Poesia Condivisa 2 N.39: Christian Tito

 

Così chiedo agli avi i futuri codici
per attraversarla senza perdere niente questa nostra vita
per mettere in mio figlio e in tutti i figli
una traccia di senso possibile, un amore, una passione
per non perdermi pur perdendo continuamente
poiché la vittoria appare chiara e vacua in questo mondo
e a noi piace la piena ombra

poesia come massimo grado della sconfitta
poesia come massima distanza dalla resa

camminare a piccoli passi ma camminare
dire poche parole, ma dirle

perché noi crediamo nella parola
e forse più in quella data
prima ancora che scritta.

da  Ai nuovi nati  ed. Fiori di Torchio ( Padova, 2016 )

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Annamaria Ferramosca
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2 Comments

  • Riporto qui, per una impossibilità tecnica a postare -spero temporanea- il commento di Franco Intini, assiduo lettore di queste nostre Poesie Condivise. Sulle sue parole per Christian rifletto e resto in silenzio.

    Conoscevo l’autore attraverso una lunga intervista che aveva rilasciato per un gruppo fb, di poeti pugliesi a cui è iscritto anche il sottoscritto. Mi ero ripromesso di approfondire la strana trasversalità che appartiene ai poeti, come se “questo massimo grado della sconfitta \poesia come massima distanza dalla resa” lavorasse all’interno di ogni possibile professione, interesse, modalità di esprimere la presenza nel mondo secondo le proprie inclinazioni –anche in zone apparentemente lontane come quelle della pratica scientifica- in favore di un comune sentire la parola. Vedo tracce della sua risposta nella chiusa di questa poesia. È al mondo reale infatti che rimanda quel “forse più in quella data”, al rapporto interpersonale, onesto e sincero piuttosto che alla parola scritta. È dunque in questa luce che mi piace rileggere l’intero brano. Parola che va oltre la scrittura e diventa parte fondante di un patto tra uomini che non si può stracciare perché sopraggiunge la non convenienza, il ripensamento, il tornaconto ma che apre una strada nelle possibilità di rappresentare un senso e scava abissi per separarla dalla vacuità, dalla parola detta di troppo e falsa
    poesia come massimo grado della sconfitta
    poesia come massima distanza dalla resa
    E’ poesia che affronta la battaglia e le contraddizioni della vita conscia delle possibili sconfitte ma che possiede al suo interno le ragioni della vittoria e del passaggio di testimone ad altra generazione:
    Così chiedo agli avi i futuri codici
    per attraversarla senza perdere niente questa nostra vita
    per mettere in mio figlio e in tutti i figli
    una traccia di senso possibile, un amore, una passione
    per non perdermi pur perdendo continuamente
    poiché la vittoria appare chiara e vacua in questo mondo
    e a noi piace la piena ombra
    Di fronte a lui (a noi) ci sono i figli e con essi tutti gli altri figli ed è ad essi che bisogna mostrare un senso, dare un significato di amore e passione all’attraversamento, lo stesso che a noi è stato trasmesso dalle generazioni passate. Al poeta e alla sua grande capacità di rappresentare le ragioni più nobili dell’umanità il compito di preservarlo dal buio. Un compito che la sua prematura scomparsa non ha impedito di realizzare. Ciao
    (Franco Intini)

  • Christian Tito ci ha lasciati il 20 giugno, a 43 anni. Ci conoscevamo in voce e scambiavamo pareri e impressioni in poesia. La sua era una visione limpida e di grande fiducia nella possibilità di salvezza e resistenza alla devastazione del’oggi, che la parola di poesia può dare. conserverò preziosi i suoi pensieri.

    Riporto qui il link ad una sua nota del febbraio 2017, che riguarda il tema del libro da cui è tratta questa Poesia Condivisa
    http://www.versanteripido.it/su-lessere-padri-poesie-di-christian-tito-con-nota-dellautore/
    e inoltre segnalo un’ intensa intervista di Mauro Germani al poeta
    https://maurogermani.blogspot.com/2016/09/incontro-con-lautore-christian-tito.html
    Rringrazio Versante ripido e Mauro Germani

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