POESIA CONDIVISA 2 N.5: PIERLUIGI CAPPELLO

pierluigi cappello

 

Mattino

Ho un acero, fuori casa, e tutto è lontano qualche volta
tutto passa nelle cose senza contorno
ho un acero misterioso come una città sommersa
e guardare diventa le sue foglie, l’ombra premuta
metà sulla strada metà nel giardino
la luce di ciascun giorno
dove le voci si appuntano e si disperdono.
Siamo l’acqua versata sulle pietre dei morti
sul filo teso tra la preghiera e il canto
siamo la neve dentro le cose
l’occhio cui tutto allucina, tutto separa
e vivere è un minuscolo posto nel mondo
dove stare in giardino.

da Mandate a dire all’imperatore, Crocetti editore (Milano,2010)

Annamaria Ferramosca
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6 Comments

  • Franco Intini continua nella sua adesione ai nostri post, con una forte carica empatica, che ci auguriamo accada per chiunque passi da qui .E’ bello che ci voglia lasciare il percorso della propria emozione, verso dopo verso, grazie, Franco! Soprattutto grazie per quel “privilegio riservato a chi riesce a sostenere il linguaggio della natura”.
    Trovo che le sensazioni che questo testo evoca possono accendere visioni anche molto diverse in chi legge, ma che si avvertono sempre profondamente vere, anche se difficili da oggettivare razionalmente, cercando di leggervi tracce intenzionali dell’autore. E’ questo è il perturbante della poesia e il suo essere universale: toccare in tutti le corde più profonde, solo per cenni, e insieme salvarsi da ogni ambizione cognitiva, restando in un territorio puro, distante e imprendibile.
    a.f.

  • All’inizio l’acero è un semplice albero, una cosa accanto ad altre indistinte dall’ombra :

    Tutto passa nelle cose senza contorno

    Poi, avviene una specie di miracolo. Un miracolo che coinvolge l’occhio quando la luce lo invade e le ombre si ritirano. L’occhio che guarda l’ acero nel giardino e improvvisamente diventa le cose che vede. È una metafora del poeta che si immedesima con le cose che guarda, trasferendosi in esse. A lui\loro è data persino la capacità di separare la luce del giorno dalle ombre. Ci si trova a partecipare intimamente della purezza delle cose ma anche a toccare e comunicare con i morti, a vivere il canto che diventa preghiera. È come se con l’occhio interagisse qualcosa che si trasforma continuamente ma che contemporaneamente ritorna nell’ordine della distinzione. L’occhio come centro del mondo ma che è anche la vita dell’acero al centro del giardino.
    Avviene questo dunque che l’immobilità apparente dell’acero sia identica alla vita stessa del poeta.
    Nell’acero a sua volta c’è una specie di amore che riempie il poeta, una specie di affinità elettiva che rende possibile questo rapporto. Un privilegio riservato a chi si ferma a guardare e riesce a sostenere il linguaggio della natura.
    Ma c’è anche un invito ad andare oltre le apparenze dei limiti naturali o imposti, a far parte della pienezza di ogni cosa, accettando il piccolo posto\ruolo riservato ad ognuno nella vita, compreso quello di passare nelle cose senza contorno.
    Ed è questo passaggio che si avverte come un senso potente che converte l’esistenza del poeta in quella dell’acero e questa nelle cose morte che la luce del mattino a sua volta riporta in chiarezza. Come ad indicare un ciclo perpetuo ed il suo farvi parte.
    Almeno questo mi suggerisce. ciao franco

    • Grazie ad Annamaria Ferramosca per questo bellissimo dono che fa a noi lettori con le poesie che propone. Conosco abbastanza la poesia di Antonia Pozzi geniale ancor più per la giovane età in cui scrisse i suoi versi. Pierluigi Capello è un poeta alto che sto imparando a conoscere attraverso Internet. Ma qualcuno dei suoi libri non potrà mancare nella libreria della mia casa. Da brividi la poesia che ho appena letto e riletto!

      • Grazie, Rosa. Sì, in questa seconda fase di Poesia Condivisa spendo volentieri tempo e cura per selezionare una parola alta, già referenziata dall’assenso largo dei lettori, confermato nel tempo.
        Lo spirito della rubrica è ora semplicemente l’invito a soffermarsi su una poesia intensa, direi assoluta, come questa o come e le altre dei precedenti post.
        Sono certamente graditi i commenti, anche brevi, anche a caldo, che lascino, come è proprio della poesia, varchi ancora fluidi e aperti.
        a.f.

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