Poesia Condivisa n.13: “Winterreise – La traversata occidentale”, Manuel Cohen

 

Sezione INVERNO, I

(settembre 1989)

dove ghiaccia l’aria
e in libertà vigilata
con pesi ai piedi e lacci
e catene vanno parole
dove suoni di passi incalzano
e nella neve altre tracce
mentre i conti non tornano
e grigi giorni incedono

*

 (sopra un verso di Mario Luzi)

 

“è un giorno troppo povero d’amore
ma tu, continua e perditi, mia vita
quanto bianca quanto stanca in queste ore
quanta luce, inaccolta, irricevuta
quanta vita, non data, non raccolta”
senti questo sentire e non supporta
sapere che è pensare più corale
se più comune strazio di sconforta

 *

o nella sera in rivolta che viene
in questa colpa comune, d’europa
in lotta tra fiere e iene, e che non teme
altro da vincere o perdere, o cupa
come mai – stretta in sé – morsa in catene
risorsa occidentale che dirupa
– a un’ora di ferro o di bronzo batte
o modella in sé, quasi un’ombra, una botte –

Sezione INVERNO, IV

(irachena)

 

e si ferma la mente
e s’arresta s’annienta
si perde solamente
tra deserto e tormenta
e s’arresta e spaventa
da bomba intelligente
su la guerra immanente
su la terra perdente

*

su la terra perdente
a milioni a milioni
con ragioni da niente
su campagne e regioni
tra la folla furente
tra la gente a milioni
per milioni di morti
per milioni di torti

*

(help!”L’area di Broca” di Mariella e Gabriella)

quale solido rifiuto campale
chiedi – aiuto – la vita a cosa vale
un vuoto astuto, che avvia globale
in prossima distanza generale
quale eclissi di senso, schermo reale
muto sulla sera mediorientale
bagdad – volta a imbuto- notte infinita
arsa – vuole aiuto – la vita sfinita

Sezione INVERNO, VII

“ c’è sempre un’acqua che unisce e separa “
un’acqua sempre che allontana o che salva
un’acqua che separa o si chiude – rara
acqua della memoria, che rinsalda
acqua della storia, della diaspora
acqua della gioia, del vino che scalda
acqua del pane azzimo – dei viveri
acqua sempre – per essere liberi

da Winterreise – La traversata occidentale, di Manuel Cohen, CFR 2012

Una poesia insolita. Attuale e insieme di ogni tempo. Una poesia necessaria. E’ questa la recente scrittura poematica di Manuel Cohen, che con Winterreise entra con autorità in una tendenza forte della poesia di questi anni al recupero di una concretezza, sia dell’esperienza personale che della storia pubblica. E’ questa una poesia di evidente alta vocazione civile, che sembra però possedere una luce particolare, che travalica il puro tema della denuncia. Perché non solo accoglie e  dichiara  tutto il malessere che dalla Shoà in poi ha pervaso il nostro occidente, ma lo fa  costruendo un itinerario della responsabilità, dove trascrivere tutti i nostri nomi e gli errori, ma pure – dalle voci dei poeti amati –  tutta la bellezza che si è conosciuta e quella che si può ancora costruire. Una mappa dove la chiara volontà di dire sottende la non più prorogabile necessità di seguire i nostri versanti più limpidi, per poter realizzare la rivincita dell’umano. Cohen recupera la tradizione e i fermenti del passato facendo risuonare le voci dei maestri – evidente la lezione fortiniana nel movimento lessicale e stilistico, nel rigore del linguaggio unito alle note di concretezza della vita e della storia – e lo fa fondendo il suo senso dell’uomo e del tempo nel ritmo naturale delle ottave. Una scrittura dal  respiro lungo, poematico, che rievoca il degrado e insieme indica una rinascita. Che sorprende sul versante formale per gli elementi di  discontinuità, le torsioni sintattiche e i suoni percussivi , capaci di  inaspettate suggestioni linguistiche che pure evocano il dramma, l’assenza, la frattura.  Una poesia memorabile, degna di essere raccolta e interiorizzata, nel nostro tempo devastato.

Dichiaro di voler leggere eventuali successive raccolte pubblicate dall’autore per seguirne la futura scrittura, riferendone in questa rubrica.

Annamaria  Ferramosca, Roma, 25 ottobre2012

Annamaria Ferramosca
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29 Comments

  • Gradito il tuo chiarimento, Manuel. Sono convinta che un discorso di prospettive sia però molto arduo da approfondire. Molta poesia dei paesi emergenti per esempio, basti ricordare quella di Walcott, prorompe con grande energia e una visione prospettica larga inaudite. Ma, per non debordare dal tema dell’analisi di una scrittura poetica, invito i lettori che lo volessero, a ritornare sulla Traversata.
    Grazie a tutti,
    annamaria

  • con evidente ritardo ringrazio Fernando Della Posta.

    Quanto al passaggio ulteriore di Annamaria ferramosca:

    siamo d’accordo: questo è un tempo che offre varie possibilità alla scrittura. Quanto all’assenza di prospettive, alla visione aprospettica, mi riferisco alla lettura del presente, alla impossibilità di una visione d’insieme (il tutto da una fragilità culturale e filosofica, da una fondamentale mancanza di categorie per decodificare). Un abbraccio e grazie ancora. manuel

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  • AVVISO
    Mentre ringrazio Fernando Della Posta per il suo passaggio empatico, ricordo ai lettori che il 15 dicembre prossimo scade il termine per inviare alla nostra redazione una proposta per una Poesia da condividere per il bimestre gennaio- febbraio. Chi inaugurerà il 2014?( leggete attentamente il regolamento!)

    Un saluto particolare a tutta la redazione di Poesia Condivisa e a quella del portaledi poesia2 punto0 e del sito LaRecherche che con noi collabora.
    E’ bene ogni tanto ricordare il lavoro silenzioso di tutti per la parola.
    A.F.

  • Concordo appieno con la tua liberalissima posizione in fatto di scelte formali. Da sempre sono convinta che la forma, che ha grande parte nel riflettere il senso di una scrittura, si origina da una personalissima adesione al tempo che si vive. Ne risulta quell’alchimia sorprendente che veicola personalità, pensiero e capacità visionarie individuali, fondendole con i movimenti(passi) e le frizioni (contrasti sociali e culturali)ma anche con i nuovi orizzonti che si aprono ad un’umanità che cammina. Dunque mi sembra frase da incidere bene in memoria questa tua : “Con un abbondante secolo di ritardo, anche in Italia appare chiaro che codici, generi, categorie altro non sono che comodi contenitori storiografici.”
    Su quest’altra tua dichiarazione:”Credo che la forma poema sia quella che più si avvicina alla orizzontalità aprospettica della cultura postmoderna, e anche alla possibilità di dire l’epoca nostra, deprivata di idealità e prospettive, schiacciata sul presente” avrei delle perplessità, non sulla scelta della forma poematica, che è assolutamente ammissibile e consona alla tua visione, ma sulla visione stessa. Questo tempo che viviamo infatti appare da una parte sì, aprospettico, dall’altra sembra mostrare squarci di futuro e di volontà anche creative ancora non ben delineabili, ma su cui non mi sentirei di fare previsioni in assoluto negative. Ma sto sconfinando nella filosofia, che non è mio campo e non è questo il luogo dove parlare del futuro possibile di un mondo liquido…Spero solo che la poesia possa chiarire, e indicare , come l tuo Viaggio d’inverno incisivamente ha fatto, almeno gli ostacoli da evitare per continuare a dirci specie sapiens. La Poesia ha autorità per farlo.

  • “Una scrittura dal respiro lungo, poematico, che rievoca il degrado e insieme indica una rinascita”. Mi piace sottolineare queste giustissime parole di Annamaria sulla poesia di Manuel.

    Complimenti Manuel!
    Ciao

    Fernando

  • Alla infaticabile Annamaria: intanto ri tingrazio per la passione e la dedizione con cui tieni in vita i post!

    Quanto alla domanda da un milione di dollari che mi fai: premesso che non ho, e non credo ci siano, certezze a riguardo, posso dire che la via poematica (e qui già apriamo una finestra su una pratica che utilizza le più svariate possibilità e morfologie espressive) è probabilmente una delle vie possibili: il tentativo di cogliere qualche brandello della complessità che ci circonda, e il tentativo di aprirsi, linguisticamente, alle forme del presente, credo siano una via percorribile. Oggi è possibile scegliere la propria strada, o le proprie vie, sapendo che ormai non c’è più una linea maestra o maggiore: non c’è più un canone, e quello che si presenta come canone, di fatto è destituito di ogni fondamento o autorità. Aggiungo anche che molte distinzioni, forse, dico forse, non hanno più ragione di esistere: poema-frammento, narrazione-illuminazione, poesia-prosa, prosa poetica-prosa narrativa, poesia lirica-poesia narrativa, o discorsiva, o altro. Con un abbondante secolo di ritardo, anche in Italia appare chiaro che codici, generi, categorie altro non sono che comodi contenitori storiografici.

    Interrogato sul perchè secondo lui nelle antologie italiane non venissero segnalate le numerose presenze di poete, Giulio Ferroni ha risposto: ‘Semplice, dovremmo invalidare tutto il Canone!’…

    Credo che la forma poema sia quella che più si avvicina alla orizzontalità aprospettica della cultura postmoderna, e anche alla possibilità di dire l’epoca nostra, deprivata di idealità e prospettive, schiacciata sul presente.

    un caro abbraccio
    manuel

  • ringrazio Abele Longo per il commento. Sì, la dinamica inverno-inferno è centrale, come l’uso di una forma classica: che veicola il passato nel presente, ma che consente ampia libertà di eversione. Un saluto, m.

  • sì, Abele, in Winterreise sono numerosi i richiami ai maestri amati, come Volponi, Luzi, Fortini, Jabés, e tanti altri, che risuonano di gratitudine e indicano il valore forte di un pensiero capace di indicare e plasmare. E la straordinaria capacità di Manuel Cohen sta nell’ interiorizzare ogni lascito e restituirne l’orma nel proprio originale modulo stilistico.
    Grazie, Abele per la tua lettura. E un saluto e un grazie a tutti gli intervenuti e a chi passa ancora da qui ricavandone voglia di condivisione.

  • Lascia il segno per l’eleganza dell’ottava che soppesa ogni sillaba e per il richiamo a tutta una tradizione di poeti cari. Un viaggio sull’asse inverno/inferno: il tempo passato e il passato che ritorna, l’eterno cerchio della vita e della storia in un dis-incantato luminoso. Grazie!
    Abele

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  • Grazie, Manuel, per i tuoi esaurienti interventi. Da quel che riferisci – già una quarta ristampa! – deduco che la richiesta anche on line di un libro valido può felicemente superare i limiti di una normale distribuzione.
    Ed ero sicura, fin dalla prima lettura, che Winterreise avrebbe ricevuto i numerosi riscontri critici che menzioni (e la lista sarà ancora lunga).
    Intanto a chi passa da qui e legge e s’incuriosisce, direi di approfittare della vigile presenza dell’autore nel fine settimana, per porgli domande. E una mia curiosità, Manuel, che ti esprimo subito, è questa: pensi che l’andamento poematico, al dilà di una tua particolare predilezione, sia oggi più capace di catturare il senso del tempo, più attuale e incisivo cioè,rispetto alla consueta struttura di raccolta tematica di testi?

  • Bene, Manuel, grazie per gli esaurienti interventi. Da quel che dici – già una quarta ristampa!- deduco che la richiesta on line di un libro valido può tranquillamente superare i limiti di una distribuzione tradizionale. Ed ero sicura del notevole riscontro critico che Winterreise avrebbe ricevuto, ancora aperto.
    A tutti coloro che da qui passano direi di soffermarsi e approfittare della vigile presenza di Manuel del fine settimana per porgli domande. Lui è qui con la sua voglia di chiarezza. Da parte mia, una curiosità che ti esprimo subito è questa: pensi che l’andamento poematico, al di là di una tua personale predilezione, sia oggi più capace di catturare il senso del tempo, e più incisivo rispetto alla classica raccolta tematica di testi?

  • A Gianmario Lucini:

    Credo di non aver ancora mai ringraziato pubblicamente chi si è fatto TOTALMENTE carico della stampa del libro di circa 150 pagine. Intendo l’editore, Gianmario Lucini. Sono molto onorato di essere stato accolto nelle sue edizioni, assieme ad autori molto degni e da me stimatissimi: Franzin, Vit, Benassi, Ederle, Panetta, Frisa, e tanti altri. In soli due anni l’editore si è ricavato una nicchia di autori notevoli.

    Devo aggiungere che, se non fosse stato per lui, difficilmente avrei tirato fuori dal cassetto molti dei versi che appaiono nel libro: al Premio Fortini avevo infatti inviato una quarantina di ottave, non di più. Ma il suo entusiasmo e la sua generosità mi hanno motivato a proporre nel libro più materiali.

    Inoltre, mi scuso con lui per non averlo aggiornato, ma presto gli invierò un report con tutte le recensioni che al momento sono circa 16: nel web sono apparse in diversi siti (Rebstein, Poesia2punto0, Lapoesiaelospirito, Marchecultura, Viadellebelledonne, Amarelli, Compitu re vivi, fermata66.it e altre che a mente mis fuggono)

    in cartaceo, prossimamente su ‘Poesia’, ‘Punto,almanacco della poesia italiana’, ‘L’immaginazione’, ‘Capoverso’.

    Su alcuni quotidiani locali: ‘La voce di Romagna’, ‘Il corriere adriatico’, ‘Il resto del carlino Marche’.

    Non posso proprio lamentarmi, chi scrive versi non si aspetta (nè si augura) di certo di finere nei salotti dei Bruni Vespa nazionali… Certo, devo dire in tutta franchezza, in un paese in cui si assegnano sconsideratamente Meridiani a Montalbani, Bevilaque e Spaziane, forse una piccola nota sul Manifesto l’avrei gradita e auspicata.

    Grazie ancora, e perdonate lo spiritello

  • Scusate se intervengo con evidente ritardo:

    ringrazio ancora:

    Antonio Fiori: sì c’è un semtimento di minaccia diffusa nei testi, e un continuo stato di allerta: ho sempre pensato che la parola debba ‘vigilare’, magari mi sbaglio, ma le antenne della scrittura sono armi non violente e, spero, significative. Grazie del tuo passaggio.

    Grazie ancora ad Annamaria Ferramosca, che ha risposto da buona padrona di casa. Effettivamente il libro non si trova nelle librerie, per una precisa scelta dell’editore che rifiuta le logiche della distrubuzione. Per cui, chi volesse, potrà richiederlo direttamente a CFR edizioni. Tra l’altro, il libro è andato molto bene, credo, e Lucini sta procedendo alla quarta ristampa.

  • Ringrazio tutti gli intervenuti per le parole e gli apprezzamenti che reputo sinceri e disinteressati.
    Particolarmente
    un grazie a:

    Rosaria Di Donato: ‘le cortine, i muri e le macerie’: è così,, almeno l’idea è proprio di attraversare questo nostro scollatissimo Occidente.

    a Francesco D’alessandro: per la fiducia. In realtà, e per fortuna dei lettori, pubblico molto di rado.

    a Margherita Ealla: ‘gli occhi abbacinati’, sono versi di uno dei testi più datati (1991), tra quelli a cui più tengo. Sì, c’è una dimensione tragica, specie nella prima parte del libro, avvertita acutamente e ai limiti della veggenza. Nella seconda: ‘la tragedia che non ha la forza di esplodere’ (come avrebbe detto Luzi), implode in sarcasmo e invettiva tragicomica.

  • Grazie, Gianmario.Sai, credo invece che un editore onesto e limpido faccia bene a difendere pubblicamente e ad essere orgoglioso delle proprie scelte!
    Riguardo alle recensioni su Winterreise, non credo siano poche, ne ho lette varie in vari blog…ma lascio ai lettori il gusto di cercarle e all’ autore, appena può, di parlarne con noi…
    Un saluto augurale a tutti, per attraversare il nostro metaforico inverno

  • Non spetterebbe a me parlare di questo libro, visto che vi ho hatto la nota introduttiva e peraltro sono anche l’editore. Ma debbo dire che, insieme a quello che uscirà di Benassi (il guoado della neve), a “Cuore di preda” che è in stampa, al “Ricatto del pane” che sto ultimando con Nerina Garofalo e la benedizione di Guido Oldani, e ancora, quello di Frisa, di Fiammetta Giugni, di Éderle di… e mi fermo, perché sono tanti i libri che, in questo 2012, mi hanno consolato di tutte le mie alterne vicessitudini editoriali. Il libro di Manuel ha il merito di essere stato il primo di una serie di occasioni felici, che spero non si concludano (è in uscita una bellissima raccolta di Guglielmin e degli ustionanti sonetti satirici di Di Stefano, poeta schivo e poco conosciuto). Il libro di Manuel unisce i rigore della ricerca stilistica e linguistica, allo spessore di un messaggio poetico, lirico-civile, che è una delle migliori vie, a mio modo di vedere, per fare una poesia proiettata al futuro senza vivere per contrapposizione al passato. Manuel è un poeta finissimo e dotto: queste sue composizioni rispecchiano in pieno lo spessore della sua personalità. Peccato che la critica lo eviti: pochissimi sono state infatti le recensioni a questo libro. Mi chiedo il perché e mi do anchye la risposta, evitando di scriverla per non dire una verità ormai decrepita… Cambierà qualcosa? Mah, staremo a vedere. Io però sono sicuro che questa poesia è nel futuro, non nel passato, e sono tranquillo…
    Ringrazio Annamaria e il suo “occhio lungo” nel presentare simili testi.

  • Non spetterebbe a me parlare di questo libro, visto che vi ho hatto la nota introduttiva e peraltro sono anche l’editore. Ma debbo dire che, insieme a quello che uscirà di Benassi (il guoado della neve), a “Cuore di preda” che è in stampa, al “Ricatto del pane” che sto ultimando con Nerina Garofalo e la benedizione di Guido Oldani, e ancora, quello di Frisa, di Fiammetta Giugni, di Éderle di… e mi fermo, perché sono tanti i libri che, in questo 2012, mi hanno consolato di tutte le mie alterne vicessitudini editoriali. Il libro di Manuel ha il merito di essere stato il primo di una serie di occasioni felici, che spero non si concludano (è in uscita una bellissima raccolta di Guglielmin e degli ustionanti sonetti satirici di Di Stefano, poeta schivo e poco conosciuto). Il libro di Manuel unisce i rigore della ricerca stilistica e linguistica, allo spessore di un messaggio poetico, lirico-civile, che è una delle migliori vie, a mio modo di vedere, per fare una poesia proiettata al futuro senza vivere per contrapposizione al passato. Manuel è un poeta finissimo e dotto: queste sue composizioni rispecchiano in pieno lo spessore della sua personalità. Peccato che la critica lo eviti: pochissimi sono state infatti le recensioni a questo libro. Mi chiedo il perché e mi do anchye la risposta, evitando di scriverla per non dire una verità ormai decrepita… Cambierà qualcosa? Mah, staremo a vedere. Io però sono sicuro che questa poesia è nel futuro, non nel passato, e sono tranquillo…

  • Un grazie da me che coordino (sperando che Manuel da Bruxelles, impegnatissimo nel suo lavoro, possa avere tempo di seguirci), a Rosaria, Francesco, Leopoldo, Margherita e Antonio. Il vostro parere così sentito e concorde conferma l’invito lanciato da Francesco, che convinti sottoscriviamo:

    “E se non vi bastano queste poche ottave, già chiare e significative, procuratevi il libro, lettori, e non vi pentirete di averlo fatto, perché è uno dei pochi, o pochissimi, che ogni anno giustificano la scelta della poesia da parte di chi ancora ne legge”
    (il libro può essere richiesto direttamente all’editore http://www.cfredizioni.it)

  • Una denuncia in versi dell’irrazionalità bellica ed economica, poesia che non si ferma all’indignazione ma si interroga, pesa ogni parola, resta di vedetta.

    “e grigi giorni incedono” è avviso estremo, inconfutabile.

  • Contenta di trovare Manuel Cohen e il suo Winterreise qui, nella rubrica di PoesiaCondivisa, e qui nella presentazione di Annamaria Ferramosca che in modo acuto e partecipato, già dalla prima riga del post (“Una poesia insolita. Attuale e insieme di ogni tempo. Una poesia necessaria.”) evidenzia perché leggere questo libro in particolare e seguire Manuel Cohen come autore (oltre che come critico).
    Winterreise è un libro che risuona e freme,
    leggendolo si traversa un paesaggio carico tragico, con i versi ad accogliere, prima ancora che traghettare (inferno nn si vede dove..), un’umanità di “occhi abbacinati”,che non si sa se i fatti stessi li hanno del tutto perduti.

    Un caro saluto

  • La poesia di Manuel fa esperienza del mondo e la descrive . La gestione dell'”io” è consustanziale alla ricerca di oggettività , quantomeno alla generosa proposizione di una “verità” condivisibile . E’ questa forse la caratteristica più vistosa del suo lavoro , cui è difficile negare sincera empatia –

    leopoldo –

  • Ho sempre l’impressione leggendo i post dei blog che chi lascia i commenti debba farlo in positivo, mai esprimendo un dissenso. In realtà non è così, e lo si è visto proprio per l’ultima “poesia condivisa”, quella di Pontiggia. Ma ciò detto, come si fa a non condividere parola per parola la nota di Ferramosca a proposito del bel libro di Cohen? E se non vi bastano queste poche ottave, già chiare e significative, procuratevi il libro, lettori, e non vi pentirete di averlo fatto, perché è uno dei pochi, o pochissimi, che ogni anno giustificano la scelta della poesia da parte di chi ancora ne legge – e non credo siano poi tanto pochi -. Grazie a Manuel Cohen di rinnovare la nostra fiducia, nella poesia, dunque. Francesco

  • E’ quella di Cohen una poesia attenta alla tradizione e alla contemporaneità sia per quanto riguarda lo stile sia per quanto riguarda i contenuti. E’ un grido civile ed esitenziale che attraversa le cortine e i muri e le macerie in cerca di rinnovati valori comuni: pace, giustizia , libertà, senso, solidarietà.

    Un saluto,

    Rosaria Di Donato

  • Ringrazio Poesia2.0 e Annamaria Ferramosca per la graditissima sorpresa. Sono contento per questa bella nota, partecipe (partecipata, condivisa) e acuta.
    Grazie davvero. M.

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