“Ti scriverò un paese” – Sul paese poetico di Corrado Bagnoli

in Brianze, rivista culturale

“Archivi”, “Libro”, “Souvenir”, “Viaggi” sono liriche contenute nella raccolta Ti scriverò un paese edita da Il Bosco d’acqua nel 1998.
Quella raccolta, e le poesie che qui presentiamo lo possono suggerire appena, era tutta giocata “sul difficile crinale di una metafora, quella della scrittura, che mette continuamente in gioco la propria capacità di dire il mondo nello spazio della pagina, nel luogo d’incontro tra  realtà interiore e universo circostante, disegnando un paesaggio di cose, case, strade, un paesaggio della memoria e dell’attesa, dell’incanto e del desiderio.”

Continua così Giovanni Guarracino nella sua introduzione al volume:

“ Per quanto riguarda la struttura, il dato più sorprendente è il suo rigore tassonomico, quasi che il poeta abbia voluto strutturare, nella disposizione alfabetica delle liriche, un ordine delle emozioni, un sistema delle stagioni della vita e del cuore…lo scrittore ha catalogato l’incatalogabile, il periplo impossibile intorno alla propria anima, le tappe di un viaggio , sorpreso da un “segreto” indicibile che è il segreto dell’aver incrociato il fantasma del proprio desiderio, il “luogo senza luogo” di una volontà di parola che dura quanto dura la vita.”

La poesia di Corrado Bagnoli parla “ di un problematico attraversamento delle occasioni della vita con la fede laica nella verità del proprio sentimento e la candida disponibilità ad essere attraversato e agito da tutte le domande, anche le più drammatiche.” Come confermano anche le altre liriche che qui vengono presentate, “ Ascolto il gelsomino” e “Petite Venise” in cui sorprendiamo ancora una nota, ora palese, ora nascosta, che le lega una all’altra: il tema del viaggio che l’autore fa proprio, di un viaggio dentro cui la vita si impara, lentamente e quasi in silenzio. E ancora, in “Casa di foglie”, emerge un altro motivo ricorrente della produzione poetica di Bagnoli: il mondo si scrive sulla pagina attraverso non la mediazione, ma l’identificazione con il corpo.

Il mondo, la pagina, il corpo, nei loro costanti rimandi, rivelano anche

che “l’istanza di parola è sorpresa continuamente da un’angosciosa balia di pensiero che la magia di certi suoni, di certe amare cantilenanti cadenze può solo per un attimo arrestare” a conferma di una poesia votata alla narrazione che, in “Ata toia”, “Piacca” e “Liberi tutti”, dalla struttura più articolata, si coglie in modo ancor più evidente.

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