POESIA CONDIVISA 2 N.1: Con il mio omaggio per l’8 marzo a tutte le donne, di Annamaria Ferramosca

Inizia, con un po’ di ritardo, una nuova fase di Poesia Condivisa.

Non più testi con presentazione da parte dei  lettori, ma singole, nude poesie, corredate da una foto dell’autore, contemporaneo o vivente.

Un testo ogni due settimane, aperto alle riflessioni.

Annamaria  Ferramosca

annamaria ferramosca

Annamaria Ferramosca

 Forse con una donna

Lasciarla far luce
con le sue lanterne, vigile
sulle alte mura trasparenti
lasciarla apparire e sparire
come lei vuole
dosare i richiami
perché possa appartarsi
in qualche sua giungla di luna

Forse con una donna
disperata di te, del tuo mondo
non serve dividere corone
meglio farsi esuli insieme
navigare con lei navicella lunare
approdare su placide ginecosfere
dove lei è dispensiera
di pane e parole

Forse con una donna
sentire più spesso stupore
che istupidimento, soprattutto
quando dalle macerie risorgono
lentamente i villaggi
illimpiditi dal pianto e lei
ricomincia a parlare alle rose

Forse con una donna
ridere insieme
della tua enfasi e imperfezione
lei complice custode
di pienezza e inquietudine
del  riso e del pathos
che non debordi
nel suo patimento

Ti immerge
nella morbida offerta
tu colmo di lei le correnti
inverti al tuo mare, dissenti
dal banditore che eri
(ora più aperte sul mondo le porte)

da  OTHER SIGNS, OTHER CIRCLES, CHELSEA EDITIONS, collana Poeti Italiani Contemporanei Tradotti, N.Y. , 2009, traduzione di Anamaría Crowe Serrano

 

Maybe with a woman

Let her shine a light
with her lanterns, watch
over the high transparent walls
Let her appear and disappear
as she wishes
negociate the demands
so she can slip away
into one of her lunar jungles

Maybe sharing a crown with a woman
troubled by you, by your world
is useless
best become exiles together
sail her like a little moon boat
berth in placid gynaecospheres
where she dispenses
bread and words

Maybe with a woman
you could more often feel wonder
instead of being stunned, especially
when the debris slowly
reemerges as towns
cleansed by the wailing and she
starts to talk to the roses again

Maybe with a woman
you could laugh together
about your bravado and imperfection
she, your accomplice, custodian
of satisfaction and unease
of the laughter and pathos
you won’t spill
on her suffering

She immerses you
in her tender offer
you, overflowing with her, change the course
of the currents in your sea, giving up
the town crier that you were
(the doors to the world now more open)

9
Annamaria Ferramosca
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9 Comments

  • so she can slip away
    into one of her lunar jungles

    in questa giungla ci perdiamo, nel chiarore della madreluna…
    e nei versi luminosi che ci regali.

    grazie
    cri

  • Bella poesia, dell’equilibrio direi, in un linguaggio essenziale ma nello stesso tempo altamente efficace di donna che parla della Donna ma nello stesso tempo dell’ Altro, per far emergere dall’ ombra il senso da attribuire all’intero equipaggio nella piccola “navicella lunare” di cui si fa parte. Argomento non facile dal momento che si è scelto di parlarne velando l’Io sin dall’incipit e quindi privando la poesia di argomenti sensibili. Da questo punto di vista c’è da chiedersi a chi sia rivolto l’infinito dell’incipit. Sarà questa l’idea guida, la traccia da seguire?
    La seguirò. Miniera di potenza e di insensibilità, l’uomo. Bisogna attaccargli addosso un post it al minuto per ricordargli di lasciar perdere la durezza nel volere solo per sé quel che anche l’altro vuole. Due mondi separati dalla levità dell’apparire e sparire in una giungla di luna. Si, sono d’accordo, dosare è termine giusto. E non si tratta solo di richiamo, ma c’è anche il tempo, lo spazio la volontà. Volere tutto in una volta è il contrario del desiderare che quantifica il piacere in piccoli pacchetti di dare e non dare. E’ a questo che l’ Altro deve adattarsi per forgiare le sue chiavi d’ingresso nel mondo dell’interezza dove dare e ricevere sono la stessa cosa. Tutto il problema che sta alle spalle è rappresentato da ciò che chiami “corone”, il potere insomma.

    Forse con una donna
    disperata di te, del tuo mondo
    non serve dividere corone
    meglio farsi esuli insieme
    navigare con lei navicella lunare
    approdare su placide ginecosfere
    dove lei è dispensiera
    di pane e parole

    Ecco dunque farsi avanti la medicina dell’esilio. Tappa necessaria per l’educazione all’amore. Non un “buen retiro” ma un ritrarre i remi in barca della ostentazione di sé, della volontà di affermazione per abbandonarsi alla semplicità del ” pane e parole” nella navicella lunare dove la barra per l’approdo su ciò che chiami ginecosfere – ed io intendo la sfera più intima e meno accessibile della psiche femminile-è tenuta da Lei.

    Forse con una donna
    sentire più spesso stupore
    che istupidimento, soprattutto
    quando dalle macerie risorgono
    lentamente i villaggi
    illimpiditi dal pianto e lei
    ricomincia a parlare alle rose

    Ma se la domanda del mondo è di razionalità anche il linguaggio deve essere attutito ed in un certo senso cambiato, sostituendolo con la capacità di parlare alle rose- della delicatezza e del sentimento, dunque- in maniera che appaia evidente la sua forza di fronte alle macerie causate dagli interessi e dalle tante ragioni economiche. – Tanta è la fertilità del linguaggio innocente, capace di stupirsi di fronte ad una rosa –
    E’ nel recupero di questo linguaggio potente che rinascono i villaggi.

    Forse con una donna
    ridere insieme
    della tua enfasi e imperfezione
    lei complice custode
    di pienezza e inquietudine
    del riso e del pathos
    che non debordi
    nel suo patimento

    L’oltre è rappresentato dal desiderio di far partecipe l’Altro di tutte le contraddizioni insite nel riso e nel pathos. Luce e ombra in un solo nucleo fondamentale che a sua volta non è volontà di dominio, ma di un semplice sorriso che illumini enfasi ed imperfezioni altrui senza fargli sentire patimento.
    Ecco, adesso si è pronti alla tappa finale di questa splendida educazione sentimentale verso l’offerta in cui la dimensione donna appare nella sua vastità e complessità di richiamo, immediatezza, sentimento, innocenza ma nello stesso tempo capacità di interezza e senso d’esistenza:

    Ti immerge
    nella morbida offerta
    tu colmo di lei le correnti
    inverti al tuo mare, dissenti
    dal banditore che eri
    (ora più aperte sul mondo le porte

    Ah quel tu adesso è onda che ritira la mano dal pianeta che credeva bandito e proibito e che immaginava di poter solo prendere e assoggettare. E’ il pianeta ad arricchirlo, maturandolo e colmandolo di sé.
    Se si voleva reindirizzare il lettore al sentimento d’amore, bè, credo che ci sei riuscita, col garbo delle tue anafore, con le tappe che hai delineato nel senso di smussare la conflittualità tra ricerca di potere e dono di sé per arrivare dove la meta sembri solo una porta un po’ più aperta sul mondo. Non facile in questo contesto di egoismi di vario genere incrociati tra loro.

    Mi rimane molto di questa poesia, come fatto, intendo, che in qualche modo coinvolga e diventi esperienza. Soprattutto la chiusa è importante perché rimette in mano all’ Altro e quindi al lettore la disponibilità all’ascolto come frutto di un atto d’amore.

    Per il resto è stato un piacere aver avuto la possibilità di leggerti e a mio modo commentarti.
    Ciao Franco

    • caro Franco, hai saputo leggere e percepire ogni dettaglio del testo, e pure di tutto ciò che per me è pre-testo, nebuloso ma vero, con straordinaria empatia. le riflessioni che fai ti descrivono come uomo sensibilissimo e e capace di rapportarsi nel modo “giusto” all’universo femminile. sono felice che i miei versi siano stati così profondamente compresi. la scrittura poetica davvero a volte consola e risarcisce dalle tante solitudini. grazie per esserci,
      annamaria

  • questa è,a mio avviso, la più bella e vibrante poesia di una donna poeta alle altre donne(poete o no) Un grande abbraccio lucetta

    • mi lasci senza parola, Lucetta. continua a seguirci, tengo moltissimo alla tua lettura. ricambiando l’abbraccio, am

    • certamente. la mano che scrive diventa autonoma da me, non posso fermarla.
      ti abbraccio con il mio grazie, cara Isa

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