TIGRE CONTRO GRAMMOFONO, SERIE 2: OZWITZ, 6.

icona TCG 2, 6Barrington Moore Jr ha scritto che gli uomini cercano quelle verità che possono contribuire al loro successo nella lotta con la natura e con gli altri uomini. V’è spesso in questa ricerca una forte componente distruttiva. A coloro che sostengono che «la verità» o la «vera» filosofia producono sempre l’effetto di elevare e migliorare la vita, per potere criticare le conseguenze distruttive della fisica moderna, va ricordato che anche Archimede ha lavorato per l’industria bellica del suo tempo1. Nella fattispecie, Giorgio Israel e Ana Millán Gasca hanno scritto che nel laboratorio di Aberdeen von Neumann entrò in contatto, per la prima volta, con le esigenze più concrete della scienza applicata e stabilì i primi rapporti diretti con le istituzioni militari. Indubbiamente, la sua sensibilità di «rifugiato» e la sua simpatia esplicita per un paese che lo aveva accolto nel modo migliore furono alla base della disponibilità che egli mostrò subito a collaborare con la ricerca militare. […] La partecipazione di von Neumann al progetto atomico di Los Alamos non si limitò agli aspetti scientifici. Fin dall’inizio, egli mantenne rapporti con le autorità militari che controllavano il progetto e fece parte del comitato che decise gli aspetti tattici dell’uso militare della bomba e la localizzazione degli obiettivi giapponesi del bombardamento. La decisione dell’amministrazione Truman di usare effettivamente la bomba atomica sanciva un cambiamento di rotta della politica estera degli Stati Uniti. Infatti, nei mesi finali della guerra il paese aveva evitato di configurare un’alleanza angloamericana in chiave antisovietica e volta a escludere l’Unione Sovietica di Stalin dalla gestione degli equilibri politici internazionali. […] Nonostante l’abilità con cui egli [Stalin] evitò a lungo il confronto radicale con gli Stati Uniti, le sue mire espansionistiche consolidarono nell’amministrazione Truman, fin dall’inizio del 1946, una posizione dura nei confronti dell’Unione Sovietica2. Inoltre ripetendomi più volte tali assicurazioni, tutta emozionata entrò furtivamente nella stanza e tolse dal piccolo scrigno un vasetto. E io me lo strinsi al petto e presi a baciarlo, pregandolo che mi fosse propizio e mi concedesse un volo felice; poi, dopo essermi tolto in fretta tutti i vestiti, ci affondai le mani con avidità e, preso un bel po’ di unguento, me lo strofinai su ogni parte del corpo. E già agitando le braccia su e giù alternatamente, cercavo di muovermi imitando un uccello: ma piume niente, e nemmeno ali. I miei peli invece, quelli sì, cominciano a farsi più spessi e si mutano in setole, e la mia pelle morbida si indurisce in cuoio, e all’estremità delle mani si perde la divisione e tutte le dita si contraggono in un unico zoccolo, e dalla fine della mia spina dorsale viene fuori una lunga coda. Ed ecco che la mia testa si fa enorme, la bocca lunga lunga, le narici si dilatano, le labbra mi cascano giù; allo stesso modo, anche le orecchie crescono a dismisura e si ricoprono di peli ispidi. E di questa disgraziata metamorfosi non trovavo nessun lato positivo, se non il fatto che una certa mia dote naturale cresceva e cresceva, ma proprio ora che non ero più capace di tenere Fotide tra le braccia. E quando, ormai senza scampo, guardandomi a una a una tutte le parti del corpo, mi vidi trasformato non in uccello ma in asino, volevo lamentarmi con Fotide per quello che aveva combinato, ma privo com’ero ormai delle mie facoltà umane del gesto e della parola, feci l’unica cosa che potevo e, col labbro inferiore piegato all’ingiù, ma guardandola di traverso con gli occhi umidi, la rimproveravo in silenzio. Lei, appena mi vide ridotto così, prese a percuotersi il viso coi pugni e gridò «Povera me! Sono Finita! L’ansia e la fretta mi hanno fatto sbagliare, e mi ha tratto in inganno la somiglianza dei vasetti. Fortuna che l’antidoto a questa metamorfosi si trova abbastanza facilmente. Ti basterà masticare delle rose per uscire subito dall’asino e tornare ad essere di nuovo il mio Lucio.»3


1 Robert Paul Wolff/Barrington Moore jr/Herbert Marcuse, Critica della tolleranza, Einaudi, 1968, p. 58
2 Giorgio Israel/Ana Millán Gasca, Il mondo come gioco matematico, La vita e le idee di John von Neumann, Bollati Boringhieri, 2008, p. 125, pp. 131-132
3 Lucio Apuleio, Le Metamorfosi, BUR, 2005, Libro III, cap. 24-25

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Luca Rizzatello
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