Si fa poesia per vedere qual’è la tenuta d’una parola, il collante tra un’esperienza ed un’altra trasposta in parole. Si fa poesia così come si prova a montare un uovo.
— Valerio Magrelli
In fondo Addio alle armi, già dal titolo, voleva essere una chiamata di deposizione, non tanto degli strumenti del conflitto, quanto della zappa che ci serve per la causa del…
[ La questione orale : le diverse posizioni sin qui raccolte ne mostrano l'aspetto irriducibile, l' argento vivo. Il tentativo di adunare più voci in questo spazio è un gesto…
di Matteo Fantuzzi
Cari tutti, mi dispiace non essere con voi oggi ma sono di turno col lavoro e non mi era possibile sganciarmi.
Capisco bene le necessità di convegni, di idee,…
Qual è lo “stato di salute” della poesia in Italia? E quello dei poeti?
Se ti riferisci allo stato di salute attuale devo subito dirti che è buono ma nascosto, occultato,…
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di Christian Sinicco
Nel 1984 su Poesia della metamorfosi – Antologia e proposte critiche a cura di Fabio Doplicher (Stilb, Roma) viene pubblicato un saggio di Piero Bigongiari dal titolo “Poesia…
In tal modo all’infinito, attraverso il tempo, gli esseri del mondo si odieranno
e contro ogni simpatía manterranno il loro feroce appetito.
Michel Foucault
[Per i complottisti ed i sospettosi valga la…
1.
La morte scritta secondo elegia e profezia sfocia nella morte realizzata. Ecco Pasolini. Mi interessa l’uscita [di scena] di chi sa che non potrà avere, fuori, un suo simile: non…
di Alessandra Pigliaru
La parola che soffia
Oralità e scrittura sono sorelle tra loro e figlie di un’unica lingua, quella materna. Unica perché originaria seppure mai detta una volta per tutte e…
Presentiamo qui di seguito le tre raccolte che, secondo il giudizio critico della giuria di Poesia 2.0 - composta da Giorgio Bonacini, Giacomo Cerrai, Stefano Guglielmin, Gilberto Isella e Rosa…
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I
Premere
II Un io-altri |
Davide Castiglione, Per ogni frazione, Campanotto Editore, 2010 |
“La vera alterità fatta di delicati contatti,/ di meravigliose compensazioni con il / mondo, non poteva realizzarsi / con un / solo termine, alla mano tesa doveva / corrispondere un’altra mano da fuori, / dall’altro.”
Lungo questi versi di J. Cortázar posti in apertura di libro (Davide Castiglione, Per ogni frazione), mi vengono incontro le particelle della poesia ARCHEOLOGIE, non a caso inserita nella sezione “Nel due”, perché se è nel due, nella corrispondenza sè- altro fuori da sé, che si realizza la “vera alterità”, allora è necessario indagarne e ritrovarne le tracce, le frazioni – rimanenze, comprese quelle del distacco originario, della sua fondazione, anche in forma di scritture.
Questo, anche se “premere”, dice Davide, “la grafite”, quindi lasciare un segno – scrivere ,“non so più a cosa porti”, perché quei “cerchi” sono smangiati, e la loro circolarità ad indicare ritorni temporali, storici o di rapporti, risulta di impossibile ricomposizione (lo “scisma” della parte II ha già definitivamente interrotto, almeno in Occidente, l’unitarietà perfetta del circolo; rimane la possibilità della, o di una, compensazione, meravigliosa se affidata alla mano tesa che risponde ad un’altra fuori).
Tuttavia, per premere si preme, in un’azione che richiama il tentativo di fermare il dissanguamento e il conseguente venire meno o venire pallido del segno; si preme ed è pressione – scavo, impronta-solco, lasciati sul corpo, “come moto verso l’amore, /come modo di avvicinarlo”.
Un moto prettamente, o in prima istanza, fisico, che tuttavia, proprio per l’impronta di forza e quindi male che richiama, è duale a quel “male cercato e astratto” che aliena; così come duale è quello che accade, in tanto, all’esterno, dove la depressione è adesso del terreno e la caduta non è più dal cielo, ma uno sprofondo: per i vivi – “se inascoltati”- un tumulo; inoltre, come se non bastasse, l’ultimo verso ribadisce “fossili subito”, perché qui il premere è profondamente, come di forza su una bocca soffice e inerme.
Nella seconda parte l’“io- altri / -ancora”, il noi che ci accomuna in questa sepoltura, si fa vena, quella “vena fondata nell’occhio/dall’occidente” che, come una linea di taglio nella roccia fossile, separa; “scisma”, anzitutto uomo-natura, e poi via, con tutta la bella compagnia di dicotomie d’Occidente, da secoli, classiche.
Di fronte ad esse, ad “ogni frazione” -e fazione- che si genera, Davide richiama fortemente alla responsabilità individuale, e questo “per ogni frazione”:
“per ogni frazione” infatti, occorre “esserci /con forza e senza l’espediente /di dire noi “; anzi rispetto al noi, al due, occorre “in due /disanimare la dipendenza dal due”, togliere cioè, e questa volta insieme, l’anima a tale dipendenza, snudarla nel suo essere, renderla puro fatto di conta, meccanica.
(Qui per ulteriori info sul libro e sull’autore)
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This entry was posted on Tuesday, November 1st, 2011 at 14:38 and is filed under Altre Voci, Rubriche, Slideshow, Ultimi articoli and tagged with critica, Davide Castiglione, lettura, Margherita Ealla, nota, Particelle, Per ogni Frazione, poesia, recensione. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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Articolo di notevole importanza, ben fatto, è utilissimo leggerlo, grazie