e piazze di Roma e il corpo che sente le stagioni e resiste al non darsi e sempre nella Cavalli vuole darsi senza nascondimento.
“Ci sono forse altre città nel mondo / che hanno piazze più belle delle nostre…?” ( Aria pubblica)
Io dico di no anche se il mondo è grande .
(La guardiana, Patrizia Cavalli, edizioni nottetempo 2005 su Patrizia Cavalli)
“ non era scienza, era devozione.”
Ci sono filosofe che non amano la poesia. Trovano, forse, che sia una porta aperta da cui è facile passare, da cui tutte/i possono tentare una fuga che non porta a niente. La poesia, però, non è di tutte/i, anche se in certi periodi è cosa di tutti i giorni e la si trova in luoghi che sembrano circondati da non poesia e pare venire da cose minime e somigliare alle briciole che cadono, alla mano che s’apre, a un colpo sull’uscio, all’attimo prima dell’accadere o a quel silenzio fatto di non mancanza che fa chiudere gli occhi mentre ridi.
Le poete, i poeti, sono eroi.
Disarmati misurano la propria dismisura. Sono raminghi, hanno carte di viaggio dove la parola indifferenza non compare mai. Aprono tutte le porte non per ricompensa ( o riconoscenza), ma con “ felice noncuranza “. Che tutto questo cambi o non cambi il mondo non è motivo per la poeta di un no o un sì. I no e i sì di una poeta sono sempre sontuosi, sono il suo compito senza abbecedario.
Ci sono poete/i bugiardi o se volete fingitori alla Pessoa, altri/e sono biografici (o su questa linea) senza grandi esagerazioni o esagerando assai. Tra i/le moderate – di una leggerezza sapienzale – vi è Patrizia Cavalli : “ giunti a una certa molto adulta età / non ci si può mostrare disperati, / sono davvero troppe le ragioni./ Si corre il rischio del naturalismo.” ( Sempre aperto teatro)
Eppure il verso sciolto della Cavalli ci vizia. Ci vizia , ancora, ne La Guardiana (Nottetempo ediz.) dove una espertissima apritrice di porte ci mette a parte della sua scienza, che non è scienza ma devozione.
In 200 versi, la bambina – senza striscia dei Peanuts – che miracola le serrature diventa l’amante che scopre “ che il piacere non ha porte e che se mai l’avesse stanno aperte, che potevamo allora rimanere fuori sfornite arrese tutte e due alla pari giocando io alla porta e tu alle chiavi.” ( La Guardiana).
Come in una striscia dei Peanuts, non ci resta che rispondere ( come la piccola Marcie risponde sempre a Piperita Patty) sì sir, ( sì capo) e col guantone da baseball, in un gesto ampio, forare l’aria con la certezza leggera e fradicia di promesse, di chi raggiunge il vuoto.
Il secondo componimento L’aria pubblica, inizia con una domanda: “ L’aria è di tutti, non è di tutti l’aria?” In Giappone pare che certe multinazionali la stiano brevettando. Ci venderanno l’aria? Sulle nostre piazze, che la Cavalli sembra amare tantissimo ( le sue poesie ne sono piene), l’aria è aria, ovvero anche quel refolo d’infinito che anima i giorni e le notti. Aria pubblica e piazze di Roma e il corpo che sente le stagioni e resiste al non darsi e sempre nella Cavalli vuole darsi senza nascondimento.
“Ci sono forse altre città nel mondo / che hanno piazze più belle delle nostre…?” ( Aria pubblica)
Io dico di no anche se il mondo è grande .
(La guardiana, Patrizia Cavalli, edizioni nottetempo 2005)
Il segno e il sangue: Paesaggio con fratello rotto
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