Vicolo Cieco n.35: Il brodino
Il poeta si fa interprete della decadenza solo incarnandola, assumendola. Il rischio è che, in questa assunzione, si visualizzi e si proietti solo la propria dissoluzione, il proprio disfacimento. La poesia rischia solo…
Vicolo Cieco n.34: Licenza poetica 2
Se il tormento è diventato la cifra del nuovo sentire civile si può arrivare a comprenderlo a livello esistenziale senza alcuno sforzo, ma che questo debba o possa essere considerato in seno a…
Vicolo Cieco n.33: 007 licenza di scrivere
Non accontentarsi più dell’essere parlati, dell’essere scritti; al tu letterario che avanza si chiede di essere guardati, scrutati, sorvegliati. Il luogo stesso della scrittura, essendo di per sé un luogo creaturale, si pone…
Vicolo Cieco n.32: La critica che vorrei – atto terzo
Se la poesia ha un’urgenza, ha quella di saper rientrare nel testo. La poesia che al testo pone davanti l’atteggiamento è una parola perduta. Certo l’atteggiamento militante prevede una vigilanza, un guardarsi alle…
Vicolo Cieco n.31: Poesia Civile
Vorrei correggere una mia affermazione apparsa in qualche articolo e sostenuta in alcuni dibattiti, in merito al fatto che la poesia civile sia di fatto una questione di atteggiamento. Credo fermamente, come ho…
Vicolo Cieco n.30: il tempo sbiadito del recensire
Nello stare faccia a faccia con un testo, se si ha qualche dovere lo si ha solo nei confronti della letteratura. Non mi sento recensore, non ne ho l’atteggiamento: parlo e scrivo solo di…
Vicolo Cieco n.29: Canto di Natale
mi piacerebbe ricordarmi dove ero nella citazione delle cinque della sera un sistema grafico usurato ci toglie il respiro, ci fa credere che il male sia passato una scrittura è un sistema di…
Vicolo Cieco n.28: Di cosa siamo orfani?
In fondo è stato Eugenio che ci ha insegnato i conti della lavandaia che l’ha introiettata in una fraseologia del presente e la listina, si sa, soffre dell’ansia dell’aggiornamento, delle cosette mancanti nel…
Vicolo Cieco n.27: Natale in doppia fila
Ogni fine del mondo è un’espiazione di peccati che si sanno commessi e di un lutto che si sa prima o poi di dover elaborare e allora se i maya hanno ragione…
Vicolo Cieco n.26: La critica che vorrei – atto secondo
Credo che lo spazio espositivo debba vivere in un rapporto dialogico con lo spazio dell’opera. Così come un autore dovrebbe tornare a identificarsi con un editore che incarni e veicoli il suo…
Vicolo Cieco n.25: Alla larga dai sogni
Di questa poesia sospesa tra il fare la vittima e i suoi esorcismi esci da questo corpo, ma per andare dove… la poesia che non ha corpo sembra incapace di direzione, pena…
Vicolo Cieco n.24: 18 lettori
Sono stanco di questa gente che scrive perchè il mondo non è abbastanza delle rivoluzioni che diventano malinconiche, del viaggiare per cercare la quiete che ci manca è la nostra parola che…
Vicolo Cieco n.23: La critica che vorrei
Che dica la vacuità dello spettacolo e che smetta di pensare che siamo troppo pochi, che non ce la possiamo fare. Che tiri fuori il perché di questa insofferenza; che ci dica…
Vicolo Cieco n.22: Alleanza
Alleanza è percepire insieme il modo di affrontare un rischio. Sono arrivati i marziani e alleanza è erigere un argine, un fronte che di comune non ha niente se non portare l’arroganza di fronte…
Vicolo Cieco n.20: Si salvi chi può
Si diventa maturi e allora ognuno per i cazzi suoi, sembra essere questa la morale di uno degli ultimi articoli di Temporelli su Atelier. La maturità separa, divide, frantuma la comunità. L’aggregazione…
Vicolo Cieco n.19: Svalutation
Sono così buono, deve essere lo spirito del natale, quasi quasi la smetto con questa propaganda sulla scomparsa dell’autore e rivendico il diritto della firmetta sul librino. Sono così buono e credulone…
Vicolo Cieco n.17: Scappate compagni
La deriva, la folle saggezza. Il respiro un po’ beat. La natura instabile che la parola poetica dovrebbe avere tra esitazioni e pause. Questo “terribile amore per la guerra” , per la…
Vicolo Cieco n.15: Provviste per il futuro
La poesia che torna al corpo e quella che respira, quella che si mette la faccia con la cronaca addosso. Ho anch’io i miei piccoli vivi di parole disinvolte, ma non somigliano…
Vicolo Cieco n.14: Arrivederci a settembre
Stiamo rotolando tutti insieme in un breviario di beghine da comari caciarose, orfani di ogni grandezza, in balia della nuova esaperante epidemia poetica: il virus editoriale. Stiamo lì a domandarci come fare…
Vicolo Cieco n.13: Verso il plurale
L’incapacità della poesia di riconoscere una pluralità, rivendicando un’esclusiva emozionale, cercando di mettere un sigillo Dop al testo, ne mette a repentaglio le interazioni e ne preclude le possibilità per l’esigenza di “firmetta”….