A me [la poesia] serve per essere immortale. Non nel senso dei posteri, per carità. Ma a essere immortale lì per lì, mentre scrivo. Mi salva dal tempo, mi restituisce l’interezza, scorre la mia ansia. E poi, questo infine l’ho capito, è l’unica cosa che riesco a fare senza sofferenza. — Patrizia Cavalli

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Gabriella Sica – Quaderni

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Gabriella Sica: Le lacrime delle cose – note critiche di Piera Mattei

Gabriella Sica: Le lacrime delle cose – note critiche di Piera Mattei

Le lacrime delle cose Gabriella Sica 2009, 163 p., brossura Moretti & Vitali (collana Fabula)   Il titolo, che ripete le parole di Enea al suo incontro con Didone, di fronte alla rappresentazione di scene della guerra di Troia, potrebbe far pensare a una poesia risentitamente civile. E difatti si parte dall’evento più eclatante della recente storia dell’Occidente, ma “lacrime delle cose” si riferisce soprattutto al dolore inseparabile dalla vita, perché nei rapporti interpersonali si riproducono gli stessi meccanismi crudeli che muovono il più ampio teatro della storia.


Irene Palladini intervista Gabriella Sica

Irene Palladini intervista Gabriella Sica

D.: La parola poetica è eco di un’assenza, voce di un’invisibilità. La verità bella, semplice e sapiente giace nel fondo, porto sepolto a cui occorre dare credito. Il poeta accende l’ultimo fiammifero di speranza, perché la poesia «farà di rovine un bosco» (Le lacrime delle cose). La verità nella luce, nel fuoco dell’invisibile… L’invisibile diventa visibile nella poesia? Ex fumo dare lucem… R.: Il poeta è un raccoglitore di perdite e assenze, di separazioni e addii: «diventare maestri nell’arte del perdere, / è l’arte dei poeti» scrivo in una poesia per il mio compleanno. La poesia è la sua fascina dolorosa di legnetti, ogni libro una fascina, il luogo dove richiamare vicino quello che è lontano. E poiché il poeta ha una “doppia vista”, come scriveva Leopardi, sa vedere oltre, al di là di quanto è visibile, oltre la siepe che ogni persona o ogni cosa o casa diventa nell’abitudine, vede con acutezza veloce quello che muove le cose, vede l’inatteso, l’imprevisto, vede appunto quello che è ancora invisibile, intravede una via di salvezza. Come sperare se non immaginando? E l’immaginazione è la visione, il delinearsi dell’invisibile. I contenuti potrebbero essere tanti: le rovine del passato, i morti, le storie segrete delle città e delle case, il bosco-poesia, un aspetto nascosto, una presenza incomprensibile. Più che un contenuto è un metodo: dare credito all’invisibile, mossa fondante di un mio libro di scritti sulla poesia del 2000. La poesia stessa è invisibile e si fa corpo nel singolo testo, è un atto di fede misterioso: anche quando viene a mancare la speranza la fede sorregge la poesia. Gli errori dell’umanità sono stati tanti e spaventosi ma non si è mai dimenticata dell’arte o della poesia. Sarà per questo che mi sono sempre sentita vicina all’esperienza della nascita e della rinascita, del ricominciare, nel ciclo continuo del tempo e della natura. La caduta anticipa una riapertura, il tempo brutto annuncia il tempo bello. Il poeta, come il contadino, è il più vicino allo scorrere delle ore e delle stagioni, crolla nella sventura che lo colpisce attraverso i colpi della natura ma si [...]


Gabriella Sica – una nota di Giorgio Linguaglossa

Gabriella Sica – una nota di Giorgio Linguaglossa

Quando Gabriella Sica (della generazione degli anni ottanta) pubblica nel 1997 Poesie bambine, in una recensione apparsa sul n. 13 di «Poiesis» scrivevo: «La poetica del fanciullino pascoliano è stata una operazione culturale chiave nel Novecento italiano. Una delle recenti acquisizioni di questa linea che passa anche attraverso una certa lettura della poesia di Penna e di Beppe Salvia è senza dubbio questo agile libretto di Gabriella Sica, ben modulato e di gusto corretto». Un libro scritto «in allegria», come scrive l’autrice. Nel 2001 per i tipi di Fazi esce Poesie familiari, dove la Sica presenta il conto della sua opzione stilistica e tematica: il racconto dall’infanzia all’età adulta in una serie di fotogrammi dell’Italia dagli anni cinquanta in su, fino alle radici del post-moderno attraverso la rivoluzione industriale e post-industriale.


Le lacrime delle cose di Gabriella Sica. Intervista all’autrice

Le lacrime delle cose di Gabriella Sica. Intervista all’autrice

Le lacrime delle cose è l’ultima di una serie di opere (quattro in poesia, due in prosa e due saggistiche) che mostrano una ricca ispirazione, ampia e frastagliata. Come nasce questa raccolta di versi e come si inserisce nel suo percorso poetico? Guardando il mio libro dall’esterno mi accorgo che non c’è un centro né un tema unico. Una struttura stellare, qualcuno ha osservato. Le poesie sono arbusti di una stessa fascina, come le oche trafitte o macellate, i bambini uccisi a Beslan, le famiglie separate, gli amici e i poeti scomparsi, o sono tizzoni che emergono dal fuoco in cui hanno bruciato, come le torri gemelle, sono relitti del tempo passato, reliquie, come sempre è la poesia. Quando scrivo penso a una presenza e a un luogo. E quando la poesia è scritta, immancabilmente è una poesia dell’assenza e dell’invisibile, di quello che ci è stato tolto o di quello che manca o di quello che è nascosto e sepolto. La poesia è sempre un porto sepolto.   Nel suo libro si parla di varie sofferenze, sue personali e anche di eventi più generali: la scrittura in versi, dunque, come terapia per guarire? Le lacrime scorrono come scorre la nostra vita. È qualcosa di oggettivo, non personale, qualcosa che appartiene alle cose, quelle che appaiono già nel titolo. Non mi piace l’io, spero piuttosto che ci sia l’oggetto, qualcosa di non retorico o evanescente. In questa oggettività soltanto intravedo una possibilità di salvezza più che una terapia o una guarigione. La poesia rinnova proprio una tradizione di salvezza, nonostante tutto. E fa prove di avvicinamento a una centralità erosa e ormai volatilizzata.


Gabriella Sica – Bibliografia

Gabriella Sica - Bibliografia

La famosa vita Roma, Ed.Abete Quaderni di Prato pagano, 1986 Vicolo del Bologna Forte dei Marmi, Pegaso, 1992 Poesie bambine Milano, Edizioni La vita Felice, 1997 Poesie Familiari, Fazi 2001 Scrivere in versi, Pratiche, 1996 Scrivere in versi Metrica e poesia, Nuova ed., Milano, Il Saggiatore, 2003 La parola ritrovata Ultime tendenze della poesia italiana, Venezia, Marsilio, 1995 Sia dato credito all’invisibile Prose e saggi, Venezia, Marsilio, 2000 Scuola di ballo Roma, Rotundo, 1988 E’ nato un bimbo Milano, Oscar Mondadori, 1990 Le lacrime delle cose, Moretti&Vitali 2009


Gabriella Sica – Scheda Autore

Gabriella Sica – Scheda Autore

Gabriella Sica, nata a Viterbo il 24 ottobre 1950, è romana d’adozione fin da quando, a dieci anni, è venuta a vivere a Roma. Nel gennaio del 1980, Gabriella Sica fonda e dirige fino al 1987 la rivista “Prato pagano“, attorno alla quale si riuniscono poeti e scrittori di una nuova generazione. Nel 1983, nell’Almanacco dello Specchio di Mondadori, pubblica Poesie per le oche, con una prefazione di Giovanni Raboni. Nel 1986 pubblica nei quaderni di “Prato pagano” La famosa vita. Seguono nel 1992 Vicolo del Bologna nelle edizioni “Pegaso” dirette da Manlio Cancogni, e nel 1996 Poesie bambine, con una lettera di Emanuele Trevi, presso le edizioni milanesi “La Vita felice”. Prosegue il lavoro sulla poesia contemporanea iniziato con “Prato pagano” curando l’antologia La parola ritrovata Ultime tendenze della poesia italiana (Marsilio 1995). Nel 1996 pubblica, presso Pratiche, Scrivere in versi Metrica e poesia, un libro sulla tradizione poetica italiana. Pubblica presso Marsilio un libro di prose saggistiche dal titolo Sia dato credito all’invisibile . Ha inoltre pubblicato due racconti lunghi: Scuola di ballo (1988, Premio Lerici- Golfo dei poeti) ed E’ nato un bimbo (Oscar Mondadori, 1990). Ha realizzato per la RAI, tra il 1998 e il 1999, sei video film sui grandi poeti del Novecento: Ungaretti, Saba, Pasolini, Montale, Penna e Caproni, i cui primi tre sono stati pubblicati in video cassette (Einaudi 2000 e 2001). Un suo radio documentario è stato trasmesso da Radio 3, dall’1 al 5 maggio2000, con il titolo C’erano i contadini realizzato nella campagna viterbese in cui Gabriella Sica ha trascorso le vacanze dell’infanzia e dell’adolescenza.