Corrado Bagnoli: “In tasca e dentro gli occhi”

di Nicola Vacca

In-tasca-e-dentro-gli-occhi4Per Corrado Bagnoli la poesia è una parola dura  da dire ancora. Tra i più interessanti poeti della generazione dei cinquantenni, Bagnoli si è imposto sulla scena letteraria con uno stile  riconoscibile che ha nella traduzione diaristica del reale la sua cifra più originale. Dopo Nel vero delle cose, il suo libro più importante, il poeta ha rarefatto il linguaggio fino a raggiungere un fare poesia che sa parlare al cuore del vivente ferito.

Su questa linea arrivano le nuove liriche di In tasca e dentro gli occhi( Clandestino, pagine  74, euro 8). Il poeta cerca il nome delle cose che tocca. Nel freddo del tempo  chiama l’uomo alla resa dei conti. C’è l’esperienza che si consuma  in questi versi, in cui la fatica del vivere cerca una strada, e magari un inizio: <<Sapere che non è svanire, questo nuovo/sciogliersi  dovunque, che in ogni polvere/ che si alza  quando muove le gambe stanche/ c’è un destino, un posto vicino o lontano/in cui ritorna>>.

La parola taglia  l’esistenza del tempo falso che incombe, la lingua fa male e trafigge le cose. L’inventario del dare e dell’avere è tutto da redigere sotto il cielo provvisorio. Di questo Bagnoli è consapevole quando  racconta il nuovo inizio che tutti attendiamo dentro l’ inferno sigillato di piombo e di scuro.

Siamo nella terra di nessuno o abbiamo ancora qualcosa in cui sperare?  Il poeta  sta nelle cose per mostrare con i chiodi della parola la loro carne nuda. La sua scrittura sanguina il vero : <<È  dura la terra,/di polvere e anni e non ha voglia/ di aprirti le braccia,/ sta sulle sue./Qualche volta ti avverte che ha/dentro un’insidia che striscia vicino,/che non c’è confidenza da dare>>.

Bagnoli ha a cuore le ragioni dell’ uomo, per  questo nella sua poesia osa in maniera incondizionata lanciare una sfida  alla crudeltà che strappa la vita. C’è  in questi versi  una forte tensione  che si chiede sempre quale debba essere la traiettoria della parola. Qui la sua poesia diventa viatico per i nostri giorni malfermi.  È fatta della terra che calpestiamo  la sua grammatica delle emozioni,  con cui il poeta s’immerge  senza risparmiarsi nella mischia del disordine. Non dimenticando di essere sulla soglia come davanti ad un foglio, il poeta è stanco di morire ogni giorno. Con questi versi, scritti col cuore,  Bagnoli  batte un’improbabile pista di luce, ma anche  una promessa mai fatta che ci fa vivere ancora.

La sua poesia ci dice che bisogna sporcarsi le mani con la vita che scorre , per dire di averne assaporato almeno un secondo.

Quella grammatica è l’unica cosa che ci portiamo dentro, ma non possiamo permetterci, al cospetto del tempo falso che abitiamo ,di tenerla per troppo tempo prigioniera nel sottosuolo delle ipocrisie.

Bisogna tirarsi dentro, esporsi  per ascoltare  le cose che ci parlano. Corrado Bagnoli è il poeta che auspica una lingua nuova per tornare a essere nel mondo dell’apparenza globale.

Per una lingua nuova che ci salvi, abbiamo bisogno di parole nuove da pensare e da mangiare. Questa  è la prospettiva che dischiude orizzonti della poesia di Bagnoli . Il poeta nei suoi versi incide sulla carne ferita  l’unica verità da condividere: conservare le tracce, tornando a lasciare impronte che diano un senso.<<Eppure, proprio lì, qualcosa racconta/ di un nuovo inizio: nel fondo scuro/quattro briciole di neve hanno scritto/ una coppa, un calice, una conca,un posto/ fatto per accogliere di nuovo, dare fiato/ e gambe a un nome ancora>>.

Questa è la verità coraggiosa che i suoi versi pronunciano. Perché, se rinunciamo a chiamare le cose con il loro nome, il caos vincerà  e i chiodi del dolore riempiranno sempre la scatola della vita.

Siamo finalmente davanti a un poeta che fa parlare la vita, le cose e il tempo attraverso la sincerità delle parole che si conficcano nella carne dei nostri pensieri. La verità è dire, senza mezze misure, che in fondo  lo sguardo è la parola che ci manca.

Noi, la vita e le parole finalmente insieme, per essere uomini che vivono ancora. Magari portando in tasca e dentro gli occhi, una parola  dura da dire ancora.

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