Pubblichiamo con piacere alcuni estratti dalla raccolta inedita “Sirene” di Caterina Pardi. In questa silloge, che l’autrice ha concepito come un vero e proprio concept book, Pardi rielabora una notoria narrazione mitica, che è assai radicata nella cultura occidentale e che ha conosciuto anche molte riproposizioni moderne e postmoderne, dalla rivisitazione kafkiana fino alle recenti descrizioni post-umane di Laura Pugno.
Come segnalano alcuni di questi testi, che chiamano esplicitamente in causa, tramite le note finali, due opere di Edward Hopper, Pardi costruisce nuovi e finora impensati luoghi inter-testuali per questo tropo, uscendo dalla trappola metaforica del “canto irresistibile” che le è stato tradizionalmente associato. Questa tradizione, infatti, oltre a portare con sé tracce di una descrizione patriarcale, convenzionale e limitata, del ‘femminile’, potrebbe indurre a un facile lirismo d’antan, dal quale Pardi, nei testi più riusciti della raccolta, felicemente fugge.
primi metri
l’osso punta affonda
nel materasso:
anca, caviglia, ginocchio
nuove articolazioni
pronte per essere usate
(la coda non c’è più)
più tardi inquieta
si abitua al verde
le gambe seminano pazienza
nello spazio di un temporaneo recinto.
attende
che la luna scavi chiare vie
si tratta di capire
come muoversi senz’acqua:
sul terrestre fondo
gli intervalli sono marcati
da una forza che trattiene i passi.
interno con sirena
conduce un’ordinata vita
fuori dall’economia
pulisce a fondo casa
insegue un gatto ribelle
compone, incolla
ricama, scioglie
legge molti libri e restano
sparsi per la stanza
ordinata stanza.
tesse una tenda blu
dove riposare
coda squame e parte umana
dove
giocare col cercatore
che l’ha pescata
continua a pescarla
amarla slamarla.
curioso, mai cattivo
siede accanto al fuoco
ascolta con calma
contro la gola
non preme l’orecchio.
la coda sente secco
non può mangiare troppi frutti di terra
ha un’età millenaria
ma non supera i cinque anni
porta sulla fronte
un occhio e una bocca
convivono facendo finta di niente.
malgrado gli anni senz’acqua
ha cantato di nuovo
la voce ogni tanto s’incagliava
per l’assenza di abissi
la coda ogni tanto si intrecciava
ai cavi dei musicisti.
sempre più anfibia
separa bene la stanza dalla strada,
il mare dal pavimento.
Apre e chiude finestre, porte
“Room by the sea”
“The sun in an empty room”
ma sa che non c’è,
davvero,
non c’è
non c’è
distinzione.
vita sociale
ritrovo nella casa vuota
il pittore spalma volti
il dottore marmellata di pomodori verdi
presa per la gola oramai
non ha portato strascichi d’acqua
questione di educazione
poi, nella notte, la nostalgia
tuffa la testa nel secchio
che i suoi ospiti hanno preparato
con gusci di conchiglie sul fondo.
*
autogrill, hotel, cinema
case, ristoranti, grandi magazzini
da bambina visitava tutti i bagni
rideva, il padre, e sottopelle
qualcosa luccicava accanto
al suo sorriso al suo uguale.
piastrelle, rubinetti, scrosci
piccolissima tastava muri
mani rabdomanti seguivano
la liquida pulsazione della vena
sulla fronte, dentro i tubi.
*
nel silenzio le misure sono date
se sia un tavolo o un abito
all’inizio non è chiaro
cubito dopo cubito
per ogni cosa buona
un’arca da costruire dentro.
“che poi dal Signore fu chiusa l’arca dal di fuori”(Genesi, VII, 16)
*
dall’alto un manipolo
contempla, mani in tasca, il blu cannibale.
Caterina Pardi è poetessa e fotografa. E’ presente nell’antologia Varianti Urbane – Mappa Poetica di Firenze e Dintorni (Damocle ed., 2011, a cura di Elisa Biagini), premiata con il Marchio di Microeditoria di Qualità. Nel 2012, la silloge Sirene è stata segnalata al Premio Lorenzo Montano; nello stesso anno, Caterina Pardi ha auto-prodotto la mostra foto-poetica e il catalogo Di luce propria, in collaborazione con il fotografo Antonio Ancarola. Da quasi dieci anni scrive di cinema con un taglio interdisciplinare su web, giornali e riviste. Lavora come fotografa e addetta alla digitalizzazione per un’organizzazione no profit, il Medici Archive Project. Nel 2006 ha aperto il blog www.katinkawonka.wordpress.com.
Lorenzo Mari
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