Alieni in safari. Una nota di Narda Fattori

alieni-in-safari-copertina-libro-234x350Caterina torna a stuzzicarci con nuovo libro ibrido perché oltre alle poesie ospita un discreto numero di fotografie inerenti ai temi affrontati; il bianco/nero usato fa emergere da lontananze storiche le immagini, che invece sono attuali e colgono la quotidianità di paesi poveri e distanti dal consueto nostro panorama da sembrare alieni.

Nelle poesie né nelle fotografie c’è alcuna forma di compiacimento e/o di ricerca estenuata del limite.

La Davinio ha conosciuto la vita sotto molteplici aspetti e molte forme dolenti e autolesioniste; non sarebbe da lei ora tendere la mano e indicare lo squallore che si apre davanti al suo sguardo; non cerca pietismo, non è interessata allo stupore; che il suo sguardo sia vicino e premuroso lo afferma la scelta dei soggetti, sempre umani: bambini, vecchi, folla.

Ma le foto non sono un corollario della poesia, si integrano con essa e ne amplificano il contenuto come se le parole spesso non bastassero ad illustrare mondi lontani, diversi dove la povertà è dignità.

È un lungo viaggio questo di Caterina che trapassa l’India per finire in Africa orientale  ; è un viaggio dove non si incontrano mezzi di trasporto, pietismi, lamenti ma fermenti e lacerazioni dei suoi pensieri : “ Tu, io / e gli occhi/ del gatto, / l’asfalto / e l’immaginazione, / e i rigagnoli, / l’acciaio / rilucente, / la linea bianca / delmezzodellavia / camminare ubriachi / acrobati   / senza / scampo / nella sapienza / ermetica / del nulla.”

Già dall’incipit vengono arruolati i temi e gli argomenti e viene affermato e all’uomo viene dedicata la sapienza del nulla; eccolo perché alieno di fronte a un mondo ridente e gaudioso anche se misero: l’uomo è estraneo alla forza della vita e le domande che si pone non sono ermeneutiche, originarie; no, sono semplici eppure restano senza risposta.

Le città che aprono la raccolta sono Benares, dal dolce odore di defunti, Goa dove invece sembra che il cielo manifesti la sua frenesia e mostri come dalle frivolezze si aprano crogiuoli di cimbali. Belli gli ultimi versi:”……. Dis-ancorata/ dis-ancora- mento/ decollo/ (atleti del caos) / Goa!- Festa! / al cuore del mondo-fiore / tuttintornocerchio / l’universo e le stelle / *** Infinito ***

Tutte le poesie si declinano dignitose, mai mendiche, semplici anche se qua e là si coglie qualche sperimentazione linguistica, direi che rispetto alle scritture precedenti della Davinio sussurrano, si sono mondate nel gran mondo del dire e hanno aperto i canali della comunicazione ai quattro punti cardinali e non solo ai letterati.

Suppongo sia stata una scoperta anche per lei, scrittrice sperimentale, questo linguaggio piano capace di sollevare messaggi che sono duri, d’acciaio e sangue rappreso come piume.

Caterina ci dice che è ancora in cammino, che rifà quel viaggio e noi la capiamo: è tanto e tale il materiale che ha diretto la sua visione che occorre davvero rifare il cammino, magari con qualche scantonamento. Sarà l’autrice a decidere. E a stabilire se si sente ancora aliena, diversa, altra o se avrà trovato una condivisione che la affratelli.

Non ho detto che le poesie sono scritte in italiano e tradotte in inglese dalla Davinio stessa, operazione che richiede sicurezza di sé e padronanza della lingua.

Pur corposo, il libro “Alieni in safari” si lascia leggere piacevolmente, è corroborante per il cervello, parliamo di vera poesia, e per la visione.

 

Poesie da: Alieni in safari

 

Africa

Solo le nostre voci
e grigie lamelle di palma
come dorsi lucenti
di coleotteri
atroci
e dolenti
sotto il sole infinito
che uccide intorno;
le ali nere
della capanna
si chiusero su di noi,
ci protessero come elitre
di un gigantesco insetto,
tremammo di
rassegnazione
e bevemmo l’acqua,
rassegnammo le armi
nell’ombra sparuta
dinanzi all’orizzonte
in ogni direzione.

 

Seppi che eravamo la Terra
il nostro
pianeta
festoso
di forme
e che per sempre
saremmo stati
nella pelle rugosa
dell’immenso animale
Oceano,
che tuonava lì
con i suoi venti
e freschi serpenti di corrente
segreti,
ci lambivano
il corpo
con scaglie d’oro nell’acqua
ora calda
ora mossa
ora placata
ora violenta frusta
di schiume lucenti
sui nostri piedi umili.

*

Africa 2

Un odore grasso
e dolce
di decomposizione
insinua serpi sottili
in aria sotto i nostri nasi
increduli,
condiva
incestuoso
i sapori,
ci toccava sacche segrete
di bile e vomito
ovunque come dio,
carezzevole
e spossato
nei tramonti
(nei tramonti)
sul giallo orizzonte.

*

Calcutta II

Nella gioiosa
miseria degli ultimi
che scivolano
come nobili ombre
nella sera,
sotto i ponti,
agli angoli neri
sotto tettoie fragili
e teli di plastica,
mentre il monsone
con allegre gocce tiepide
a inzupparci il cuore.

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