POESIA CONDIVISA 2 N.9: William Carlos Williams

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da Il fiore è il nostro segno, All’insegna del pesce d’oro-Scheiwiller (edizione numerata, Milano 1958), a cura e con traduzione di Cristina Campo.

Annamaria Ferramosca
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3 Comments

  • A questo credo serva la poesia, a far migrare la mente oltre ogni banale meccanismo cognitivo, avvicinarsi, come fa Franco e ce ne fa partecipi, all’ indicibile che proviene dall’ oltre, come il mistero racchiuso nei versi : “Ma l’amore non è di questo mondo// e nulla ne nasce oltre l’amore”.

  • C’è in questa poesia un’idea circolare dell’amore dove il suo “non essere di questo mondo ” vivifica ogni cosa senza mai corrompersi. La pioggia non è che una magia operata sulle cose che bagna per renderle nella loro perfetta forma, di fiore, di albero ma anche un medium del pensiero universale, in cui tutto è già perfettamente in ordine, per penetrare ogni meccanismo della continuità nel tempo e rimetterlo in moto.

    Di fronte c’è l’amorfo del mondo degli uomini: impagabili stanze, amori illeciti, la ruffianeria nostra delizia, metalli pregiati, la vita spesa a tenere lontano l’amore che comunque riesce ad avere la meglio sulle parole- Non c’è solo la Laude di Francesco ma anche il Mein kampf- ed a penetrare l’indifferenza del guardare, dell’ascoltare e basta.

    Nulla chiede, tutto dà.
    Sembra di toccare una forza inarrestabile, autosufficiente, già sentita in versetti biblici, che diventa evidente nel momento della sua massima esplosione primaverile.

    Di chi questa forza, quale il suo scopo?

    Noi la chiamiamo vita e contro di lei non facciamo che inventare ragioni di niente, mentre invece il suo pensiero continuamente cade, vivifica e ritorna. Siamo abituati ad indicare come energia ciò che può trasformarsi e muovere ogni cosa ma per i poeti si chiama amore ed indica un alter ego della fisicità, uno spirito immortale che sfugge alla semplice legge di conservazione per darsi liberamente sotto nessun altro impulso che il voler dare,
    “agape creativo” che accarezza le onde indifese prima ancora di renderle obbedienti ad una equazione matematica.

    Ma ecco in tutta evidenza una questione: se l’amore non è di questo mondo, cos’è allora? Non c’è risposta nella fisicità della pioggia ma la si intuisce nel suo linguaggio semplice e potente, capace di far breccia tra le parole d’uomo come qualcosa che sovrasta e dirompe in ciascuna cosa schiusa del mondo

    stilla \ e separa così\ le parole\
    sino ad aprire un varco \ al suo amore –\
    Vi scorrono in mezzo\ le gocce-

    Azzarderei che la risposta è scritta in una forma musicale senza partitura (antecedente ai linguaggi e che tutti li comprende), eco del mistero profondo che circonda e vivifica l’esistenza, a cui il testo poetico con i suoi ritmi sapientemente frammentati ci ha accostato senza voler dare una spiegazione.

    ciao franco

  • In maniera insolita, questa volta ho scelto di trasferire il testo direttamente dal libro di Schewiller in edizione numerata, per rimarcare con i versi a fronte la traduzione originale di Cristina Campo.
    A.F.

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