Parola ai Poeti: Mariangela Guatteri

Qual è lo “stato di salute” della poesia in Italia? E quello dei poeti?

Uno stato interrotto. Non c’è tempo, non c’è un guardare. Ci si frantuma. Per me è un problema di resistenza. In rete c’è una certa ricchezza e anche generosità, tra le parentesi di colore. C’è un flusso che va come per conto suo. Ci si può dislocare, a tratti. Ma non c’è tempo. C’è distrazione.
Ma la domanda è anche vasta, anche vaga. Lato sensu, allora, è forse bene resistere e fare.
Per il resto ci sono i numeri delle fiere. E le classifiche che, della poesia, non dicono.
Nonostante questo mi pare che la poesia non si è ancora ammalata.

Quando hai pubblicato il tuo primo libro e come hai capito che era il momento giusto? Come hai scelto con chi pubblicare? Cosa ti aspettavi? Cosa ti ha entusiasmato e cosa ti ha deluso?

Nel 2005 pubblicai Carbon copy [Cc] con Il Foglio (Gordiano Lupi. Ho grande stima di lui. Generoso e tenace). Furonoe varie le cicostanze e le coincidenze che mi fecero incontrare la casa editrice di Piombino. Non fu una scelta diretta. Mi affidai agli eventi.
Quel momento fu giusto con me. Da lì in poi mi sono state restituite delle cose. Non me le aspettavo. Gian Maria Annovi scrisse una bella prefazione al libro. Mi entusiasmò e anche il resto. Non ho ricordo di delusioni.

Se tu fossi un editore cosa manterresti e cosa cambieresti dell’editoria poetica italiana? Cosa si aspettano i poeti dagli editori?

C’è un problema di alfabetizzazione e poi di necessità che riguarda la poesia (e non solo). È un versante sul quale si deve lavorare. Gli editori potrebbero avere un ruolo importante in questo ma sono anche imprenditori. Il ruolo di agitatori della cultura e quello imprenditoriale non sono però in competizione (non dovrebbero). Ci vuole molta passione. E dedizione; anche un agire corretto.
Inventerei una Killer app: la sola ragione sufficiente per leggere e  acquistare poesia. Credo che anche questo stia a cuore ai poeti. Più in dettaglio non saprei.

La poesia di domani troverà sempre maggiore respiro nel web o starà in fondo all’ultimo scaffale delle grandi librerie dei centri commerciali? Qual è il maggior vantaggio di internet? E il peggior rischio?

Spesso le previsioni sono fortemente influenzate dai desideri. Il Web è un’interfaccia user friendly dell’accesso all’Internet, che è complessa e mutevole. È un buon non-luogo per la poesia, indipendentemente dal fatto che abbia più o meno la possibilità di farsi avvistare. In rete la poesia e il dibattito culturale hanno loro postazioni, anche forti, anche di buon profilo e ci sono delle osmosi, delle insorgenze. I rischi sono quelli del mezzo e delle urgenze.

Pensi che attorno alla poesia – e all’arte in genere – si possa costruire una comunità critica, una rete sempre più competente e attenta, in grado di giudicare di volta in volta il valore di un prodotto culturale? Quale dovrebbe essere il ruolo della critica e dei critici rispetto alla poesia ed alla comunità alla quale essa si rivolge?

Faccio mia, come risposta, la mission del “Creative Capital | Warhol Foundation Arts Writers Grant” (http://artswriters.org/). In sostanza si incoraggia concretamente chi scrive di arte contemporanea (con un significato molto ampio che va dall’architettura alla performance, al suono…) A quanto si legge sul sito, si tratta di un supporto a quella critica che: abbia il coraggio di offrire altri sguardi, diverse possibilità di pensiero e di fare arte; si rapporti in modo creativo con i limiti delle convenzioni evitando di proporre il valore della novità in quanto tale; sia capace di affrontare la complessità delle idee e di renderne accessibili il significato e il valore; sia consapevole dell’importanza e anche della difficoltà di collocare gli oggetti estetici nei loro contesti sociali e politici più ampi.

Il canone è un limite di cui bisognerebbe fare a meno o uno strumento indispensabile? Pensi che nell’attraversamento della tradizione debba prevalere il rispetto delle regole o il loro provocatorio scardinamento?

Non si dovrebbe fare a meno dei limiti: sono soggetti alle infiltrazioni.
Le regole possono avere buone ragioni; se servono si usano, se si diventa pedanti non è interessante.

In un paese come il nostro che ruolo dovrebbe avere un Ministro della Cultura? Quali sono, a tuo avviso, i modi che andrebbero adottati per promuovere la buona Letteratura e, in particolare, la buona poesia?

Il Ministro della Cultura dovrebbe avere – in ogni paese – un ruolo fondamentale e strategico. Sarebbe un paese diverso, forse un altro mondo. Per la poesia (e per l’arte…) servono attenzione e tempo e sguardi non superficiali sui contesti in cui si muove e si organizza il pensiero (e il non-pensiero). Se non si dà valore, anche concretamente, a queste cose, la poesia non può emergere perché, a quanto pare, non serve. Peccato. La poesia potrebbe essere una strategia dell’esserci o del non-esserci.

Quali sono i fattori che più influiscono – positivamente e negativamente – sull’educazione poetica di una nazione? Dove credi che vi sia più bisogno di agire per una maggiore e migliore diffusione della cultura poetica? Chi dovrebbe farlo e come?

Uno dei fattori principali è senz’altro l’istituzione scolastica. Ma anche la televisione, la radio, l’editoria (e la critica); tutto ciò che può avere ampi raggi di intervento (nel bene e nel male). Sarebbe necessario invertire la polarità dei segnali e sollecitare il pensiero critico, l’ironia e la passione per la conoscenza. L’agire ha il suo luogo primo nella scuola. In passato ho fatto l’insegnante; è un ruolo difficile, soprattutto se il contesto socio-culturale in cui si opera (e quello globalizzato) corre in senso contrario, diluisce o smorza sensibilità e tensioni, tende a omologare i desideri, le necessità.

Il poeta è un cittadino o un apolide? Quali responsabilità ha verso il suo pubblico? Quali comportamenti potrebbero essere importanti?

In generale penso: entrambe le cose; poi ci sono poeti legati a un contensto particolare e altri che transitano. Per quel che mi riguarda tento di stare sui non-luoghi dei confini. Credo, a proposito delle resposabilità, che i poeti debbano averla principalmente verso se stessi/il loro lavoro di autori. Poi, quando si mette nel mondo la propria opera (la si pubblica), si fa un’operazione di abbandono. Chiederei piuttosto responsabilità al pubblico, più che al poeta che si è già fatto carico del proprio ricercare e dell’esposizione (spesso in modo gratuito) dell’opera. I comportamenti importanti sono quelli in cui avviene uno scambio (quindi non sono unilaterali): disponibilità al confronto, generosità nella condivisione di informazioni, opportunità… e in generale tutte le azioni sovversive necessarie al linguaggio (ai linguaggi) – che è un virus (e viene subito in mente Laurie Anderson) –, per dislocare gli sguardi, i desideri, le ossessioni.

Credi più nel valore dell’ispirazione o nella disciplina? Come aspetti che si accenda una scintilla e come la tieni accesa?

Cerco di essere molto disciplinata. L’ispirazione magari esiste ma per me si tratta principalmente di un porsi in uno stato di altissima concentrazione e contemporaneamente di diluzione. È uno stato di assedio (un’ossessione, uno stress irrinuncabile). Più che di accendere scintille tento di spegnere le sollecitazioni che arrivano da ogni parte. Ho solo bisogno di tempo.

Scrivi per comunicare un’emozione o un’idea? La poesia ha un messaggio, qualcosa da chiedere o qualcosa da dire?

Porto avanti la mia ricerca – arte/scrittura – attraverso la quale seziono e indago; lavoro anche sui frammenti, le dislocazioni e le disarticolazioni dei segni e dei segnali. Tento di fornire degli indizi. L’arte e la poesia sono topografie, tracciamenti, e fanno un lavoro da infiltrati, si installano da qualche parte. Chi fruisce, decodifica (se vuole può usare varie chiavi), o meglio: potrebbe de/ri/costruire pezzi di mondo, di esistenza, di linguaggio.

Cosa pensano della poesia le persone che ami?

Pensano che sia importante. Ne parliamo, a volte la leggiamo insieme, ognuno trova cose che gli appartengono o non gli appartengono affatto ma nessuno ne prende distanza. Questa è una buona cosa.

Sei costretto a dividere il tempo che più volentieri dedicheresti alla poesia con un lavoro che con la poesia ha davvero poco a che fare? Trovi una contraddizione in chi ha la fortuna di scrivere per mestiere? Come vivi la tua condizione?

Sono costretta a dividermi. A volte fa male. Spesso sono molto stanca. Il lavoro che faccio per vivere mi innervosisce. Questa condizione è anche il risultato di una serie di scelte che ho fatto (alcune anche per stupida testardaggine e superficialità). Mi sforzo di tenere su la testa.
Il fatto di avere un riconoscmento economico per ciò che si scrive è anche un modo per essere socialmente riconosciuti. Penso, rispetto a questo, che le contraddizioni (se ci sono) dipendano da quello che si è disposti a barattare.

Cosa speri per il tuo futuro? E per quello della poesia? Cosa manca e cosa serve alla poesia ed ai poeti oggi?

Di avere una vita meno impropria. Cercherò di mantenere la spinta che mi muove.
Che la poesia resista.
Attenzione, principalmente.


Mariangela Guàtteri è nata a Reggio Emilia nel 1963. Vive a Montericco – Albinea, sulle colline reggiane.
Dagli anni 80 transita tra arte visiva e scrittura, soprattutto: installazioni, video, fotografia, oggetti digitali, poesia e prosa, sia per attitudine al nomadismo mentale che per volontà esplorativa: tra le crepe dei linguaggi e le potenzialità inespresse delle tecnologie: utilizza quelle povere, minimali, i loro limiti e le basse definizioni perché crede: non l’artificio ma i confini hanno importanza. L’azione estetica sta nel loro avvistamento e nell’instaurazione di un rapporto problematico e ambivalente coi bordi.
Ha praticato diversi mestieri – per soldi e alcuni per passione – (magari un elenco ci dirà maggiormenteA), avvistando a un certo punto nell’architettura dell’informazione un bordo (una tensione) tra il rigore necessario per la comunicazione perfetta e l’ambiguità e la vaghezza delle mappature mentali che disturbano la semiosi.
Inizia a esporre e installare il suo lavoro artistico nel 1984 (musei e gallerie di varie città italiane ed estere). Nel 1994 lavora con Giovanni Nicolini a CKCKC Project – Virtual space without Styles and Categories, coinvolgendo diversi artisti, alcuni dei quali appartenenti a Fluxus.
Nel 2005 pubblica la sua prima raccolta poetica, Carbon copy [Cc] e lavora in seguito con musicisti/sound designer per lavori sperimentali su alcuni suoi testi. Ora ricerca e ricicla tra il minimo dei segnali. Disloca.

pubblicazioni Carbon copy [Cc] (edizioni Il Foglio, 2005) con una prefazione di Gian Maria Annovi; EN (d’if, 2009). È presente nelle antologie Calpestare l’oblio  (Ancona, Collana Argo – Cattedrale, 2010), Registro di poesia #1 e #2 (Napoli, Edizioni d’if, 2008 e 2009) e in altre edite, tra il 2006 e il 2008, da Giulio Perrone Editore e LietoColle. Ulteriori cose di poesia/prosa sono in rete.
In rivista (VERSODOVE n. 15) ha recentemente pubblicato alcuni testi tratti dall’inedito Quinta di cave e risorti.
Le cosa più recente pubblicata in rete è [trauma (e) trittico]su slowforward Hostse anchequalcosa tratto da metodi del ricupero in lettere grosse 03
Alcuni video (opere e documentazione di reading e performance) sono pubblicati su youtube (canale merrimoco).
Ultimi video realizzati:  20101107#27 – 0:59:09 e 201012010#29 – 0:59:09 (saranno parte di una serie), visibili su youtube.
Il video Trilogia è stato finalista al Premio Bazzano Poesia 2010 (sez. videopoesia); è visibile sul sito cartabianca.name e su youtube.

A. elenco dei mestieri:

factotum di un teatro
insegnante in una scuola per parruccheri
insegnante della scuola pubblica
gallerista (arte contemporanea)
grafico pubblicitario/copywriter
consulente: polo universitario
imprenditore [infoTech] libero professionista [infoArch] ora ha a che fare con gli ambulatori (dà le carte per le medicine)

Pubblicazioni

/Libri EN (Napoli, Edizioni d’if, 2009) Carbon copy [Cc], prefazione di Gian Maria Annovi (Piombino, Edizioni Il Foglio, 2005) /Antologie Calpestare l’oblio (edizione cartacea), Cento poeti italiani contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana a cura di Davide Nota e Fabio Orecchini. Illustrazioni e grafica a cura di Nicola Alessandrini e Valeria Colonnella. Con una introduzione di Valerio Cuccaroni e un intervento di Luigi-Alberto Sanchi. (Ancona, Collana Argo – Cattedrale, 2010); in eBook: vers. #1, 2009 e

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