Claudia Ruggeri – una nota di Mauro Marino

C’è come un vento nella poesia che determina l’indeterminato. Un soffio, che cresce e si fa furia quando dice e svela.

C’è il poeta c’è il Tempo, da attraversare, che co-spira con gli uomini. I “piccolini”, al potere, timorosi delle novità; del venire prepotente di chi dovrebbe starsene quieto, al lato, in silenzio, attento. Rimanere perennemente allievi?!

L’umiltà è altra cosa. È saper prendere le misure e calibrare il passo. E pure la voce calibra potenza ed armonia, tempera la dote.

La poesia dei grandi di questa terra di mezzo, carezza il canto, lo sappiamo bene, muove un sogno teatrale, barocca immagini, deborda tra purezza e realtà.

È colta la poesia di qui! Ha letto libri e consumato righi, sospensioni, estasi. S’è interrogata, mai tentando compromessi. S’è fatta alta, unica, formidabile, nello sganghero, nel poco, nella povertà, nel lato di confine che abitiamo, incrocio e approdo, sponda di partenza. In costante ricerca. E Claudia Ruggeri è cuneo forte in questa gentile folla tutta d’uomini che scrive la poesia del Novecento in Terra d’Otranto. Altre, più mature, erano state ancelle nel salotto dell’Accademia di Lucugnano.

Claudia no, è cuneo forte che inesorabile preme, rompe e scardina e fa dolore con la cifra del suo ultimo atto poetico che chiama alla conseguenza l’abbandono.

Attrice era, densa, melodrammatica. La scorgiamo in alcune foto e lo sguardo è dritto, tutto d’occhi, aperti, spalancati nell’osare!

Adesso, nel cambio del Tempo, i suoi lettori sono folgorati. È che cambia! Ciò che ieri impastava mormorii, oggi matura stupori. Esatto il suo verso. Saetta spesa al cuore con mira infallibile. Che per questo scriveva lei: per una purezza tutta di cuore.

Il poeta friuliano Alessandro Canzian, suo ultimo critico in un saggio inserito nel volume Oppure mi sarei fatta altissima (Associazione Culturale Terra d’Ulivo), muove Petrarca per confessarci che: “incapace di comprendere alcunchè di quel che leggeva, era solamente ammaliato dalla dolcezza dei suoni che venivano da quelle parole” e anche Mario Desiati, artefice dell’attenzione oggi rivolta alla “poetessa della meraviglia”, si dichiara suo commosso lettore.

Intera lei, integra. Corpo poetico che mischia lingue, fa eco, sfiora e sfonda ogni senso. Si fa imprendibile, unica ai “suoi”, proiettata nell’altrove, saettante. Presente, la voce. Le voci! Scandisce parole, cantilena parole, affluvia parole. Per Bene le dice, col suo canto!

La parola è figlia in lei, ci dice Maurizio Nocera, le sue parole nascono per essere dette.

(dimenami con ordine la sillaba / (prestami la parola che si addica: aulika; che sia forte o poeta che ti copio come capita ora che il mio racconto è andato a male / come credo che succeda a un certo punto che sfugga la pagina / esatta il rigo la parola giusta da riscrivere a macchina / una buona volta con due dita e spaginare così a caso / dannun- / zio tragico per rubargli il rigo esatto la parola così / per massacrarla con due dita una buona volta IMPARARE.” (da Inferno minore – Interludio – Tragedie, sogni e misteri II)

Trovi D’Annunzio e Beckett. C’è Bodini, Dante e c’è l’amore. Un amore senza via d’uscita, come i fili che muovevano Salvatore Toma, le sue purezze, i voli, il graffio. E c’è Montale. Un ermetismo, denso di simboli e una segreta cifra nella miscellanea delle parole che annichiliscono e sferzano cariche, violente, desideranti.

salve sono tornata: sono malata malata d’Amore, levami / ahi la scarpetta, tutta abitata, oddio / formicolata… scrivila in giardino…

(il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio /e un fremito mi ha sconvolta […] (da Inferno minore Pagine del travaso)

Dite parole! Dite parole! Invocava una sera! Dite parole, mischiandosi alla musica, malinconica la sua danza si atteggiava al volo.

Noi abbiamo un compito, adesso che quel silenzio è colmo di versi, di presenze, di pari che l’avrebbero accolta, coccolata, amata: contrastare la vulgata che stinge la poesia con la biografia. Claudia poetessa maledetta, angelo e diavolo. Claudia mito di un femminile ferito. No. Claudia è poesia. Paga il male che è nelle cose del Mondo, ci dice Michelangelo Zizzi. Ella è purezza. Una purezza che ha assorbito l’alterità. Una purezza bambina che gioca il pericolo. La purezza di chi si riconosce nelle cose non finite. Una poesia sacra, che aspira all’immortalità, vuole verità. Chè il Mondo non può riflettere il sogno degli Angeli.

“Vorrei una faccia bestia, laterale, un muso / inesplicabile di sogliola a sguardo come / dire intero sufficiente. un’anima da travaso / un’anima che risiede che sotto il gran sabbione / alleva la deessa, Macchia pulcherrima / in questa densa sinistra: giunchi falaschi guazza / neutri e coesi Ordine innanzi / tutto o la necessaria evidenza che si di- / verte nella memoria al margine ambulante / alla soglia acrobata, che si consuma… e tra le pietre / sparite del giardino i silenzi / si nascondono con precisione e pare un caso ormai / la mia parola Bianca, bianca da respirare profondo / in tanta fissazione di contorni o forse vuoi / l’arresto, l’appartenenza inevitabile / alla sillaba all’inevitabile distensione / delle terre trascorse delle altre ancor / da nominare chiamarle una poi l’altra tutte / le terre perfette alla mente afferrata / di nomi che smodano scadono che portano / alla memoria o la stravagano? (da Inferno minore-Pagine del travaso)

(di Mauro Marino su Claudia Ruggeri )

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