Poeti.com è la nuova collana Nottetempo dedicata alla scrittura in versi diretta da Maria Pace Ottieri e Andrea Amerio che sarà varata a maggio 2013.
Ospita autori italiani e stranieri, esordienti e affermati, classici e contemporanei.
Prevede la pubblicazione di una serie di libri digitali (ebook), talora arricchiti da illustrazioni e/o materiali audio/video, in vendita su tutti gli store on line. Parallelamente all’edizione digitale verrà stampata un’edizione cartacea a tiratura limitata, numerata e firmata dall’autore.
I primi due titoli previsti per la nuova collana Poeti.com sono Figlio di Daniele Mencarelli e Che cosa? del poeta sudcoreano Ko Un . A seguire, in autunno, il giovane poeta Gian Maria Annovi.
La scommessa della collana è cercare di intercettare i gusti e le abitudini dei lettori, vecchi e nuovi, nativi digitali o “migranti”, dalla carta agli schermi dei lettori ebook.
In altre parole, far incontrare (o integrare) digitale e analogico a seconda delle preferenze dei lettori, e coniugare un nuovo strumento, dinamico e flessibile quale l’ebook, con la tradizione della poesia in tiratura limitata, per gli amanti della carta.
Perché questa collana? Ce lo raccontano i curatori.
“Un tempo a capo del filare i contadini piantavano la rosa. Non lo facevano per decorare il vigneto ma perché in caso di malattie la rosa era la prima a soffrirne. Così gli uomini e le donne si muovevano ‘per tempo’ e prima che s’estendesse all’uva potevano fermarla. Quel fiore era l’avanguardia della difesa, lo stopper. L’epoca imporrebbe di ammettere che mettere di fila quattro parole per presentare una collana di poesia sia uno di quei ruoli scomparsi – così come il poeta, d’altronde, o lo stopper. Oppure uno di quei mestieri di una volta, patinato di malinconia, come l’impagliatore di sedie; o sopravvissuto in una forma folclorica, come le signore ancora veloci e abili nel maneggiare il fuso o i ferri da maglia.
Ma la verità da presentare è un’altra, molto più dolorosa. La rosa si ammala perché i poeti sono cavie. Cavie bellissime esposte alla vita.
Oggi siamo qui, dopo tanto tempo. Siamo qui come deve essere, di fronte a quello strumento elementare e utopico che conferisce all’anima una forma: un verso. Ma anche a un’utopia che ha tutt’altra forma, non ha direzioni, tendenze, punti focali, stampelle. E non serve più nemmeno che il verso serva o non serva. Il problema è un altro. Anche un latrato va bene. “L’uggiolio di un cane” diceva già tanto tempo fa un poeta che usava la lingua quando impagliare sedie era un mestiere come un altro, e tutto quell’affastellarsi di vocali u-i-o-i-o sembrava musica moderna. Fonosimbolica, l’avrebbero definita molti anni dopo gli eruditi, ma allora avrebbe potuto anche sembrare anche sguaiata. Perché agli occhi di qualcuno la musica nuova lo è sempre.
Perché ognuno sogna diverso e di guai ne abbiamo tanti che i poeti, meglio lasciar perdere.
Eppure ogni volta la rosa, rischiando, attecchisce.
Cellulosa sbiancata o cristalli liquidi non fa differenza.”
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anna bisi
May 1, 2013
È un bel proposito, la poesia esiste ancora e i poeti hanno bisogno di spazi in cui esporsi, per farsi leggere e per confrontarsi con nuovi linguaggi.