“Sono venuto scalzo fin nel tuo cuore,
— Gianni Ruscio
e lì ho lasciato la mia felicità,
dentro le tue ricche stanze trasudate di vuoto.
Abbisogno, per riconoscermi,
della tua solitudine.”
In fondo Addio alle armi, già dal titolo, voleva essere una chiamata di deposizione, non tanto degli strumenti del conflitto, quanto della zappa che ci serve per la causa del…
[ La questione orale : le diverse posizioni sin qui raccolte ne mostrano l'aspetto irriducibile, l' argento vivo. Il tentativo di adunare più voci in questo spazio è un gesto…
di Matteo Fantuzzi
Cari tutti, mi dispiace non essere con voi oggi ma sono di turno col lavoro e non mi era possibile sganciarmi.
Capisco bene le necessità di convegni, di idee,…
Qual è lo “stato di salute” della poesia in Italia? E quello dei poeti?
Se ti riferisci allo stato di salute attuale devo subito dirti che è buono ma nascosto, occultato,…
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Puoi scaricare il documento qui.
di Christian Sinicco
Nel 1984 su Poesia della metamorfosi – Antologia e proposte critiche a cura di Fabio Doplicher (Stilb, Roma) viene pubblicato un saggio di Piero Bigongiari dal titolo “Poesia…
In tal modo all’infinito, attraverso il tempo, gli esseri del mondo si odieranno
e contro ogni simpatía manterranno il loro feroce appetito.
Michel Foucault
[Per i complottisti ed i sospettosi valga la…
1.
La morte scritta secondo elegia e profezia sfocia nella morte realizzata. Ecco Pasolini. Mi interessa l’uscita [di scena] di chi sa che non potrà avere, fuori, un suo simile: non…
di Alessandra Pigliaru
La parola che soffia
Oralità e scrittura sono sorelle tra loro e figlie di un’unica lingua, quella materna. Unica perché originaria seppure mai detta una volta per tutte e…
Presentiamo qui di seguito le tre raccolte che, secondo il giudizio critico della giuria di Poesia 2.0 - composta da Giorgio Bonacini, Giacomo Cerrai, Stefano Guglielmin, Gilberto Isella e Rosa…
This entry was posted on Friday, September 16th, 2011 at 17:58 and is filed under Altre Voci, Rubriche, Slideshow, Ultimi articoli and tagged with commento, critica, Estetica del Polo Nord, lettura, Marco Furia, Michel Onfray, Ponte alle Grazie, recensione, Salani Editore. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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Altre Voci n.23: Il popolo del freddo
di Redazione
di Marco Furia
Già l’inizio, i cui toni ricordano quelli di Francis Ponge, ne è chiaro esempio:
L’autore compie, assieme al vecchio padre, un viaggio oltre il circolo polare artico, nella Terra di Baffin, abitata dal popolo inuit, la cui antica civiltà, pesantemente aggredita dai modelli occidentali, sembra resistere soprattutto nel ricordo e nella testimonianza degli anziani.
Il racconto è davvero intenso.
Tenace è la volontà di avvicinare una diversa forma di vita mai dimenticando le proprie caratteristiche culturali.
È necessario saper trovare utili elementi di contatto in circostanze anche minime, come il compiersi di un gesto o il rendersi esplicito di una semplice memoria, poiché una sorta di pudica ritrosia accompagna le parole di un interlocutore la cui esistenza, ricca di valenze magiche, è stata rude e concreta.
Per gli inuit il magico è lì, presente in una certa espressione dell’orso bianco, come negli organi di una foca appena uccisa, o in talune nuvole scure: aspetti reali e metafisici coesistono in una mai sopita attenzione nei confronti di segni quasi impercettibili che rimandano a entità infinite ed eterne.
Il Nostro è conscio dell’impossibilità di un totale immedesimarsi:
Occorre non aver fretta nel diminuire, con assiduo riguardo, le distanze, occorre affettuoso rispetto, occorre saper dare importanza a quel persistente mistero che, alla fine, risulta ricco di senso: soltanto per queste vie si potrà giungere a una comprensione non superficiale, capace di cogliere nell’enigma una possibilità ulteriore.
Attenzione massima, dunque, per i lineamenti che s’illuminano, per certe atmosfere che dicono più di tante parole, per ogni silenzio gravido d’energia.
La scienza e la tecnica dell’occidente non perdono importanza se si prende atto di come i loro linguaggi siano ben lungi dall’esaurire, in termini qualitativi, le (immense) dimensioni espressive della natura umana.
Saper assegnare a ogni aspetto il giusto valore, non insistere nel voler applicare taluni modelli al di fuori dei loro àmbiti, essere sempre propensi all’ascolto: questi i fecondi insegnamenti di Estetica del Polo Nord.
Antropologia, filosofia e poesia nello scritto si fondono, poiché nella civiltà del grande freddo (ancora pressoché intatta fino ai primi anni cinquanta del secolo scorso) sono già, semplicemente, fuse.
Di fronte all’attuale miseria etica e culturale degli inuit, Onfray non propone soluzioni, non sostituisce un discorso a un altro discorso, ma illumina fattezze e fisionomie affascinanti e misteriose, indicando così la via di una consapevolezza che non esclude la parte migliore di ogni civiltà.
Illuminare, talvolta, è più efficace che spiegare.
(Michel Onfray, Estetica del Polo Nord, Ponte alle Grazie, Salani Editore, Milano, 2011, pp. 154, euro 14,00)
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