Tutti gli autori di “Opera Prima”: Alessandro De Francesco

 

[Di seguito, presentiamo la testimonianza ed alcune poesie di Alessandro De Francesco, un altro autore della collana Opera PrimaRicordiamo a tutti i poeti inediti che vogliano partecipare alle selezioni di “Opera Prima che è possibile inviare i materiali seguendo queste indicazioni.]

 

Sulla mia esperienza in Opera Prima

di Alessandro De Francesco

 

La collana “Opera Prima” ha rappresentato per me l’entrata nel mondo della poesia nel senso di un  ritorno allo spazio verbale che può esprimersi all’interno di una successione di pagine.

Correva l’anno 2006 quando Flavio Ermini mi propose, dopo aver letto alcuni miei testi inviati al Premio Lorenzo Montano, di pubblicare un’intera raccolta. Fino a quel momento, a parte alcune uscite in rivista, il mio lavoro di poeta si era soprattutto espresso, come in parte ancora oggi, attraverso installazioni e performances che riunisco sotto il termine di “ambienti di lettura”.

La proposta di Flavio suscitò la scrittura di alcuni nuovi testi e l’organizzazione di tre sezioni strettamente interconnesse. A gennaio 2007 il dattiloscritto de Lo spostamento degli oggetti era pronto. Restava da scegliere l’autore della riflessione critica. Avendo da subito tentato di orientare il mio lavoro su scala internazionale, Flavio e io ritenemmo coerente pensare a un autore straniero esperto di poesia italiana, ed essendo io stesso vicino all’entourage di Michel Deguy, fu fatto subito il nome di Martin Rueff, co-redattore, con lo stesso Deguy, della rivista francese Po&sie. Martin accettò subito con entusiasmo quando gli proponemmo di mandare tre o quattro pagine di riflessione sul mio libro per maggio 2007, ma invece di rispettare queste consegne, Martin, imprevedibilmente, si rifece vivo a fine 2007 con uno splendido saggio di più di dieci pagine. Nel frattempo lo stesso Flavio Ermini aveva scritto una bellissima prefazione (la definizione della mia poesia come l’“arco di un cerchio immenso” resta a mio avviso una delle più acute), e cosí Lo spostamento degli oggetti uscí, incorniciato da questi due intensi contributi, a fine 2007, con la data 2008. Si parva licet, stessa storia della Traumdeutung freudiana, uscita nel 1899 con la data 1900. Ma direi che parva non licet, in questo caso! Flavio accolse con entusiasmo la mia proposta di una copertina nera, la cui bellezza è sottolineata dall’identità di carattere, tipica di “Opera Prima”, tra il nome dell’autore e il titolo del libro, come ebbe a notare Claude Royet-Journoud. Il nero è giustificato dall’opera visiva che, come in ogni volume di “Opera Prima”, accompagna il testo: si tratta, ne Lo spostamento degli oggetti, di uno spazio digitale immaginato dall’architetto Antonio Pisanò per un mio progetto di installazione-performance che si svolge interamente al buio.

Come per ogni grande editore, per Flavio Ermini la fine del lavoro su un libro non coincide con la pubblicazione: l’opera di diffusione intrapresa dalla collana è a dir poco prodigiosa. Non solo all’autore, per contratto, vengono consegnate 200 copie, ma soprattutto la stessa Casa editrice concorda con l’autore una lista di oltre 250 illustri indirizzi, italiani e internazionali, a cui il libro è spedito direttamente. Grazie a questo dispositivo, la fortuna de Lo spostamento degli oggetti è stata superiore a quella di tanti libri distribuiti in libreria. Un esempio per tutti: uno dei maggiori filosofi francesi viventi, Alain Badiou, riceve a casa sua il mio libro, speditogli direttamente da Cierre Grafica. Lo trova degno di nota e lo passa alla sua compagna, Judith Balso, professoressa di poesia all’European Graduate School (EGS). Senza assolutamente conoscermi di persona, cosa che fa loro onore, Badiou e Balso decidono spontaneamente di invitarmi come visiting poet all’EGS, l’anno dopo Jacques Roubaud. È l’occasione per parlare a lungo con gli studenti de Lo spostamento degli oggetti e del mio progetto, allora in corso (si parla sempre del 2008), di Ridefinizione, uscito quest’anno presso La Camera Verde. Ed è anche l’occasione, quella dell’EGS, per una lunga lettura-conferenza su tutto il mio lavoro, durata una serata intera e testimoniata da una ripresa video che è  stata pubblicata su youtube dal canale dell’EGS (cfr. http://www.youtube.com/watch?v=i8krYI0J33A e seguenti).

Sulla falsariga del mio lavoro per la rivista “Anterem”, Flavio Ermini, poco dopo la pubblicazione de Lo spostamento degli oggetti, mi propose di collaborare a “Opera Prima” come curatore e traduttore di autori stranieri, dato che fino a quel momento la collana si era esclusivamente concentrata su autori italiani. Da tale proposta sono nate due pubblicazioni: Stavano attaccati come lingue della poetessa e drammaturga tedesca Claudia Gabler e Direzioni dispari della scrittrice e teorica franco-americana Noura Wedell.

Conoscevo Claudia Gabler da una residenza di artisti in Germania che avevamo entrambi frequentato. All’epoca Claudia, che era già piuttosto conosciuta come drammaturga, non aveva mai pubblicato un libro, neanche in Germania, il che era ed è una prerogativa essenziale per essere accettati in “Opera Prima”. Stavano attaccati come lingue è una serie compatta di poesie che si situano a metà strada tra l’influenza palese di John Ashbery e la pratica costante di una sintesi ellittica molto personale, dietro la cui apparente ironia a-logica si situa un profondo senso di desolazione e di perdita. Il libro, che ho tradotto dal tedesco in collaborazione con la poetessa e traduttrice Angela Sanmann, è stato magnificamente chiosato dalla postfazione di Tiziano Salari.

Ho a lungo collaborato con Noura Wedell in quanto siamo stati entrambi membri del “fu” Centre d’études poétiques di Lione e facciamo ancora

  oggi parte del comitato di redazione della rivista francese “Nioques”. Sia il Centre d’études poétiques che “Nioques” sono delle “creature” di Jean-Marie Gleize, che consideriamo, sia Noura che io, come uno dei nostri maestri. La scrittura di Noura spazia tra poesia, teoria, arte concettuale, narrazione e performance, senza soluzione di continuità. Noura fa parte di quella nuova generazione di artisti e scrittori americani che puntano su un rinnovamento dei linguaggi espressivi a partire dalle avanguardie newyorchesi degli anni ’70, ma con una peculiarità: Noura è bilingue e bi-nazionale e la sua opera crea una mirabile sintesi tra l’eredità modernista americana e alcune recenti esperienze della poesia francese attuale. Direzioni dispari è uno straordinario libro-performance di prose poetiche ispirate dalla città di New York: l’io narrante vaga nella città con una bussola in mano mischiando il racconto di ciò che vede a considerazioni poetico-teoriche di natura molteplice. Di Direzioni dispari sono mie sia la traduzione che la postfazione.

Concludo questa mia testimonianza con una considerazione: se dovessi tradurre l’espressione “Opera Prima” in francese, sarei indeciso, per il termine “opera”, tra ouvrage e œuvre, distinzione che – come ricordava sempre un altro dei miei maestri, Francesco Orlando – non ha un corrispettivo in italiano. Ouvrage indica un’opera singola all’interno dell’œuvre, ovvero dell’opus come insieme di opere di un autore. Se “Opera Prima” si riferisce innanzitutto all’ouvrage, alla prima opera di un non-ancora-autore, questa collana pone in realtà le basi e incoraggia i suoi futuri autori più accorti a proseguire, da lí in poi, passo dopo passo, nella scrittura, fino alla costituzione di un’Opera nel senso più ampio possibile: quello dell’esperienza poetica di tutta una vita.

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