La Poesia di Patrizia Cavalli – un commento di Massimo Baldacci

Dalla raccolta Sempre aperto teatro (Einaudi 1999) è tratto questo testo:

“Grave e determinata ogni mattino/dopo le mie notturne rovinose/con cupo zelo ripasso la lezione,/quella della sorte e del destino./Ma perché non imparo? E’ tutto così chiaro!/M’hanno offerto anche ieri un’occasione.// Ma queste due entità però com’è/che hanno sempre qualcosa da insegnare,/e perché a me? Questa affannosa solerzia/pedagogica, questa smodata dedizione,/a me? Beh, non ci credo, e fosse pure vero,/che mi lascino in pace,/non sono fatta per andare a scuola./Era che non volevo essere sola”.  

Spesso la poesia della Cavalli assume anche un tono riflessivo, come in questo testo, tratto da L’io singolare proprio mio (Einaudi 1992), che è in assoluto la sua poesia che preferisco:

”Era alla luce terribilmente sabato,/quel sole infimo che annunzia svogliatezze/mentre nella piazza fino a dentro le mie finestre/chiuse si muoveva il mercato prolungato./L’ultima offerta e poi si chiude. Poi la festa/untuosa e il silenzio. Già si smontavano/i banchetti con la ferocia trasandata/della fine. Forse era possibile/una corsa per prendere qualcosa, forse/restava qualche cassetta ancora non riposta./Ma non mi decidevo a quella corsa./Quando scendevo era ormai tardi/tra i mucchi di foglie di carciofi/ e i pomodori sfatti dove una vecchietta china/correva rapace alla riscossa di mezze mele/di peperoni buoni per tre quarti./Ma io non cercavo frutta marcia o fresca,/io volevo soltanto la certezza/della settimana che finisce,/dell’occasione persa”.

L’ultima raccolta accentua soprattutto i toni riflessivi, e l’esempio più significativo è un poemetto lungo (126 versi), Aria pubblica, una protesta ironica, leggera ma amara, contro la privatizzazione degli spazi della città:

“I delegati a conservare il bene/di tutti, cittadini e forestieri, fuggono il vuoto come la peste nera,/per loro il vuoto è vuoto di potere./Non c’è piazzetta o slargo o marciapiede/ strada o rientranza che, sequestrata,/ non si trasformi in gabbia. Da riempire./Che cosa la riempie non importa:/chiasso puzze concerti promozioni/ i cinquemila culturali eventi/ fiere-mercato libri chioschi incensi/ corpi seduti o in piedi nella mischia,/purché sia tutto pieno, dura festa”.

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