Per esistere, tutto quello che resta sono le mani. — Flavio Ermini

V-Z

Da ciò che non è vero – Cesare Viviani

Da ciò che non è vero – Cesare Viviani

Aveva ragione Fortini a scrivere della Vita in versi, nel 1965, anno dell’uscita, che era un libro che porgeva una verità durevole; e aggiungeva: “Se ne accorgerà, chi ci sarà, fra dieci anni”. È il libro che più di ogni altro, nella poesia italiana contemporanea, interpreta e rappresenta la grande crisi del secolo, quella mutazione iniziata con la fine degli anni Cinquanta che ha cambiato le prospettive umane, la percezione, l’etica, l’idea di sé e del mondo. Con l’invasione dei beni posseduti e delle occasioni c’è stata la frammentazione del soggetto: la molteplicità delle maschere che hanno assunto su di sé la rilevanza dell’identità. Il teatro di Giudici. La maschera, non più travestimento di una immaginata autenticità, diventa sempre più necessaria e immancabile. La maschera, dovuta alle convenienze così come alle sopravvivenze, introduce nel quotidiano il tragico e il comico: molto più precaria e difficile a reggersi della creduta unitaria soggettività, ma molto più vera.

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