settembre, ora lo guardo
— Umberto Piersanti
da dietro i vetri,
nell’orto ti rivedo,
il tuo riso riascolto
tra i rovi folti.
Il cavaliere polacco
Tutte le straripanti bellezze
La notte della vigilia La notte della vigilia
I pini di Matsushima Quanto sono ammirevoli e singolari Siamo partiti in treno, poi abbiamo preso |
Da una vena unica, Il Labirinto, Roma, 2009 |
Il cavaliere polacco è la prima poesia del libro. Nella breve, asciutta e antilirica descrizione del cavaliere (è chiaro il riferimento al celebre quadro di Rembrandt): il fustagno rosso dei pantaloni, il frustino, il berretto di pelliccia, la lunga casacca, lo sguardo alto (che, fisso “tra la sfida e il fantasticare”, così è stato scritto, spazia lontano, attraverso il crepuscolo), inteso allo svelamento e alla rivelazione di sé, e l’andatura del cavallo attraverso “le straripanti bellezze del mondo”: elementi essenziali, più di un carattere che di un atteggiamento, circoscritti in un tempo e un luogo precisi, eppure misteriosi come l’attesa; nella descrizione del cavaliere, dicevo, si trovano già dispiegati i motivi della poesia di Colafato: riflessione, autoironia, conoscenza del mondo, introspezione affilata. Una poesia che ferisce, ma che, come si legge nel risvolto editoriale, ha “in sé poteri lenitivi”; e basta a confermarlo La notte della vigilia, breve scena notturna, di lindore e commossa bellezza: pochi versi che spalmano l’unguento lenitivo della tenerezza sui lividi di un pensiero appena riconciliato con se stesso e che qui, sembra, trova requie. E, per finire, I pini di Matsushima, località devastata dal recente tsunami. Esisteranno ancora, i pini? Oppure, strappati dalle loro radici, si saranno tuffati nel vuoto?
Dichiaro di voler acquistare eventuali successive raccolte pubblicate dall’autore per seguirne nel tempo la futura scrittura, riferendone in questa rubrica.
Francesco Dalessandro, Roma, 10/4/2011
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This entry was posted on Wednesday, May 4th, 2011 at 08:00 and is filed under In evidenza, Poesia Condivisa, Poesie Condivise, Ultimi articoli and tagged with Da una vena unica, Francesco D'alessandro, Michele Colafato, poesia, Poesia Condivisa. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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Mi congratulo con Francesco Dalessandro per questa felice proposta che ha meritato per giudizio unanime della redazione l’inserimento in rubrica per il bimestre maggio-giugno. All’autore Michele Colafato, che non conoscevo, auguro che la presenza di sue poesie qui sia di aiuto per dilatare la conoscenza della sua scrittura. Sono testi che subito mi hanno catturata per la loro geometria che fonde sottili emozioni ed eleganza di stile.E l’analisi empatica di Dalessandro, pur nella stringatezza, bene mette a fuoco rappresentazione e linguaggio perfino nelle sfumature, stimolando viva curiosità.
La redazione invita cortesemente presentatore e anche autore, se disponibili, a partecipare qui allo scambio con chi legge-commenta.
un grazie a voi tutti
Annamaria Ferramosca
Con riserva di cercare notizie sull’autore – e senza aver letto altro che queste tre sue poesie – devo dire che i testi scelti s’imprimono subito felicemente per l’efficacia dei ritratti, la musicalità, le indovinate scelte lessicali.Poesia che ferisce e lenisce, come ci viene riferito e come constatiamo; ma in fondo è proprio questo il lavoro infermieristico che svolge la poesia: cercare le ferite, aprirle e riaprirle per medicarle, inciderne di nuove per guarirci di qualcosa…Una piacevole scoperta dunque, pienamente nell’ottica di questa rubrica.
Un saluto cordiale
Antonio
Non vedo (forse per miopia) lacerazioni in queste poesie, ma cura. Cura e pietas, una ricerca di moventi, l’attesa che nel secondo testo dice la consapevolezza di essere in un comune destino, tra terra e cielo, fragili.
E gli alberi, la natura che osserva e si fa specchio.
Bella proposta, grazie
Liliana Z.
“Il cavaliere polacco”, nel tono e svolgimento, mi ricorda alcune poesie di Costantino Kavafis: la descrizione appassionata ed oggettiva di straordinarie apparenze, e l’ineluttabile conclusione morale dettata con la seconda persona singolare.
Rifuggendo dal famigerato ( e comico ) “critichese” , Dalessandro coglie la fresca pronuncia e la sorvegliata espressività di questi versi , restituendoci l’empatia che suscitano . Più che generico apprezzamento , mi sembra d’obbligo accordare a Colafato una forte stima ( con gli auguri di buon proseguimento ) .
Da curatore, ringrazio questi primi commentatori, a cominciare da Annamaria (che ci – me e principalmente l’autore delle poesie – ospita nella sua lodevole rubrica). Non sono certo tra i patiti dei commenti a tutti i costi, dunque spesso generici e inutili, ma quando i commenti sono attenti e puntuali come i precedenti, credo che tutto sia più facile. Poiché l’apprezzamento per i testi è generale (e la mia breve nota questo voleva ottenere: ringrazio di darmene atto l’amico Leopoldo) non ho da aggiungere granché. A Liliana (Zinetti?) vorrei dire che non è affatto miope, e che è vero che la poesia non produce lacerazioni. Io credo d’aver detto che ferisce, che mi pare non sia la stessa cosa, come molta buona poesia e come molta buona poesia però anche lenisce le ferite a sé e al poeta, al tempo, al mondo…
Grazie
E’ PUR BREVE IL PERIODO CHE CI SEPARA DALLA USCITA DEL LIBRO
E DALLA PRIMA LETTURA DELLE POESIE DI MICHELE, ED ECCO CHE SCOPRO, CON LA VOSTRA INIZIATIVA DI – POESIA CONDIVISA – CHE QUESTE LIRICHE SI SONO GIA’ CONSOLIDATE IN ME COME UN CLASSICO CONTEMPORANEO.
RITROVO OVVIAMENTE LA RAFFINATEZZA E IL RIGORE, RIVERBERO, SOBRIAMENTE DISSIMULATO, DI VASTE, ELABORATE ESPERIENZE.. E LE IMMAGINI..CERTO..MA DI TUTTO CIO’, SOPRATTUTTO L’ EFFETTO DI ATTENTA ESTRANIAZIONE ,DEL GIUSTO DISTACCO CHE AVVINCE: IL RISULTATO SAPIENTE DI UN ‘MONTAGGIO ‘ CHE SPIAZZA E PACIFICA.CHE DIRE ? UN BEL COLPO PER IL ‘ LABIRINTO’.
UN SALUTO E UN RINGRAZIAMENTO PER LE VOSTRE INIZIATIVE IVANO
do il mio benvenuto in Poesia Condivisa al gruppetto di nuovi visitatori Nail Chiodo, Liliana Zinetti, Leopoldo Attolico, ad Antonio Fiori che vi ritorna, a Francesco Dalessandro presentatore. a tutti grazie per l’apprezzamento di questo che vuole essere un semplice assaggio di poesia. mi verrebbe da dire quasi “un test di testi”,che mette un po’ alla prova vari attori: la poesia in primis, l’efficacia di stimolo della presentazione, i nostri gusti di lettori di poesia. e dico che la finalità -per tutti gli attori benevola- della rubrica, vorrebbe essere proprio quella di sollecitare movimento attorno a una scrittura, nel senso di andare oltre la lettura e lo scambio sui soli testi presentati, ma -proprio nel senso del cercare indicato da Antonio Fiori- volendo cercare altra anima dell’autore, altre sue visioni, ossessioni, temi, insomma farsi trainare verso un più largo approfondimento…
E per me, proprio quel mistero dell’introspezione innescata dal cavaliere dipinto, colto da Nail Chiodo, accanto al senso sottile del comune destino e della cura, riferiti da Liliana, e altro ancora ,sotteso e anche inesprimibile in questi versi, sono elementi che suscitano voglia di continuare l’esplorazione. così ho trovato in rete notizie di una vita di peregrinazioni densa di fascino e vicissitudini, di un ambiente originario bilingue,arberesh-italiano…
ma al dilà della biografia, su cui pure mi piacerebbe sapere dall’autore quanto il suo nomadismo abbia influito sulla scrittura, credo che per noi lettori la via più facile sia anche la più breve: leggerlo. leggere questo suo libro “Da una vena unica”. entrandogli in vena, appunto.
mentre appare il mio commento, ecco lo vedo essere stato appena preceduto da quello entusiastico di Ivano Dattini, che va nel senso di un riconoscimento delle qualità sottese di cui dicevo. rigore, straniamento, distacco… grazie per condividere, Ivano
Poesia elegiaca, partendo dal delicato ritratto tracciato dalla memoria in I pini di Matsushima che, come sottolinea Dalessandro, si stagliano nel vuoto lasciato dalla tragedia che ha colpito il Giappone ; dove La notte della vigilia più che una tregua è un attimo di consapevolezza, di amore verso se stessi, un difendersi dall’incalzare della morte, a cui Il cavaliere polacco si prepara forte della sua vita.
Abele
[...] a leggere qui da → Michele Colafato, Poesia, Poesia Condivisa ← Faraòn Meteosès: Leaf [...]
In queste tre poesie di Michele Colafato sento il centro del crinale al quale si arriva dopo una peregrinazione faticosa verso il senso dell’esistenza, lo sguardo è rivolto all’esterno e all’interno contemporaneamente. Queste parole fanno pensare alla riga che si traccia alla fine dei conti e che se il cammino è stato attento e consapevole oltre che umile permette di sentirsi parte del tutto. E in questo tutto troviamo veramente tutto: bene, male, fatica, grazia, il principio e la fine, le ombre e gli squarci di effimera comprensione. La scelta delle parole che compongono i ritmi di queste tre poesie rendono il lento lavoro che sta dietro la costruzione dell’assegnazione di senso a questo peregrinare del cavaliere polacco. E’ vero è pacata questa poesia e per questo lenisce, ha un movimento accogliente non affronta di petto, non è muro ma porto e per questo vi si può riposare.