Domatori di organi
Per paradosso, una poesia si può ritenere buona anche se è stata composta in un linguaggio sconosciuto al lettore ovvero all’ascoltatore; di più: anche se è stata composta in un linguaggio che non esiste, perlomeno fino a quel momento (così in Arnaut Daniel: […] aug dels auzelhs qu’en lur lati fan preczx | quecx ab sa par, atressi cum nos fam | ab las amiguas en cui entendem 1). In questo senso la composizione e la compostezza – che è propria di chi ha sangue freddo, magari con le vene e i polsi che tremano ma del resto gli inferni i cieli i deserti eccetera sono fatti per essere attraversati – possono andare per mano alla ricerca di un punto di equilibrio, preferibilmente a partire da materiali che sulla carta (che è a sua volta un materiale) sono inaccostabili e inconcepibili, ma che ad una prova di tenuta ribaltano ogni pronostico, semplicemente manifestandosi come pietre dello scandalo.
Imponendomi un canone in cinque mosse, ospito Ovidio ([…] vox tantum atque ossa supersunt: | vox manet, ossa ferunt lapidis traxisse figuram. | Inde latet silvis nulloque in monte videtur, | omnibus auditur: sonus est, qui vivit in illa 2), Guido Cavalcanti (La bella donna dove Amor si mostra, | ch’è tanto di valor pieno ed adorno, | tragge lo cor della persona vostra: | e’ prende vita in far co·llei soggiorno, | perc’ ha sì dolce guardia la sua chiostra, | che ’l sente in India ciascun lunicorno, | e la vertude l’arma a fera giostra; | vizio pos’ dir no I fa crudel ritorno, | ch’ell’ è per certo di sì gran valenza, | che già non manca i·llei cosa da bene, | ma’ che Natura la creò mortale. | Poi mostra che ’n ciò mise provedenza: | ch’al vostro intendimento si convene | far, per conoscer, quel ch’a lu’ sia tale. 3), Charles Baudelaire ([…] Mais parmi les chacals, les panthères, les lices, | Les singes, les scorpions, les vautours, les serpents, | Les monstres glapissants, hurlants, grognants, rampants, | Dans la ménagerie infâme de nos vices, | Il en est un plus laid, plus méchant, plus immonde! | Quoiqu’il ne pousse ni grands gestes ni grands cris, | Il ferait volontiers de la terre un débris | Et dans un bâillement avalerait le monde; | C’est l’Ennui! – l’oeil chargé d’un pleur involontaire, | Il rêve d’échafauds en fumant son houka. | Tu le connais, lecteur, ce monstre délicat, |- Hypocrite lecteur, – mon semblable, – mon frère! 4), Ezra Pound (The enormous tragedy of the dream in the peasant’s bent | shoulders | Manes! Manes was tanned and stuffed, | Thus Ben and la Clara a Milano | by the heels at Milano | That maggots shd/ eat the dead bullock | DIGENES, διγενές, but the twice crucified | where in history will you find it? | yet say this to the Possum a bang, not a whimper, with a bang not with a whimper, | To build the city of Dioce whose terraces are the colour of stars. 5), Giorgio Caproni (Nell’orto delle ortiche. | Dei piccoli peri. | Nell’orto dei fitti sentieri | friabili. | Delle formiche. | Magari sotto i minuziosi fiori | raso terra. | Rossi. | Il Conte non lo sa. | Ma dicono | (dicono) che proprio qua s’infossi | la labirintica Bestia | cercata – forsennatamente – fuori. 6)
- ‘Odo degli uccelli far preghiere | coi propri pari proprio come noi | facciamo tra amici nell’intesa’, Arnaut Daniel, Doutz braitz e critz, mia la traduzione
- ‘Non rimangono che la voce e le ossa. La voce esiste ancora; le ossa, dicono, presero l’aspetto dei sassi. E così sta celata nei boschi e non si vede su nessun monte, ma dappertutto si sente: è il suono, che vive in lei.’; Ovidio, Metamorfosi, Libro III, vv. 398-401, Einaudi, traduzione di Piero Bernardini Marzolla
- Guido Cavalcanti, Rime, BUR
- ‘Ma in mezzo agli sciacalli, alle pantere, alle cagne, alle | scimmie, agli scorpioni, agli avvoltoi, alle serpi, ai mostri | guaiolanti, ululanti, grugnenti, striscianti, nel serraglio | infame dei nostri vizi, | uno ve n’è più laido, più perverso, più immondo! Pur se | non fa gran gesti né lancia alti stridi, volentieri la terra | ridurrebbe in frantumi e in un solo sbadiglio ingoierebbe | il mondo; | è la Noia! – l’occhio carico d’involontario pianto, essa | sogna patiboli fumando il suo houka. Tu lo conosci, o | lettore; un tal mostro schifiltoso, – ipocrita lettore, – mio | simile, mio fratello!’; Charles Baudelaire, I fiori del male, Al lettore, vv. 29-40, Marsilio, traduzione di Giorgio Caproni
- ‘L’enorme tragedia del sogno sulle spalle curve del | contadino | Manes! Manes fu conciato e impagliato, | Così Ben e la Clara a Milano | per i calcagni a Milano | Che i vermi mangiassero il torello morto | DIGENES, διγενές, ma il due volte crocifisso | dove lo trovate nella storia? | eppure dite questo al Possum: uno schianto, non una lagna, | uno schianto, non una lagna, | Per costruire la città di Dioce che ha terrazze color delle stelle.’; Ezra Pound, Canti Pisani, Canto LXXIV, Garzanti, traduzione di Alfredo Rizzardi
- Giorgio Caproni, Diceria, Il Conte di Kevenhüller, Garzanti