Particelle n.9: da “Gli imperfetti sono gente bizzarra” Rita Pacilio

imperfetti-gente-bizzarra

 

Sale con cura l’azzurro elementare
ti aspetta davanti al cancello
espandendosi come sterile lago
emergono occhi di piogge rifratte.

Non è possibile fermarsi a cena
alle sette il sonno li seleziona
diventano un ronfo lucidato
pochi volatili virano a cerchio.

Sul pavimento cadono strani odori
nel cestino non c’è carta ma lingue
sparite regole, maschere e lacci
l’ossigeno di notte non fa vento.

Sono loro quella composta di cose
che ha intristito la vita ai giusti
il falco pallido sul collo
costole che non erano previste.
Loro sono lì, nel posto più lontano della solitudine.

(Rita Pacilio)

La poesia si apre con un primo atto che silenzia, non la bocca (il che avrebbe forse comportato il silenzio della poesia stessa), ma “l’anima”, la cui essenza astratta qui assume la concretezza e l’inquietudine di una quinta, anzi di un lembo di essa, un lembo senza sonno falciato dal nulla.

Questo lembo che si alza e si abbassa, nel quale l’anima fluttua, ri-vela dunque la scena nella quale inizialmente paesaggio e suoni si corrispondono, anche se appare subito non essere corrispondenza di amoroso senso: allerta infatti, e molto, che ciò avvenga lungo l’insistenza ruvida e stridula della r (ritornelli ora raschia raganella).

Non stupisce dunque che, già a partire dalla seconda strofa, l’azzurro elementare, pure se in espansioneda cielo primitivo, diventi sterile lago a contenere occhi di piogge rifratte, bacino dentro il quale pochi volatili virano a cerchio, nell’affanno di cercare un senso (e di cercarlo dall’alto).

Un senso sul quale poi gettarsi, e per il quale più avanti arrivare forse a sbranarsi; un senso che però a terra è riposto, messo a dimora in un cestino-cerchio (specchio di quello del volo e forse anche cerchio magico) fatto, fra le altre cose, di lingue e di maschere e lacci, per svelamenti e velamenti; insomma di nuovo lembi che però non mostrano, almeno non del tutto.  Lo dice a proposito un verso bellissimo: l’ossigeno di notte non fa vento.

Ed è questo verso, appunto, a ri-velare l’impossibilità di trascendere il contenuto del cestino: non c’è infatti vento che sollevi il volo o il velo, e l’insieme delle cose, più che una composizione, è così condannato ad essere una giustapposizione, se va bene alla bell’e meglio, comunque senz’altro non neutrale.   La poesia la dice: una composta di cose / che ha intristito la vita ai giusti; così come dice le cose stesse costole non previste, peraltro messe nel posto più lontano della solitudine, messe cioè a fondale, di base alla rappresentazione,  utili sia ad imbrigliare che a proteggere, forse anche utili a consistere.

Per questo, infine, la solitudine non è esiziale; l’àncora delle cose sta infatti a contrastare quel possibile nulla d’inizio, temibile più della morte, perché solo da esso l’anima può essere falciata.


Pacilio Rita è nata a Benevento. Sociologo, Autore in Poesia, Scrittore, Collaboratore letterario si occupa di Poesia, di critica letteraria e di Vocal jazz

Pubblicazioni

• “Luna, stelle…e altri pezzi di cielo”; Edizioni Scientifiche Italiane – Prefazione Felice Casucci – anno 2003
• “Tu che mi nutri di Amore Immenso” Silloge Sacra Nicola Calabria Editore (Patti, ME) Prefazione Padre Domenico Tirone settembre 2005
• “Nessuno sa che l’urlo arriva al mare” Nicola Calabria Editore (Patti, ME) Prefazione Felice Casucci settembre 2005
• “Ciliegio Forestiero” LietoColle collana Erato maggio 2006
• “Tra sbarre di tulipani” LietoColle collana Aretusa giugno 2008
• “Alle lumache di aprile” LietoColle collana Aretusa giugno 2010 prefazione A. Rigamonti e postfazione G. Linguaglossa
• “Di ala in ala” (Pacilio – Moica) LietoColle collana Aretusa febbraio 2011 Prefazione Dante Maffia.
• “Non camminare scalzo” Edilet Edilazio Letteraria – Prosa poetica – Prefazione Raffaello Utzeri e nota critica Giorgio Linguaglossa 2011
• “Gli imperfetti sono gente bizzarra” La Vita Felice 2012

Discografia: ‘Infedele’ Splasc(h)Records

Web site: www.ritapacilio.com

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