POESIA CONDIVISA 2 N.11: FABIO PUSTERLA

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Le terre emerse

E poi qualcuno va, tutto è più vuoto.
Se ci ritroveremo, sarà per non conoscerci,
diversi nei millenni, nella storia
faticosa di tutti; e intanto arretrano
i ghiacciai, s’inghiotte il mare
lo stretto, ed il passaggio
è già troppo profondo, impronunciabile,
sepolto nel passato il tuo viaggio. Se ci ritroveremo
non ci sarà memoria per me, insetto,
per te, fatto farfalla tropicale.
D’altra parte, lo sai, non ci vedremo
più. Nessun colombo verrà, nessuna pista
a ricucire lo strappo, la deriva
di morte.

da Bocksten, Marcos y Marcos ( Milano, 2003).

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Annamaria Ferramosca
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2 Comments

  • Molto mi piacerebbe che il poeta intervenisse su queste dense considerazioni . grazie a tutti coloro che leggono e apprezzano, anche in silenzio.

  • C’è un modo di leggere la realtà ed è di vederci dentro, a dibattersi, cose che già ci sono state e che per un attimo si sono incontrate, magari si sono amate e hanno costruito qualcosa insieme ma poi ognuna per sé è ritornata nel nulla da cui è venuta. Nessun premio o condanna soltanto un riarrangiarsi del tutto sulla base della natura chimica della natura, quando le leggi della trasformazioni diventano favorevoli alla vita.
    Ciò che ne viene è un senso di frattura continua e di vagare caotico delle esistenze -dell’umanità in particolare-che la metafora delle terre emerse rende perfettamente.
    Conoscenza e perdita di memoria, dunque che si alternano in un ciclo continuo di essere in essere.
    Ogni volta che si rinasce tocca ricominciare daccapo senza mai raggiungere la meta di allacciare una relazione che duri per sempre, perché conoscersi non è mai riconoscersi e di cosa si è stati non c’è più traccia. E dunque se di fronte a noi c’è qualcosa\qualcuno che non conosciamo è solo che, nascendo, se ne è persa la memoria. Se sia questa la condanna di Sisifo o la fertile fucina dell’evoluzione ha davvero poca importanza. Rimane il mistero dell’inconoscibilità degli altri espressa in un verso:

    Se ci ritroveremo, sarà per non conoscerci,
    diversi nei millenni, nella storia
    faticosa di tutti;

    che riflette quello della solitudine cosmica che ognuno si porta dentro come qualcosa di incolmabile:

    Nessun colombo verrà, nessuna pista
    a ricucire lo strappo

    Sottile è il richiamo al rispetto per la totalità di ciò che è.
    Profondo è il dolore che rimane per il singolo legame slacciato e destinato a non ricucirsi più ed è questo credo il messaggio del poeta che non si rassegna alla deriva di morte.
    I versi di un poeta saranno pure impotenti ad arginare questa deriva ma di certo sono capaci di risvegliare nel lettore il senso di attaccamento profondo all’ universo di relazioni in cui è coinvolto per non lasciarsene sfuggire nemmeno una.
    Gli viene dalla consapevolezza che la conoscenza -come tratto decisivo della sua natura-è solo di un momento casuale- se misurato con parametri di tempi e spazi incommensurabili in cui la non conoscenza, in tutte le sue declinazioni, è regola – e dunque il privilegio di chiamarsi uomo è effimero quanto quello di una farfalla.
    Sentimento della perdita del sé, senso della irreversibilità degli eventi e consapevolezza di una legge di natura che non prevede una seconda chance:

    D’altra parte, lo sai, non ci vedremo
    più.

    sono elementi che distinguono la grande poesia e che alzano il poeta all’altezza di quel “lo sai” come depositario di una conoscenza tragica dell’esistenza in cui riassumere tutto il resto e con cui confrontarsi.
    ciao Franco

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