Così questa sarebbe la gente che dovrei amare così come l’amò Cristo? Questa gente che cammina una dietro l’altra nel sottosuolo, dietro paratie sporche di ditate, scarabocchi graffi e messaggi pubblicitari. Milioni di nuche illuminate tanto debolmente dai neon quanto la mia, esposta alla fragile lanterna che mi hai rubato? Così dovrebbero essere loro il mio patrimonio e il mio lascito? Dovremmo dunque essere noi i custodi di questo amore che arde da sempre ma che cambia il luogo della sua combustione, e che ora mi svilisce tanto adesso tace, tanto fu bruciante e assordante. Così questo sarebbe lo sfondo reale, la vita vera? La base su cui s’innalza il piedistallo del mio giorno già finito e appena cominciato; che cala senza che a nessuno gli venga in mente di fermarsi e opporsi, fare qualunque cosa che faccia capire a tutti quel che tutti hanno capito, senza che nessuno di loro mi guardi, o guardi il suo vicino e lo sappia toccare: ma adesso, in questo preciso momento, perché dopo sarà insignificante. Eppure, non è l’ora di punta. Ora potrebbero fermarsi e guardarsi. Ecco, stanno annunciando un altro treno. Un altro treno carico dello stesso fuoco e della stessa porzione di freddo che lo nasconde. Intere colonne di portatori di fiamme congelate. Ne arriveranno altri e altri ancora. Gli autisti cambieranno i loro turni, invecchieranno sulla superficie, mentre i figli prenderanno il loro posto e io, mi immagino fermo qui, vederti passare.