http://poesia2punto0.com/2013/10/20/lenzini-e-linguaglossa-su-de-signoribus/ Tutto (o quasi) sulla poesia contemporanea italiana Thu, 08 Aug 2019 12:21:12 +0000 hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.1.3 Di: leopoldo attolico http://poesia2punto0.com/2013/10/20/lenzini-e-linguaglossa-su-de-signoribus/#comment-13912 Thu, 21 Nov 2013 11:42:00 +0000 http://poesia2punto0.com/?p=16849#comment-13912 Effettivamente certe scelte ctonie di De Signoribus lasciano perplessi perché la produzione di senso si inceppa , si incarta , si offre alla nostra interpretrazione come un rebus di entropia linguistica . Questo al di là di una poetica che può risultare più o meno condivisibile , ma che comunque va accolta . In fondo si scrive così come si vive e non credo che D.S. sia un baro .
leopoldo attolico –

]]> Di: Laura Canciani http://poesia2punto0.com/2013/10/20/lenzini-e-linguaglossa-su-de-signoribus/#comment-13865 Sun, 27 Oct 2013 06:23:00 +0000 http://poesia2punto0.com/?p=16849#comment-13865 trascrivo un commento inviato da Rossella Cerniglia:

Caro prof. Giorgio Linguaglossa,

condivido perfettamente le sue parole. Perseguire la chiarezza nel linguaggio è una scelta etica che ho sempre ammirato di contro agli artifici che, fin troppo spesso, mascherano il vuoto. Essere il più possibile chiari per l’interlocutore è un principio di onestà che rispetta se stessi e gli altri. Si può essere, talvolta, oscuri – come molti filosofi lo furono – perché un pensiero è troppo “carico” di pensiero. Non credo, tuttavia, che un Eraclito si proponesse di essere tale. Invece, molto spesso, si assiste, come lei ben dice, a un niente di contenuti, di idea, travestito di belle, colte, – all’apparenza – suadenti espressioni. Ma ci si accorge che questo sfoggio ipocrita ha la consistenza di un guscio vuoto, è l’imbellettatura di una miseria. Produce, infine, in chi assiste, la stessa rabbia che ha l’onesto di fronte alla disonestà e l’uomo che pensa di fronte alla pochezza spocchiosa.

La saluto cordialmente

rossella cerniglia

]]> Di: Laura Canciani http://poesia2punto0.com/2013/10/20/lenzini-e-linguaglossa-su-de-signoribus/#comment-13864 Fri, 25 Oct 2013 16:53:00 +0000 http://poesia2punto0.com/?p=16849#comment-13864 Secondo una volgare vulgata che puzza di sagrestia e di incenso valgono come pensieri profondi quelli votati alla teodicea di sciagura e morte. Tale aspetto di sciagura e maledizione è talmente presente nei testi del Nostro da apparire manifesti della vuota trascendenza, vuota in quanto falsa; tutta quell’enfasi sul turpe destino degli umani cade come pioggia sul Pineto, getta un fascio di involontaria ironia sul lessico che vuole far mostra della «bella interiorità». È un modo di atteggiarsi di fronte agli uomini fasullo, da falsario, nella misura in cui lo stile falsifica le carte (cioè le parole) rendendole soverchie e saturnine.

]]> Di: Laura Canciani http://poesia2punto0.com/2013/10/20/lenzini-e-linguaglossa-su-de-signoribus/#comment-13863 Fri, 25 Oct 2013 10:56:00 +0000 http://poesia2punto0.com/?p=16849#comment-13863 dalla lettura degli articoli dei due critici appare evidente che lo scritto di Lenzini sia appiattito a supporto, a sostegno della poesia di De Signoribus, l’altro, quello di Linguaglossa, sia invece uno scritto di scavo e di approfondimento che non bada all’etichetta dell’editore o alle ragioni di convenienza letteraria.

]]> Di: alberto di paola http://poesia2punto0.com/2013/10/20/lenzini-e-linguaglossa-su-de-signoribus/#comment-13861 Wed, 23 Oct 2013 04:33:00 +0000 http://poesia2punto0.com/?p=16849#comment-13861 alcuni versi del De Signoribus (come quelli del De Angelis, Cucchi e tutta la cricca milanese, tranne Marini e Valduga: migliori di loro) non sono versi, ma sono schifezze prosastiche; questo poeta, ma non Poeta, farà la fine di quei poeti dell’8oo inutili e sconosciuti come quelli che Silvio Ramat nella rivista POESIA vuole risuscitare a forza! Linguaglossa fa male a sprecare il suo talento per un poetastro; Lenzini non so chi sia ma dichiara sciocchezze.

]]> Di: Paolo Ottaviani http://poesia2punto0.com/2013/10/20/lenzini-e-linguaglossa-su-de-signoribus/#comment-13860 Mon, 21 Oct 2013 14:17:00 +0000 http://poesia2punto0.com/?p=16849#comment-13860 Luca Lenzini, analizzando un passo di Trinità dell’esodo di Eugenio De Signoribus, fa una semplice, oggettiva costatazione: “Il registro non è lirico bensì gnomico”. Giorgio Linguaglossa replica con una domanda illattiva: “forse che il “registro gnomico” è di per sé superiore al registro lirico?”. Il quesito appare fuori contesto, cioè fuori dall’analisi del testo poetico preso in esame e tuttavia, volendo rispondere, si potrebbe dire, contrariamente alle sottintese aspettative del critico, che sì, il registro gnomico può aprire orizzonti, se non superiori, certo più vasti soprattutto se si riescisse, come accade solo in rarissimi casi, nei veri capolavori, – negli ultimi due secoli di letteratura italiana non saprei indicare molti altri esempi oltre La Ginestra di Leopardi -, a far convivere, in sintesi suprema, il registro “gnomico” e quello “lirico”, filosofia, politica e idillio. Ma non è questo il punto. Qui la domanda sembra fatta solo per allontanare l’attenzione del lettore dai versi, che pure vengono citati, di De Signoribus, accusati di “enfasi”, di “retorica ben guidata e orchestrata”, incapaci di “dissimulare il velame clericale”, di “fare pressione sul lettore” e, addirittura, di “ottundere la sua resistenza critica e soggiogarlo”. Le accuse non vengono però sufficientemente provate. Si commette invece un falso palese. Si trasforma un periodo ipotetico “Se una parola di verità concede la grazia di resistere…” in una affermazione perentoria, “spicciola e frontale”: “una parola di verità concede la grazia di resistere”. Infine si attribuisce allo stesso poeta, forzando arbitrariamente il testo, quella che è stata fatta diventare, nell’incontrollato crescendo polemico, la parola di verità: “ovviamente…è il poeta a pronunciarla”. Eppure, nonostante queste forzature e mistificazioni, l’intento di Linguaglossa è assai nobile e condivisibile. Si tratta di ricucire lo strappo “di una aperta lacerazione del patto di libertà e criticità che lega l’autore al lettore di un’opera di letteratura”. Solo che qui, ammesso per assurdo che un autore, nella solitudine della sua scrittura, abbia mai il potere di ottundere l’intelligenza altrui e di vanificarne l’eventuale spirito critico – assurdità intellettuale alla quale Linguaglossa sembra sorprendentemente autoesporsi – non vi è stata alcuna rottura dei nobilissimi, inviolabili patti non scritti tra autore e lettore. Devo dire che, se può valere una esperienza personale, dopo aver letto e riletto Trinità dell’esodo (come pure tutta l’opera precedente del poeta di Cupra Marittima), le mie capacità critiche non hanno subito danni, la mia laicità è rimasta intatta ed anzi si è rafforzata. Le “superbe fole” dello spiritualismo teologico, o per dirla con Linguaglossa, del truismo ecclesiale, rimangono tali, destinate cioè ad estinguersi per autoconsunzione. Perché allora tanta vis polemica contro di loro fino a combatterle, assestando colpi alla cieca, anche là dove esse sono già morte? Perché non vedere nel bambino-viandante una futura umanità tutta umana, una giovane materia pensante? “Camminano liberati / sulla cresta dei colli e osservano l’intorno, il di là”. I versi aprono a un nuovo futuro, ignoto allo stesso poeta. Non dovrebbe la critica aiutare a percorrere un nuovo cammino liberandoci e liberandosi, essa sì, dalla pedagogia dei sermoni e dalle invettive?

]]>