Si fa poesia per vedere qual’è la tenuta d’una parola, il collante tra un’esperienza ed un’altra trasposta in parole. Si fa poesia così come si prova a montare un uovo. — Valerio Magrelli

Vicolo Cieco n.21: Comuni e Principati
Posted 5 hours ago

 
In fondo Addio alle armi, già dal titolo, voleva essere una chiamata di deposizione, non tanto degli strumenti del conflitto, quanto della zappa che ci serve per la causa del…

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un tale, una tale – tra oralità e scritture n.7: A mio modesto avviso (appunti di poetica ragionevolmente sentimentali)
Posted 2 days ago

 

[ La questione orale : le diverse posizioni sin qui raccolte ne mostrano l'aspetto irriducibile, l' argento vivo. Il tentativo di adunare più voci in questo spazio è un gesto…

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A proposito di “Addio alle Armi” n.3: Matteo Fantuzzi
Posted 3 days ago

 
di Matteo Fantuzzi
Cari tutti, mi dispiace non essere con voi oggi ma sono di turno col lavoro e non mi era possibile sganciarmi.
Capisco bene le necessità di convegni, di idee,…

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Parola ai Poeti: Dante Maffia
Posted 4 days ago

 
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Se ti riferisci allo stato di salute attuale devo subito dirti che è buono ma nascosto, occultato,…

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Appunti n.14: "Berrà il mojito e avrà i suoi occhi. Alcune osservazioni né a favore né contro il valore didattico della poesia.", Di Luca Rizzatello
Posted 5 days ago

 

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Posted 10 days ago

 

di Christian Sinicco
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A proposito di “Addio alle Armi” n.2: Christi…
A proposito di
Posted 14 days ago

 
In tal modo all’infinito, attraverso il tempo, gli esseri del mondo si odieranno
e contro ogni simpatía manterranno il loro feroce appetito.
Michel Foucault
 
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L'Aria n.10: Ultime glosse sull’Ambiguo
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1.
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un tale, una tale – tra oralità e scritture n.6: Parola – corpo – voce. Appunti tra oralità e scrittura.
Posted 16 days ago

 
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La parola che soffia
Oralità e scrittura sono sorelle tra loro e figlie di un’unica lingua, quella materna. Unica perché originaria seppure mai detta una volta per tutte e…

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Opera Prima 2012: le opere finaliste
Posted 20 days ago

 
Presentiamo qui di seguito le tre raccolte che, secondo il giudizio critico della giuria di Poesia 2.0 - composta da Giorgio Bonacini, Giacomo Cerrai, Stefano Guglielmin, Gilberto Isella e Rosa…

Opera Prima 2012: le opere finaliste
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Particelle n.5: Particelle: ‘Per ogni frazione’, Davide Castiglione

di

 

I

Premere
la grafite su cerchi in cancrena:
non so più a cosa porti.
Se a un male cercato e astratto
o se a uno spazio di rilievi,
con lo scavo
come moto verso l’amore,
come modo di avvicinarlo.
Profondamente all’esterno, intanto,
si scende nelle situazioni, nelle depressioni
del terreno; la gente, i suoi gesti vivi
se inascoltati
sono fossili subito.

 

II

Un io-altri
– ancora. Se penso a scisma penso
a una vena fondata nell’occhio
dall’occidente, da secoli.
Per ogni frazione, nell’esserci
con forza e senza l’espediente
di dire noi, in due
disanimare la dipendenza dal due.

Davide Castiglione, Per ogni frazione, Campanotto Editore, 2010

 

“La vera alterità fatta di delicati contatti,/ di meravigliose compensazioni con il / mondo, non poteva realizzarsi / con un / solo termine, alla mano tesa doveva / corrispondere un’altra mano da fuori, / dall’altro.”

Lungo questi versi di J. Cortázar posti in apertura di libro (Davide Castiglione, Per ogni frazione), mi vengono incontro le particelle della poesia  ARCHEOLOGIE, non a caso inserita nella sezione “Nel due”, perché se  è nel due, nella corrispondenza sè- altro fuori da sé, che si realizza la “vera alterità”, allora è necessario indagarne e ritrovarne le tracce, le frazioni – rimanenze, comprese quelle  del distacco originario, della sua fondazione, anche in forma di scritture.

Questo, anche se “premere”, dice  Davide, “la grafite”, quindi lasciare un segno – scrivere ,“non so più a cosa porti”, perché quei “cerchi” sono smangiati, e la loro circolarità ad indicare  ritorni temporali, storici o di rapporti, risulta di impossibile ricomposizione (lo “scisma” della parte II ha già definitivamente  interrotto, almeno in Occidente, l’unitarietà perfetta del circolo;  rimane la possibilità della, o di una,  compensazione, meravigliosa  se affidata alla mano tesa che risponde ad un’altra fuori).

Tuttavia, per premere si preme, in un’azione che richiama il tentativo di fermare il dissanguamento e il conseguente venire meno o venire pallido del segno; si preme ed è pressione – scavo, impronta-solco, lasciati sul corpo, “come moto verso l’amore, /come modo di avvicinarlo”.

Un moto prettamente, o in prima istanza, fisico, che tuttavia, proprio per l’impronta di forza e quindi male che richiama, è duale a quel “male cercato e astratto” che aliena; così come duale è quello che accade, in tanto, all’esterno, dove la depressione  è adesso del terreno e la caduta non è più dal cielo, ma uno sprofondo:  per i vivi – “se inascoltati”- un tumulo; inoltre, come se non bastasse, l’ultimo verso ribadisce “fossili subito”, perché qui il premere è profondamente,  come di forza su una bocca soffice e inerme.

Nella seconda  parte l’“io- altri / -ancora”, il noi che ci accomuna in questa sepoltura, si fa vena, quella “vena fondata nell’occhio/dall’occidente” che, come una linea di taglio nella roccia fossile, separa;     “scisma”, anzitutto  uomo-natura, e poi via, con tutta la bella compagnia di dicotomie d’Occidente, da secoli,  classiche.
Di fronte ad esse, ad “ogni frazione” -e fazione-  che si genera, Davide richiama fortemente alla responsabilità individuale, e questo “per ogni frazione”:

per ogni frazione” infatti, occorre “esserci /con forza e senza l’espediente /di dire noi “; anzi rispetto al noi, al due, occorre  “in due /disanimare la dipendenza dal due”, togliere cioè, e questa volta insieme,  l’anima a tale dipendenza, snudarla nel suo essere, renderla puro fatto di conta, meccanica.

(Qui per ulteriori info sul libro e sull’autore)

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  1. prestiti dipendenti says:

    Articolo di notevole importanza, ben fatto, è utilissimo leggerlo, grazie

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