1
Abbi fede. Tieni in vita la conchiglia
e il sasso
per me qui rinchiuso in città. Ti vedo
sparire di tanto in tanto, poi torni
con un nuovo messaggio di sole
*
2
Giunsi al duetto preparato, con l’onda
di folla
i remi abbandonati sull’acqua ferma.
La testa, niente di nuovo, io fermo
nell’insenatura senza pensieri. Io fermo
ad aspettare che la notte mi portasse consiglio.
E l’acqua ancora ferma e stagnante,
il caldo afoso e nessuno con cui parlare.
*
3
Piove a dirotto e là sullo scoglio
dei miei segreti c’è tutta la solitudine
del mare. Sì eccomi piccolo e solo
mentre mi giri intorno, amore. Sai
la fatica delle parole che ritornano
a frotte nei giorni della conta e del
destino segnato. Inseguo l’altra faccia
della medaglia, la lieve incrinatura
del legno.
*
4
Prendi, prendi la mia mano,
è scivolata e non so più dove
potrò rifugiarmi. La mia mano,
potresti darmi un legno
di fortuna,
contenere la mia paura.
da Mare di dentro, Alberto Toni, puntoacapo 2009
Cosa caratterizza il mare? La vastità, l’impossibilità di abbracciarlo – nonostante l’esortazione iniziale ad avere fede – l’inconoscibilità dei movimenti sommersi, le oscurità degli abissi. E il poeta dichiara la propria fragilità. Il senso del destino che si presenta ineludibile a chiudere la partita e ogni prospettiva di spezzare l’immobilità (giorni della conta e del destino segnato). Poi la fatica delle parole, quelle da scegliere nel dialogo difficile con la donna e i difficili utensili del lavoro di poeta. I versi ritornano come onde sui propri passi, in un mobile ritmo interno, quasi un’ostentazione di umiltà poetica, in cui sono disseminate attente scelte foniche: lo scorrere lento è “bucato” qui e là da suoni taglienti e musicali, come scoglio, conchiglia, consiglio, incrinatura, che si affacciano a segnalare la presenza del male, una dissonanza che inquina il mare quotidiano delle città, e ciò che forse un tempo chiamavamo l’anima: il mare di dentro.
Dichiaro di voler leggere eventuali successive raccolte pubblicate dall’autore per seguirne la futura scrittura, riferendone in questa rubrica.
Monza, 30 novembre 2012
Caterina Davinio
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