Opera Prima 2012: le opere finaliste

 

Presentiamo qui di seguito le tre raccolte che, secondo il giudizio critico della giuria di Poesia 2.0 – composta da Giorgio Bonacini, Giacomo Cerrai, Stefano Guglielmin, Gilberto Isella e Rosa Pierno -, hanno superato le selezioni risultando finaliste dell’edizione 2012 di Opera Prima.

Il consiglio editoriale della collana Opera Prima selezionerà la raccolta vincitrice che, come da regolamento, avrà diritto alla pubblicazione cartacea a carico interamente dell’editore.

Qui le modalità di partecipazione per chi fosse interessato a partecipare alle selezioni dell’edizione 2013 di Opera Prima.

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54 Comments

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  • Ho appena visto, con un po’ di ritardo, il video che mi hai consigliato. Mi pare che l’autore del video si contraddica. Prima afferma che non è possibile dividere forma e contenuto, ma poi li divide, e li tratta come due elementi distinti, dotati di problematiche differenti (contenutismo vs formalismo). Delle due, una può essere la sua opinione: o “è possibile separare forma e contenuto”, o “non è vero che è possibile separare forma e contenuto”. Dunque, mi sembra che l’autore intuisca il problema, ma non riesca ad avvicinarlo.

  • Questo, il fatto che la poesia oggi si ricaverebbe per differenza (non è romanzo, non è teatro, etc., allora è poesia), dovrebbe rendere incredibilmente sospettosi circa il chiamare ciò poesia. Anche la brevità, non era mai stata una componente essenziale della poesia, basta richiamare alla mente i canti del già citato Leopardi, o i poemetti di Pascoli. Ancora a proposito di Leopardi, una cosa è l’endecasillabo sciolto, una cosa è un verso non canonico ma musicale (e.g. Ossi di Seppia di Montale), un’altra è un verso la cui unica speranza di musica è affidata all’interpretazione del lettore/attore.
    Il fatti che due cose abbiano il medesimo nome, non vuol dire che siano la medesima cosa, è il caso, ad esempio, della democrazia per gli antichi e della democrazia per come la intendiamo noi. Il fatto che le chiamiamo entrambe democrazia, non istituisce, di diritto, una fratellanza od una discendenza. A me pare che la stessa cosa si possa dire oggi della poesia.
    Non credo che l’uomo si ponga domande diverse, credo che la caduta di certi requisiti tecnici o/e filosofici ci abbia esposto alle risposte di persone che, un tempo, non sarebbero state qualificate per rispondere, o almeno non attraverso la poesia. Ribadire o riproporre le stesse risposte, non mi sembra inutile, mi sembra necessario. A meno che non crediamo di avere appreso tutto, cosa che io di certo non credo.
    Ad ogni modo, grazie per la piacevole discussione, e grazie a Patrizia Valduga per i suoi versi.

    • Carlo, riguardo a questo discorso, ti consiglio di vedere i video di Cepollaro qui: http://poesiadafare.wordpress.com/quello-che-si-puo-dire-in-poesia/ Magari possono risultarti interessanti!
      Grazie a te
      Luigi

  • @Carlo: io non ho mai accennato alla sovrapposizione cui fai riferimento. E, ad essere pignoli, si potrebbe ragionare sulla “forma breve” come conseguenza di un tipo di utilizzo del linguaggio, piuttosto che come causa sovradeterminata ed a priori che assiomaticamente definisce un testo scritto come poesia. Nel senso che se io non faccio un uso didascalico del linguaggio, un uso descrittivo; se non rispetto quelle che sono le norme retoriche che definiscono il romanzo (o il saggio o il trattato di filosofia), allora sto facendo qualcos’altro. Questo qualcos’altro, il più delle volte è Poesia; altre volte è: niente.
    La brevità che contraddistingue il testo poetico o che caratterizza un verso spesso è il risultato obbligato di meccanismi linguistici come la condensazione, la evocazione, l’inedito di un pensiero che non può essere spiegato ma solo detto proprio perché inedito.
    Che poi in molti casi tutte queste circostanze piuttosto che rappresentare esigenze imprescindibili di espressione di una forma inedita di conoscenza vengano usate come formalismi che si rispettano (forzatamente o, peggio, forzosamente, artificiosamente) per essere riconosciuti come poesia, è un altro discorso.
    Rispetto alla liberazione del verso: ci sono ragioni storiche e sociologiche che hanno determinato cambiamenti in poesia così come nel resto del fare umano; ragioni che comunemente vengono ricondotte al postmoderno.
    L’esigenza di emancipazione, di abbandono del formalismo, del rifiuto del manierismo hanno cambiato anche la poesia (nel bene e nel male). Ora, discutere su se questo sia (stato) un bene o un male mi sembra piuttosto inutile (nella misura in cui ci si limiti a ridurre il discorso solo a questo, senza essere poi in grado di trarre conclusioni che aggiungono un tassello al mosaico). Come pure mi sembra inutile o, almeno, anacronistico, stare qui a discutere su Pascoli, dimenticandosi del verso libero di Leopardi e degli stravolgimenti della poesia francese (da Rimbaud e Baudelaire fino a Ponge, passando per i surrealisti e le altre avanguardie e neoavanguardie europee).
    La poesia di Omero era epica perché era la unica poesia possibile nella sua epoca mitica. La poesia rinascimentale era allegorica perché era la unica poesia possibile. La poesia romantica era quella del verso libero, della modernità, dello sconvolgimento del linguaggio, perché era la unica poesia possibile. Con poesia possibile, intendo l’unica che davvero nasceva da esigenze storiche, sociali, filosofiche che appartenevano all’epoca che le ha originate. Oggi, proporre una poesia mitica o un ritorno al formalismo “perché si, perché è meglio” è un anacronismo che produce una poesia incapace di rispecchiare le esigenze del tempo a cui appartiene. Le domande che oggi l’uomo si pone non sono diverse rispetto a quelle che si poneva 100 anni fa; rispondere però allo stesso modo dei nostri antenati non serve a nulla e, soprattutto, a nessuno. Ogni epoca ha i suoi poeti e un poeta, perché possa essere riconosciuto come tale, deve essere in grado di interpretare l’epoca cui appartiene ed offrire vie inedite di relazione, interpretazione, reinterpretazione.

    @M: anche il tuo commento è una merda. e non te lo dico perché sono un feroce sostenitore della poesia della Valduga o perché mi infastidisce la volgarità, ma perché in questo blog – che è pubblico – della democrazia e della libertà di espressione degli internauti ce ne sbattiamo altamente nel momento in cui se ne abusa confondendola con “dico quello che mi pare, quando mi pare e come mi pare”. Siccome siamo convinti che argomentare le proprie ragioni è molto più efficace che imporre opinioni dal fiato corto (“x è una merda”), cerchiamo di fomentare questo tipo di interazioni piuttosto che altre.
    Detto senza risentimenti 🙂

    Luigi B.

  • e insisti. non si tratta più di liberare niente da niente: è stato già fatto. non c’è più nessuna rottura: è ancora una volta lavorare con la tradizione.

  • @Redazione: Tutto quello che dici, a me sembra vero della scrittura in generale. Non capisco perché sia divenuta necessaria la sovrapposizione forma breve / poesia.

    @M: Magari avessi perso un solo secolo su trenta, mi riterrei piuttosto fortunato. Ad ogni modo il ‘900 non è solo “verso libero”, nel ‘900 abbiamo anche Pascoli, per esempio, ma pure Patrizia Valduga. E, se dovessi scommettere su chi avrà un nome fra le prossime generazioni , non punterei sugli autori che hanno liberato – chissà da cosa? – il verso.

  • A me pare che la questione sia fin troppo semplice, nello specifico: il buon Carlo DR deve essersi perso per strada il ‘900.

  • Io sono d’accordo con te, non credo che sia il cosiddetto poetico, perché non mi pare peculiare di una forma piuttosto che di un’altra.
    L’unica cosa che potrei dire, e non ho detto, è che io chiamo poesia quelle composizioni dotate di una forte “partitura” di accenti, che le rende facili da ricordare a memoria.
    Rispetto a cosa sia la poesia: basta scegliere. Non tutti sceglieranno la stessa cosa, o argomenteranno nello stesso modo, pace!
    Credo che scegliere di raccogliere poesia, prima di scegliere che cosa sia la poesia – non per il mondo ma per se stessi -, non possa che tradursi nell’accettare di acchiappare nella rete un sacco di cose che non sono poesia.

    • Le composizioni con una forte partitura di accenti sono sicuramente un tipo di poesia (che anche io apprezzo molto, più di altri tipi di poesia). Però, appunto, è un tipo di poesia, non LA poesia. Bisogna prendere atto che la poesia cambia come cambia chi la scrive: la scrittura ha spesso preso il sopravvento sulla oralità; lo stile, le figure retoriche, le costruzioni verbali di immagini inedite spesso sono più importanti della musicalità o del ricordo. La poesia del XXI secolo non è quella epica di Omero e non è quella di Rimbaud. Ci sono esigenze, spinte diverse che giustificano una poesia diversa, ed è giusto sia così. Escludere a priori questa poesia significa perdere una parte del presente a cui è necessario offrire non solo una possibilità ma anche una spiegazione.
      Le ragioni per cui si scrive poesia oggi non sono le stesse di 30 anni fa, ancora meno somigliano a quelle dell’epoca epica. Se la poesia è più di un gioco linguistico o di una personalizzazione del linguaggio, è allora una istanza che invita alla conoscenza del mondo verso altre vie; è una possibilità. Bisogna cogliere questa possibilità e vedere in che modo è possibile beneficiarsene. Io credo questo, come credo che da tutto questo non è possibile separare il gusto personale. Le due cose vanno assieme.
      A livello personale, scelgo ovviamente orientandomi con il gusto, con le mie esigenze ed anche con la curiosità di esplorare nuove forme espressive, evitando di pormi troppi paletti che potrebbero limitare la mia esplorazione pregiudizialmente. Ma questo solo a livello personale. Con un sito che non è personale ma rivolto ad un “pubblico” di cui io per primo faccio parte e con una redazione composta da più di una persona non è possibile scegliere cosa sia poesia prima di raccoglierla, poiché ci si escluderebbe a vicenda e non si andrebbe da nessuna parte.
      Ci sono molti poeti su questo sito che io non ritengo tali o che, più semplicemente, non mi piacciono. Ma io non sono l’unico che può parlare di poesia. Imporre un canone personale non apporta nulla alla conoscenza. Intrecciare il proprio canone con quello degli altri (anche dandosele di santa ragione) riesce almeno a lasciare l’illusione di fare bene qualcosa.
      L.

  • La poesia esisteva anche prima del vostro sito, e banalmente anche il nome poesia. Ci sarà qualcosa che vi avrà fatto scegliere il nome poesia, piuttosto che testo, o monologo, o scarabocchio, etc.
    Nell’attesa di questo volume chiarificatore, ti propongo un paragone. Due testi, uno è considerato (da voi) poesia, l’altro non è (generalmente) considerato poesia.

    la sepoltura dei morti è un modo di contare l’ombra che risale alla piena dei passi, dimezzare la parola contro il varco o come distribuire il dolore in parti eguali e tutti rendere grazia […]

    Chi ha sete, crede che un’anfora non lo disseterebbe; e una coppa lo disseta. Ora ecco la sventura aggiunta del genere umano: l’assetato, perché crede che un’anfora non basti alla sua sete, sottrae agli altri assetati tutta l’anfora, di cui berrà una coppa sola.

    In questo caso, è una distinzione – tra poesia e non poesia – che regge?

    • Carlo, si: la poesia ed il suo nome esistevano prima del sito ed anche prima di noi – questo lo abbiamo sempre saputo. Se abbiamo scelto il nome poesia è perché vogliamo parlare di poesia, altrimenti avremmo scritto romanzo, racconto breve, saggio, filosofia, per andare per generi; oppure letteratura, scritti, parole o Franco per rimanere più sul generico.
      Rispetto a cosa sia poesia: potremmo rimanere qui per anni; rispetto a cosa non sia poesia, forse ce la caviamo con dei mesi. La poesia comunque non è il poetico – e questo secondo me, non secondo il mondo.
      Detto ciò, ho l’impressione che tu abbia voglia di dire qualcosa però io non capisco. Quindi dilla, senza troppe premesse, chissà forse ci si intende.
      L.

  • La connessione è: un eventuale retroterra comune in cui far nascere un discorso. Prima di criticare un testo in quanto poesia, mi sembra fondamentale interrogarsi circa il suo essere o non essere poesia. A questo punto però mi viene in mente una domanda: se non assegnate definizioni, cioè confini, perché usare il nome “poesia” e non genericamente “testo” (magari testo 2.0)? Solo per via dell’abbondanza di spazio bianco a destra e a sinistra? Oppure è un’operazione di “marketing” legata all’impatto del “brand” poesia?
    La mia è curiosità, e spero di non offendere nessuno.
    Carlo.

    • Nessuna offesa, Carlo.
      Continuo a non vedere la connessione: su questo sito scrivono penne anche molto diverse tra loro; ciascuna ha il proprio “retroterra” come tu lo chiami e non fa altro che portalo agli altri. Poi, può essere accettato e condiviso, oppure no.
      Come ti dicevo, qui ci si interroga continuamente su cosa sia o non sia (la) poesia e le risposte sono sempre diverse. Non è necessario essere tutti d’accordo – almeno per me. Questo in generale.
      In questo caso specifico di Opera Prima, se ti riferisci alle motivazioni per cui ha vinto X piuttosto che Y, alle ragioni per cui il testo vincitore ha vinto ed è stato riconosciuto come poesia, a breve uscirà il libro con prefazione e postfazione che pubblicheremo sicuramente. Spero che così si possano risolvere alcuni dei tuoi dubbi.
      Il nome poesia non è dovuto ad una scelta di brand o di spazi bianchi: si chiama così la “cosa” di cui questo sito si occupa e che, generalmente, riguarda più che altro l’utilizzo che si fa e che si da in particolari circostanze del linguaggio, inteso come luogo o istanza in cui accadono cose piuttosto che strumento per denotare cose già accadute.
      Mi hai offerto uno spunto per il prossimo zibaldello 🙂
      spero di essere riuscito a rispondere.
      L.

  • Per tentare una critica, avrei bisogno di sapere se, da qualche parte nel sito, date/tentate una (molte) definizioni di poesia. A meno che, ovviamente, tale responsabilità non sia lasciata al singolo poeta. In questo caso, mi piacerebbe sapere se avete criteri per dire: questo ci sembra un poeta, questo no.

    P.s. interessanti i link di “archivi e biblioteche”, si potrebbe aggiungere qualche indirizzo, il primo suggerimento che mi viene in mente è: http://www.mqdq.it/mqdq/poetiditalia/index.jsp

    • Caro Carlo, non capisco la necessità di sapere se nel sito c’è una “definizione” di poesia per “tentare una critica” – non vedo la connessione tra le due cose.
      Ad ogni modo, sul sito – grazie a dio – non c’è nulla di simile. Non credo nessuno sappia cosa sia effettivamente, anzi no: oggettivamente, la poesia. Ciò non ci toglie la voglia di chiedercelo e chiederlo – come accade qui:
      Per dire “questo è un poeta, questo no” ciascuno ha i suoi propri criteri, diversi molto spesso gli uni dagli altri. Lo scontro/incontro tra questi criteri posti in dialettica tra loro generano ciò che comunemente si conosce come “letteratura”. Questo è quanto.

      Grazie per il link, che ho inserito nel blogroll delle biblioteche online!

      Luigi B.

  • (Ignoro la disputa 2.0) e passo direttamente al Piombo. Ci sono parecchie invenzioni linguistiche che ne fanno una raccolta notevole, originale, un modo di esprimersi che spesso sembra tagliare i rapporti con la realtà e che invece ne porta le insegne. A Manuel: non discutere con gli stupidi, limitati a osservarli.
    Iniziativa degna di rispetto

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  • Gelato:come critico sei pessimo,ma come comico hai speranze.Non riesco nemmeno ad offendermi perchè sei divertente.La tua battuta mi davvero divertita.
    Non siamo qui per litigare,ma per confrontarci.Se mi offri un “gelato” potermmo parlarne e confrontarci semplicemente.Basta litigi, w la poesia!

  • Ci mancava solo santa lucia dei poveri che mi fa “vedere”.
    Quello che ho visto e letto mi è bastato per esprimere un mio
    pensiero,sinceramente non mi interessa leggere altro.

  • Cara Luna76, mi sembra che non abbia tirato fuori nessuna pistola o fucile né mi pare di aver minacciato o abusato del potere del backend conferitomi da wordpress per bannare nessuno. Dunque, ti ripeto, io ti parlo di A e tu rispondi Z, ma così va la vita. Come tu esprimi le tue critiche a mio avviso sterili perché non motivate (perché ti piacciono di più le raccolte non vincitrici, per esempio?), io esprimo le mie mi pare motivatissime. non mi irrito affatto per una critica negativa (specifico, perché nel mio mondo forse troppo interiore la critica non è solo quella che si fa alle orecchie del vicino o quella negativa, ma un’altra cosa che mi sto sforzando vanamente di far capire), anche perché la critica negativa non è rivolta a me (la raccolta non è la mia). Semplicemente non riesco a capire cosa impedisce l’andare oltre il mipiace facebocchiano o il “che merda” quasitrolliano, soprattutto in poesia che, vista la sua complessità, meriterebbe qualcosa in più oppure il silenzio.
    detto questo, ognuno come è giusto che sia può continuare a pensarla come meglio crede, il mondo non finisce (anche se però si continuano a perdere buone occasioni per renderlo diverso, anche se non necessariamente migliore).

  • Signor Bosco,se parla di par condicio allora lasci che ognuno
    lasci a modo proprio un pensiero,una critica,
    anche perchè chi legge
    questo blog sicuramente è gente a cui piace la poesia e
    soprattutto che crede nella poesia.
    Accetto con gratitudine la più aspra critica
    se soltanto rimane imparziale,ma irritarsi per una critica
    vuol dire riconoscere di averla meritata.
    Se uno la fa è perchè spera che le cose migliorino.
    Come lei ha ricordato ci sono altre due raccolte,
    che ho trovato migliori rispetto a quella vincitrice.
    Ognuno ha i propri gusti.
    Comunque complimenti per l’iniziativa.

  • Per “par condicio” e per evitare che la discussione si trasformi in uno sterile battibecco tra pros & cons, tutto quello che ho detto prima vale anche per Emma B e per chi crede che le opere finaliste meritino il giudizio ottenuto. Ovvero: mi sta bene che qualcuno dica che i lavori di micaletto sono fantastici o fanno schifo, a patto che spieghino il perché. Nella critica che conosco io le comparazioni avvengono tra le argomentazioni piuttosto che oscuri ed intimi giudizi di valore o estetici.

    Ad ogni modo, la mia riflessione personale su quanto si sta dicendo e scrivendo qui è: ma perché se uno esce da un cinema e racconta ad un amico quanto gli è piaciuto o quanto gli ha fatto cagare un film lo argomenta, e se legge una poesia no? non capisco.

    Ci tengo a ricordare comunque che questo post contiene anche altre due raccolte.

    Luigi B.

  • Gelatoalcioccolato il tuo nome va proprio bene in un blog di cucina questa è l’unica cosa simpatica,per il resto ti farei”VEDERE” dei lavori di Manuel fantastici.Apri gli occhi e leggi.

  • Continui a fornire le argomentazinoi sbagliate, mi sembra. Come pure mi sembra che ti stai esprimendo liberissimamente – ed io credo di poter fare lo stesso, o no?

    Luigi B.

  • Forse in un blog di cucina sicuramente si è più liberi di esprimersi senza farsi piacere per forza un piatto.

  • Ma cara Luna76, che parte della frase “bene le critiche, a patto che siano argomentate” non è chiara nel mio discorso?
    Io sto solo dicendo che se uno va a un ristorante dove gli propongono come piatto del giorno la carbonara e dice “la carbonara? che schifo!” è una cosa; se dice “mi scusi ma per me la carbonara è tutt’altra cosa” io credo che sia nel diritto del cuoco chiedere “d’accordo, mi dica allora cosa non va nella mia carbonara e come la prepara lei”.
    Ecco, in soldoni e molto metaforicamente, io sono il cuoco e ti/vi chiedo: se questa poesia vi fa schifo e non è la poesia che tu/voi pensate, potete adare oltre e spiegarvi meglio? cosa non va in questa poesia? dov’è il nonsense? qual è la poesia che intendi/ete tu/voi? altirmenti parliamo di carbonara e scriviamo in un blog di cucina.
    Luigi B.

  • Carissimo Luigi,io non sono stata maleducata,ne ho usato termini volgari al contrario di qualcun altro.
    Infondo siamo qui per dialogare,scambiarci pareri ed opinioni.
    Ma uno non è libero di esprimere un proprio parere o giudizio? non sto criticando questa iniziativa,perchè l ho trovata molto carina,ma non mi sembra giusto non poter esprimere un giudizio personale sulle opere.Sicuramente la scelta delle prime tre opere è stata interessante,le ho lette tutte,alcune le ho trovate anche molto piacevoli ed originali,ma sinceramente per quel che mi riguarda l opera vincitrice mi sembra un “nonsense”. Mi scusi ma per me la poesia è tutt’altra cosa.

  • Continuo a non capire cosa impedisce e/o ostacola lo sviluppo di una serena e approfondita argomentazione critica che vada al di là di “che schifo” “che merda” “che razza di poesia” e “che imbroglio”. Non che siano obbligatori gli elogi, però nel mio universo mentale una critica dovrebbe sempre essere accompagnata da una argomentazione che in qualche modo la giustifiche e/ motivi. Altrimenti stiamo parlando del nulla. Personalmente posso argomentare il giudizio positivo sulle opere finaliste e la vincitrice; non mi sembra riescano a fare altrettanto tutti coloro che fino ad ora si sono detti sbalorditi dalla scelta. Anche perché non si sono limitati ad espressini di giudizi personali del tipo “non mi piace” o “non è il genere di poesia che apprezzo”, ma sono andati oltre nel loro giudizio parlando dall’alto pulpito della verità che sembrano possedere senza però svelarla.
    Insomma: qualcuno è in grado di fare una vera critica di ciò che legge o dobbiamo a tutti i costi farci seppellire dai discorsi da bar? eccheccazzo
    Luigi B.

  • Insulti a parte,sono della tua stessa idea Gelato.
    Un libro di poesia è un libro da custodire,da regalare.
    trasmette cultura e ne è l’icona stessa.
    Bisogna aver rispetto per la poesia.
    Ma oggi chiunque pensa di poter scrivere.
    Chi e se sceglierà di pubblicare delle poesie
    come quelle del vincitore di questo concorso
    ignorando la qualità
    fanno leva sulla mancanza di umiltà e sulla
    presunzione di molti,inquinando il settore con
    un’infinità di prodotti scadenti.
    Anche se è un momento difficile,penso che la crisi
    vada combattuta puntando all eccellenza e non all’approssimazione
    o alla mediocrità.
    Chi scrive in questo modo dubito che potrà “sfondare”.
    Il pubblico dei lettori è variegato,
    ma non può essere preso in giro.

  • Ma che razza di posia è mai questa??? Io non capisco come si faccia a spacciare per poesia una cosa del genere!!!! Poi uno che si chima Mica-letto,cioè no te prego!!!

  • Sorvolo sulla discussione perchè non mi ha appassionato, devo dire.
    Volevo solo dire una cosa a proposito della poesia uguale a se stessa e rispondere quindi a L. in un certo modo.
    Non sono il tipo da girare con i miei foglietti tra concorsi, quindi ho davvero un’esperienza minima, non so quasi nulla di giurie e fazioni varie. Sono di un’ignoranza abissale su fatti fattarelli e nomi, il chi è parente di chi rimarrà a lungo spero,il mio mistero.
    Ho spedito le mie poesie in una domenica abbastanza noiosa, scrivendo la nota poetica come se mi stessero frustando. Veloce, che fa male!
    So il lavoro che faccio sui testi ma spiegarlo mi ha dato qualche problema. E già li’ tanto di cappello a chi non suda mentre lo fa.
    Pubblicati online i tre libretti ho cominciato a leggere ovviamente, a farmi un’idea dei testi con i quali i miei stavano gareggiando. E ho pensato: siamo lontanissimi l’uno dall’altro. Ho cercato delle connessioni ma proprio per divertimento, qualcosa ho trovato ma se uno vuole trova connessioni ovunque.
    Questo cosa mi ha fatto piacere, mi ha dato appunto l’idea che non si trattasse di scelte obbligate, che la linea non fosse unica.
    Secondo poi: ognuno trova nel lavoro che fa e nelle risposte o mancate risposte quello che gli puo’ servire.
    (Pollyanna mi ha rovinato la vita, sette letture durante gli anni formativi, versione integrale)
    Io ho imparato una barca di cose dal buttare in mail quattro poesie e vedere come va, al finale di questo concorso. Scrivo in modo più attento, guardo i miei testi in modo diverso.
    Non so cosa cerchino le persone dalla poesia mentre la fanno, so che io cerco qualcosa che non trovo mai, che non è mai li’ come vorrei, magari appare e poi nella riga dopo dinuovo non c’è.
    So che ogni sguardo che mi arriva su un mio testo mi da modo di vederlo diverso, quindi di lavorare in modo diverso.
    Stare ad abbaiare contro la malasorte o le giurie o che ne so, tutti gli altri mi fa tristezza e penso che uno non c’ha niente de meglio da fa’.
    Detto questo spero che il mio discorso non appaia buonista perchè non lo sono. Ho già passato, anche io come molti, il mio periodo di rivoluzionario amore universale, solo che -ecco- quando si trovano iniziative che sono fatte con attenzione, mica perfette ma fatte con attenzione, magari non sputarci sopra sarebbe intelligente.
    Scusate la prolissità ma non sono internettiana abbastanza da fare di meglio.
    Saluti
    Veronica

  • Caro “L”, ho bisogno di più dati per comprendere a pieno ciò che dici. Nello specifico:

    – definire “autoreferenziale”

    – fare un esempio pratico (un nome o dei versi) di poesia “uguale a tutti” (personalmente non ho mai intravisto nemmeno di sfuggita questa supposto universalità della poesia)

    – fare un esempio di un giuria che, per definizione, non sia “elitaria” oppure specificare meglio l’accezione con cui questo aggettivo viene in questo contesto usato.

    – spiegare in che senso “questo buio è un difetto del corpo” per esempio è equilibrismo della parola anziché poesia

    – spiegare in che senso il verso di cui sopra, sempre per fare un esempio, mostra una manifesta banalità dell’osservazione del mondo e delle cose (“non si interroga un oggetto ma si collauda il vuoto” è un altro esempio preso a caso, per non essere monotoni)

    – individuare con esempi pratici la cacofonia in una o più parti della raccolta

    – specificare a quali mail si fa riferimento: con l’indirizzo mail (probabilmente falso) associato al tuo commento non ho trovato nessuna comunicazione. Sono solito rispondere al 90% della corrispondenza. Nel caso non lo avessi fatto per distrazione o mancanza di tempo o altro, dico che mi dispiace e cercherò di rimediare (dopo aver individuato il mittente).

    A presto
    Luigi B.

  • Bene.

    Vedo come Opera Prima sia diventato qualcosa di strettamente ‘autoreferenziale’, con una giuria un tantino elitaria, la solita conclave di poesia univoca e uguale solo a se stessa, anzichè a tutti: poesia a volte dura e spasmodica, ma è il gusto del ‘solito’ geist onnipresente e non posso farci nulla.
    Volete quindi poeti o equilibristi della parola?

    Non parlo di voli ‘pindarici’ – in poesia più che leciti se supportati da una non banale attenzione al vivere il mondo e le cose, ovvio – parlo di poeti che sappiano vedere le cose come sono e dare loro l’anima che meritano davvero e non creare ingranaggi troppo perfetti sino a divenire rumorosi e cacofonici.

    Alle mail neanche una cortese riposta. Grazie comunque

  • Allora, visto che l’andazzo non andazza, il sottoscritto Luigi Bosco, con i poteri conferitimi da me stesso in quanto gestore di questo sito, avviso i futuri commentatori che non verrà tollerato più nessun tipo di insulto o scaramuccia da 3ª elementare: bannerò chiunque contribuirà, a torto o a ragione, a riempire di stronzate uno spazio che il sottoscritto paga nella speranza di incappare in in persone intelligenti – che, purtroppo, scarseggiano.

    Non dico questo in difesa di Micaletto (perché non lo conosco personalmente e perché questo post include anche altri due poeti, nel caso in cui qualcuno non se ne fosse accorto), né perché pretendo che sotto i post di questo sito compaiano solo lanci di fiori e tappeti rossi o esultanti quanto stomachevoli commenti sulla bravura di chi qui scrive o viene letto. Lo faccio per il rispetto che ho di me stesso e delle persone che con me collaborano, spendendo il proprio tempo in cose che ritengo abbastanza distanti dall’idiozia.

    Ricordo a tutti che finanche la democrazia ha delle regole, nonostante spesso venga confusa da molti con la libertà di fare e dire un po’ quel cazzo che gli pare.

    A chi non ritenesse tale atteggiamento di suo gradimento, consiglio di frequentare altri luoghi più democratici di questo.

    E qui si chiude il discorso.

    Luigi B.

  • Stai combattendo una serie di battaglie incomprensibili, torero: contro l’identità (sei l’unico che si nasconde dietro un nick, mentre gli altri commentatori del post risultano riconoscibili), l’educazione (hai dato a Manuel del “patetico”, “fallito”, “poveretto”, “ridicolo”, “pagliaccio”: quante ne hai in serbo? sei in grado di fornirci altre definizioni fisiche non rispondenti al vero?), il buon senso (indipendentemente dal tuo gradire o meno la proposta di Manuel, il “mantra dei bei tempi andati della poesia italiana” di cui vai accennando è questione annosa e poco interessante, oltre a denotare una certa mancanza di acume), il buon gusto (attribuisci una parentela a fabio e dispensi psicologismi a destra e a manca, con un fare da maestrina piccata), la lingua italiana (risulti improponibile, in un blog dai toni pacati come questo, anche in termini di svolgimento del periodo) e, in definitiva, contro qualsiasi forma di senso critico.
    Se il tuo intento è di renderti ridicolo ci stai riuscendo in pieno.
    E per favore, finiamola con questa storia della democrazia: non tutti sono in grado di capire il lavoro che sta dietro alla poesia. Il tuo appellarti al fatto che Manuel scriva “cose senza senso” è indicativo del livello a cui arrivano le tue capacità argomentative.
    Esponiti criticamente nei confronti della poesia di Manuel, dimostrandoci un po’ di competenza. Altrimenti continua ad insultare, pur sapendo che a noi non interessa e che, in fondo, non vale per niente la pena di starti a sentire.

  • Quindi ho capito bene..poveretto..non sei riuscito a finire gli studi di psicologia,in quanto fallito..vista la perseveranza a tentare disperatamente e affanosamente di azzeccare la mia personalità ed il mio essere…”non ti sto perquisendo l’anima,non sto facendo psicologia spiccia – anche perchè gli stupidi non hanno un’anima,chi me lo fa fare.”
    Ah no?..quindi me lo sto sognando che ancora mi stai rispondendo ed insinuando??ahahahah che ridicolo..meno male che mi hai anche detto che non si può nominare la democrazia a meno che non sia Caino..ahahhaha ho preso i pop corn nel frattempo..gli spettacolini dei pagliaccetti vanno gustati,del resto ;)..lasciami indovinare..sei uno di quei tizi con gli occhialetti da intellettuale,tutto bianco in faccia..con pochi capelli..con cui madre natura non è stata generosa 😀 Con le cazzate da sapientone che dici avresti entusiasmato Socrate:sai di non sapere (NULLA)..Stai sparando alle nuvole 🙂
    Ciao farlocco!!!

  • Non ti sto perquisendo l’anima, non sto facendo psicologia spiccia – anche perché gli stupidi non hanno un’anima, chi me lo fa fare. Sto dicendo che l’intelligenza ti fa difetto e senza crivellare i periodi di puntini, guarda un po’ te. Altro marchio di Caino: il refrain “siamo in democrazia, quindi non devo darmi la pena di trovare qualche argomento, butto lì la mia e mi aspetto che venga riconosciuta e rispettata”. Indovina se la riconosco e rispetto. Manca solo che confessi di amare il bacio di Hayez e abbiamo l’identikit del ritardato modello.

  • Uno che si attacca alla punteggiatura..vaneggiando assurdità..e attribuendogli significati puramente dettati dalla sua limitata fantasia……e spacciandoli per regole assolute…….è davvero ridicolo e privo di senso della realtà.

  • Caro Fabio,che tu sia un parente di Micaletto questo l’avevamo già capito dal tuo primo intervento.Se c’è qualcosa di imperdibile sono i tuoi commenti,abbastanza patetici e infantili direi.A te caro Manuel invece dico che se dovessi scrivere un libro sul tuo cervello riuscirei a malapena a fare la copertina.Sei un aspirante psicologo fallito!!!!!!!!!!
    Siamo su una pagina pubblica mi pare e chiunque può lasciare un commento e dire quello che pensa.Siamo in democrazia…ah un’altra cosa…a volte questi puntini di sopsensione che vedi dicono più delle parole.bisogna saperli leggere e interpretare….ma tu a quanto pare non ne sei capace!!!………..

  • Pare si chiami nota poetica, Manuel.
    A proposito di come si chiama quello che scriviamo l’anno scorso ho litigato a lungo con mio figlio che affrontava (e mentalmente rifiutava) un compito sull’argomento aborto perchè io continuavo a dire che doveva svolgere un “tema” (ai miei tempi a scuola si chiamava così) e lo volevo aiutare e lui che invece doveva scrivere un “saggio breve” e che – naturally – io non capivo niente. Coi figli a volte è così un dialogo tra sordi. Da questo suo rifiuto è nato un mio scritto che ho pubblicato sul mio blog per tutti ragazzi che cercassero di argomentare sul punto. Tra i più cercati con i motori di ricerca.
    Quanto alla poesia che non piace (o si ritiene priva di talento) ogni scrittura in fondo è un lavoro che dà fondo a qualcosa, si può non riconoscere o non riconoscersi in quel fondo, poi magari ci si può anche dare da fare, essere componenti di un consiglio, commissione, comitato che si occupano di poesia e dare il proprio contributo a che siano scelte cose che piacciono di più. Naturalmene ci sarà sempre qualcuno che dirà: non mi piace ciò che hai scelto tu.

  • Torero, io non ti contesto il contenuto (“gnegne impara a scrivere”), ma il fatto che per esprimere un concetto tanto semplice (senza rimediare lo straccio di un argomento) tu abbia dovuto dare fondo a tutte le scorte di puntini di sospensione e ai bouquet di punti esclamativi di cui disponevi. E, guarda caso, siamo davanti a due atteggiamenti linguistici tipici di chi con la scrittura non ha grossa confidenza. Stavo insinuando velatamente che hai la testa affetta da numerosi e importanti ritardi. Prima di insinuarlo esplicitamente con questa chiusa.

    Grazie a Loredana: complimenti anche a te per la tua presentazione-saggio.

  • Caro Luigi, non ho scritto il commento precedente per avere delle scuse, casomai per giustificare la povertà della mia nota poetica e scusarmi io con quanti l’abbiano letta (e con l’opera stessa come “altro da me”) per non aver fatto di meglio.
    Cari saluti

  • Cara Loredana,
    quella che tu chiami “presentazione dell’autore” è in realtà la nota poetica che abbiamo richiesto a tutti i partecipanti all’iniziativa, specificando che sarebbe stata pubblicata assieme alla raccolta per una presentazione corposa e coerente della stessa.
    L’intervento critico a cui fai riferimento verrà riservato all’opera finalista ed inserito all’interno del volume cartaceo. Ciò non significa il completo abbandono delle altre due opere risultate finaliste successivamente al vaglio della redazione di Poesia 2.0: si dedicherà tempo anche a loro non appena tutto sarà ben definito, possibilmente a partire dalla prossima settimana.
    Ad ogni modo, se tutto è risultato poco chiaro ti chiedo scusa personalmente, assumendo la piena responsabilità dell’errore nella stesura delle modalità di partecipazione.
    A presto
    L.

    (@ Torero: la grandezza della “democrazia” sta nel lasciare a tutti la libertà di esprimere le proprie opinioni senza l’obbligo di doverle necessariamente stare ad ascoltare. Non credo tu sia nel luogo adatto: qui ci occupiamo di poesia criticamente, oppure ce ne stiamo zitti.)

  • A dire il vero sono rimasta sorpresa di vedere pubblicata la presentazione dell’autore nel pdf su issuu, non avevo capito che essa avrebbe fatto parte dell’opera, anzi addirittura ero convinta che il saggio alle opere selezionate sarebbe stato affidato a un’altra figura (presumibilmente un critico) diversa dall’autore.
    Con l’occasione mi complimento con Micaletto per la sua ottima presentazione-saggio.

  • Micaletto…Una vittoria senza talento..ma del resto va così…e questi sono i futuri poeti italiani??? Cose senza senso…andiamo sempre peggio!!!!Ma impara a scrivere!

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