Loredana Semantica: “L’informe amniotico. (appunti numerati e qualche poesia)” – Finalista Opera Prima 2012

 

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Il decorso antiorario delle ore, che scandisce ogni lassa, è la scenografia che consente di intubare nel cunicolo temporale venutosi così a creare l’evento  situato in un futuro già accaduto.  Sorta di cannocchiale a rovescio, in cui poter guardare alle cose passate come se non avessero ancora avuto luogo. Quale opportunità può dare la conoscenza di un evento di cui si conoscano le conseguenze su una scelta che sia ancora da effettuarsi?

Loredana Semantica ha lo sguardo rivolto sia alle pagine profetiche sia alle schermate pubblicitarie, ove il punto in comune è che tutto ci guarda, tutto ci invia un messaggio che dovremmo essere capaci di comprendere, ma che non sappiamo decifrare. In questa frattura, s’installa la valenza tragica di questo testo:

“Ho sonno e quasi crollo. e poi non vedo l’ora.  di stendere le braccia. nel letto a croce aperte. mi assale. il cinquantanovesimo rintocco. come una folla di cose. dette e non fatte. di scadenze trascurate. l’autunno intanto stacca. dai rami le sue foglie oltre i tempi massimi. di tolleranza”.

Una tragedia dettata paradossalmente da un preveggenza esperita a posteriori. L’evento è già accaduto: “ancora mi domando. perché te ne sei andato. senza insegnarmi al presente. a coniugarlo”. Il tradimento viene messo a confronto con lo splendore dell’universo e la sua grazia. Lo stile salda la frattura e il racconto procede come un nastro di Moebius, di cui si può percorrere interno ed esterno senza soluzione di continuità, seppure nessuna possibilità ragionevole di trovare una mediazione sia data tra i due elementi messi a confronto, i quali restano soltanto contigui.

Allargare tale confronto allo stato di grazia, alla bellezza, tirando in ballo l’indifferenza dei passanti “distratti”, introduce tematiche sociali e culturali, e assieme all’equilibrato concorso di una terminologia utilizzata nei canali multimediali (“ti taggo”) e alla convocazione delle favole (“la bella addormentata”) costituisce prova del piano tutto artificioso su cui si svolge la disamina: in poche parole del piano letterario.

L’uso dei punti, se da una parte interrompe costantemente il fluire del testo narrativo, dall’altra diviene puro segno vuoto a causa della sua stessa sperperata frequenza, instaurando una sorta di ritmo che incolla come in un collage i brandelli del periodare, anche quando vi sia assenza di legame sintattico. Tali frammenti stanno, allo stesso tempo, sia per la disgregazione della persona sia per la sua unità: frammenti che si rifiutano di essere compresi in un tutto, ma che troveranno solo alla fine e letteralmente nell’al di là l’unione agognata.

Singolare il passaggio alla forma versificata, ove il punto è sostituito dal semplice andare a capo:

Accade di reggere la croce
come ventotto cardini la porta
di varcare la soglia fino al bosco
dove cresce la parola
ed ogni varietà di fiori
erbe alberi cespugli
il legno inchiodato sulla spalla
a sgravare parti prematuri
come una pena
che la sostieni e soffri
se l’abbandoni pure.

L’intero testo si proietta su un orizzonte escatologico. Vi si cercherà di tenere a bada oltre all’angoscia di un tempo che s’appressa anche quella di un tempo a cui non si riesce a dare un senso: “le maglie scolorano nella lavatrice. assale un puzzo di disordine. e il tempo che rimane”. Il fallimento, gli errori compiuti, d’altronde, fanno parte di una costellazione che riguarda la credenza in un’entità divina, legando la visione del mondo e il comportamento quotidiano a una medesima andatura.

La questione della mancata risposta divina alle proprie richieste e offerte, quella risposta che salderebbe il mondo al suo senso, latita. Sebbene sia presente una deriva di tono morale che contrappone successo e sesso, per cui  “mancando l’uno l’altro diventa alternativa”, entrambi contrapposti alla vera rivelazione. Per Loredana Semantica è davvero questa la tragedia: “niente affiora. nessun suono. nessuna parola. questa è l’ora trentesima. risacca dell’insignificanza. pena nera. nera pietà del mondo”. L’inversione temporale, dall’età matura all’infanzia, che riporta al grado iniziale, quello in cui  finalmente “si ritorna all’uno. al grembo della madre”, per Semantica, è la rincuorante soluzione al proprio problema, poiché lì tutto si tiene in accordo nel “segno universale”.

Rosa Pierno
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2 Comments

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  • Mi direi commossa, se non fossi timorosa che vanità sia la mia stessa commozione, così come lo sarebbe soffermarmi a mia volta sulla mia stessa opera (mai prima).
    Perciò preferisco dire qualcosa parole sulla nota di lettura.
    Che bella! Davvero!
    Infinitamente grazie.

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