Appuntamento domenica 18 novembre alle 18.30 nella Biblioteca Comunale. Insieme a Fabio Tolledi, curatore del volume edito da Astràgali Edizioni, intervengono Gianmaria Greco e Franco Rizzi
Si intitola “Le parole di un teatro” il ciclo di incontri dedicato all’esperienza artistica di Astràgali Teatro, a partire dai primi tre volumi che la neo nata casa editrice Astràgali Edizioni ha di recente pubblicato.
Tre volumi, per altrettante collane, al’interno di un progetto editoriale che, come si legge nelle note di presentazione, nel solco di una trentennale esperienza di vita teatrale, intende “aprire lo sguardo alla contemporaneità, alle esperienze viventi che si agitano e agitano il nostro tempo. Muovendo da un’interrogazione costante che sappia percorrere i bordi tra le discipline artistiche e i saperi. Prestare attenzione ai luoghi lontani dai centri del potere, a quel sud del mondo che vive e resiste attraverso l’umanissimo strumento del lavoro intellettuale e della ricerca artistica”.
E a Tuglie, il 18 novembre, Biblioteca Comunale, alle 18.30, sarà di scena Un teatro in Palestina, l’esperienza di Astràgali Teatro nei territori occupati, con un dialogo cui parteciperanno Fabio Tolledi, regista e direttore artistico di Astràgali Teatro, curatore del volume, Gianmaria Greco, storico della filosofia, responsabile Arci di Copertino; Franco Rizzi, ordinario di Storia dell’Europa e del Mediterraneo presso l’Università di Roma Tre, fondatore e Segretario Generale di Unimed, Unione delle Università del Mediterraneo.
Dedicato all’esperienza vissuta nel 2010 nei Territori Occupati in occasione del Progetto Roads and desire, theatre overcomes frontiers, il libro restituisce una parte significativa dei materiali prodotti dal gruppo di lavoro impegnato nella ricerca azione e dei diari di lavoro delle attrici e degli attori della compagnia, sottolineando già in questo modo una particolarissima e rara pratica di lavoro.
Cosa sono le pratiche culturali in un territorio che vive da più di cinquant’anni un’occupazione militare ed un costante esproprio delle proprie terre? Come pensare un intervento culturale in un contesto stravolto da uno straordinario processo di colonizzazione e pulizia etnica? Sono questo alcune delle domande da cui si dipanano i numerosi interventi presenti, e da cui ha preso origine il progetto e la concreta esperienza del lavoro teatrale.
Poiché è proprio qui, nella vita umanissima del teatro, e nell’incontro con le donne e gli uomini dei villaggi palestinesi, che si snoda la parte centrale dell’esperienza, conclusasi poi a Lecce, nel settembre del 2010 con un particolare allestimento di Lysistrata, primo studio sull’oscenità del potere, al Teatro Romano, dove erano presenti attrici e attori palestinesi. Ed è proprio qui, nel teatro, che si comprende pienamente come “la pratica culturale divenga una forma di resistenza, un elemento cruciale di rivendicazione e di affermazione di un diritto di esistenza per donne e uomini altrimenti condannati alla sparizione”.
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