Vicolo Cieco n.31: Poesia Civile

revolution_with_fistVorrei correggere una mia affermazione apparsa in qualche articolo e sostenuta in alcuni dibattiti, in merito al fatto che la poesia civile sia di fatto una questione di atteggiamento.

Credo fermamente, come ho più volte sostenuto, alla civiltà della poesia molto più che alla poesia civile, ma qui il discorso è più ampio e investe tematizzazioni ulteriori.
Sono convintissimo che solo il sociale o, meglio, l’orientamento e la predisposizione al sociale possano contribuire a tenere insieme i cocci dei nostri malesseri al fine di poterli collettivamente cercare di ricomporre. Ma si badi bene che questo compito appartiene al sociale non al social, di cui francamente non sentiamo il bisogno.

Ritengo che il social, come il look giochino alla differenza senza crederci, l’atteggiamento social-civile, non è altro che immagine di impegno vanificato, un immobile cessazione di un principio. Un atteggiamento senza predisposizione non è altro che ricerca di ammirazione, un puro atto di apparenza che sarebbe per altro di ben modeste conseguenze se non ci si sforzasse di inserire ogni sbrodolamento di impegno apparente in quel circuito segno-significato-senso in cui si cerca di infilare ogni cosa e chiunque.

La poesia civile e la scrittura che abbia una predisposizione o una minima propensione al farsi e darsi come scrittura rivolta al sociale, nella corretta direzione del termine, è quella attraversata dalle idee molto più che dall’ispirazione. Una poesia non votata a un feticismo testuale o a un riempimento decorativo del proprio io.
Qualcosa che si faccia quindi come trasformazione di una lotta di segni molto più che di contenuti, segni che contribuiscano a ridefinire il terreno del nostro agire.

L’aria poetica che si respira oggi in certi luoghi, in certe zone, nasce dal lavoro, dalla semina, dalla sensibilizzazione e dalla ricettività che si è saputa instaurare trattando la parola poetica come si deve, facendo rientrare quindi una propensione di civiltà della poesia in quel qualcosa che torni a indicare che non c’è nessuna alternativa possibile alla partecipazione.

Alessandro Assiri
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