La filosofia cerca “una” verità, mentre la poesia cerca “la” verità. — Roberto Carifi

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Maurizio Cucchi: Vite Pulviscolari – una nota di Roberto Maggiani

Maurizio Cucchi: Vite Pulviscolari – una nota di Roberto Maggiani

Vite Pulviscolari Maurizio Cucchi 2009, 105 p., brossura Mondadori (collana Lo Specchio)   La scrittura di Maurizio Cucchi incuriosisce, attira, adagio delinea al lettore un mondo materico fisicamente ruvido, abrasivo, in cui “Far fruttare anche il minimo gesto”. Cucchi si occupa dei singoli aspetti inerenti la realtà empirica secondo sue proprie prospettive universalmente accettabili, seguendo metodologie descrittive che partono dalle esperienze del reale, dalle visioni, dai suoni, dalle forme, dagli oggetti e le loro qualità, i colori in primis, con quella loro forza evocativa; in particolare il colore rosso si ripete svariate volte nel corso della lettura, direttamente o indirettamente, il rosso della ruggine, del cuore, del sangue: “[…] / Ma dice giusto l’amica, dice / profondo: la memoria è in fondo / inaffidabile, imperfetta, tutta / caverne e trappole. E’ il sangue, / invece, il corpo, il vero / testimone che non mente, / che porta impressa, sicura / anche se mutante, la memoria. / […]” (pag. 16). In un processo oserei dire proustiano, di memoria e percorsi a ritroso nel tempo, Cucchi parte dalla materia, dalle sue geometrie, in cui sono impresse somiglianze (come in una sorta di auto-somiglianza frattale), per arrivare alle sensazioni, ripescandole dal proprio mondo interiore, e da quelle proponendo interessantissime meditazioni. C’è quindi in Cucchi, a mio avviso, in questa sua nuova raccolta, più che un tentativo, proprio della metafisica, di andare oltre gli elementi instabili, mutevoli e accidentali dei fenomeni, un concentrare l’attenzione sugli aspetti inerenti la materialità del mondo nel suo misterioso svolgersi e manifestarsi in leggi fisiche e biologiche inevitabili. Non ravviso in questa scrittura, ferma e in qualche modo ciclica nei processi mentali, il posto per una vera e propria trascendenza – e questa è, a mio parere, una peculiare gradevole caratteristica di questo autore –, non v’è l’intento di uscire dalla realtà fisica onde cogliere le strutture fondamentali dell’essere, ma, semmai, il movimento della mente e del pensiero di Cucchi avviene all’interno degli elementi naturali nei quali si conclude l’esistenza: “Per rimanere insieme ancora un po’, prima / del risucchio totale che assorbirà anche, con me, / la tua [...]


Intervista a Maurizio Cucchi

Intervista a Maurizio Cucchi

DOMANDA. Come si presenterebbe a persone che non la conoscono? Chi è Maurizio Cucchi? Di che cosa si occupa? RISPOSTA. In effetti la domanda è imbarazzante, proprio perché oggi nessuno ti chiede “come stai?”, ma “cosa fai?”. Oggi occorre rispondere indicando un’attività socialmente riconosciuta, e dunque che produca reddito. La poesia non rientra in queste categorie. Per questo preferisco glissare, magari scherzando con battute, tipo: “carrettiere”, o “latifondista”, o “mendicante”. DOMANDA. Lei è uno scrittore, ma, prima di tutto, siamo di fronte a un lettore. Quali sono gli autori e i testi sui quali si è formato e si forma, e che hanno influenzato e influenzano la sua scrittura? RISPOSTA. Sono un lettore appassionatissimo, da sempre, e oggi, se possibile, anche di più. Dovrei indicare moltissimi titoli e nomi. Risalendo indietro nel tempo, e dunque citando autori e opere che da ragazzo mi hanno indirizzato, direi T. S. Eliot, soprattutto per il suo Prufrock; Baudelaire; Federigo Tozzi per l’insieme dei suoi romanzi e racconti, ma anche per un testo anomalo come Bestie; Kafka, soprattutto per America; Proust e la Recherche; Edgar Allan Poe. DOMANDA. Ha pubblicato la sua prima raccolta poetica nel 1976, a trentuno anni, “Il disperso”, Mondadori. Dunque una scrittura adulta: chi o cosa l’ha spinta a scrivere testi in versi e poi a pubblicarli? RISPOSTA. Adulta sì, comunque il libro è stato scritto tra il ’70 e il ‘73/’74, dunque da un giovane tra i venticinque e i ventotto anni. Ho sempre scritto, che mi ricordi, per lo meno dai quindici/sedici anni in poi. Ho scritto in prosa (inizialmente soprattutto) e in versi (in seguito quasi soltanto). Ho scritto soprattutto in versi perché la sintesi estrema della poesia mi era più congeniale, perché nella poesia il valore e le virtualità della parola emergono e si incidono con maggiore energia. Chiunque scriva desidera pubblicare, lo sappiamo. Io ho avuto la possibilità di esordire nella collana più prestigiosa e la cosa mi ha fatto ovviamente piacere. DOMANDA. Con la sua prima raccolta poetica si impone all’attenzione della critica e del pubblico. Come è riuscito a pubblicare con una casa [...]


Valerio Magrelli su La Recherche

Valerio Magrelli su La Recherche

[Ringraziamo Valerio Magrelli per questa bella intervista che ci ha concesso invitandoci nella sua residenza romana. Lo ringraziamo per l'ospitalità. Intervista a cura di Roberto Maggiani (R.) e Giuliano Brenna (G.) :: Fotografia di Roberto Maggiani]   DOMANDA. Come si presenterebbe a persone che non la conoscono? Chi è Valerio Magrelli? Di che cosa si occupa? RISPOSTA. Ho incominciato a scrivere nel 1975, quindi sono più di trent’anni che scrivo; ho pubblicato cinque libri di poesia e due libri di prosa; insegno letteratura francese e mi sono laureato in Storia della Filosofia. Ho abbandonato la Filosofia perché era un amore non ricambiato, mi piaceva molto ma non riuscivo a parlarne, ero come afasico. Allora passai alla letteratura, sempre tenendomi un po’ sul crinale filosofico. Dato che avevo passato un anno a Parigi – il mio primo anno universitario – ho iniziato a tradurre, ho insegnato in scuole di traduzione, ho diretto una Collana di traduzione sperimentale e appassionante per Einaudi per una decina d’anni. Si trattava di una Collana trilingue in cui venivano presentati testi di due autori, entrambi stranieri (il traduttore e anche il tradotto), mentre in basso, sul fondo, correva la traduzione in italiano. Per esempio, avevamo l’originale inglese di Conrad, a sinistra, la traduzione francese di Gide, a destra , e sotto la versione italiana dall’originale, in modo da poter trovare sulla pagina tre lingue insieme. Era un bel lavoro tipografico, perché, girando pagina, si andava a capo contemporaneamente in tre lingue. Abbiamo pubblicato tredici titoli, alcuni ebbero un certo successo, anche di vendite, malgrado fosse una Collana difficile. Ecco, questo è stato uno dei miei lavori. Quindi riepilogando, io scrivo , traduco e mi occupo di critica letteraria.